Daniele Pelliccioni: «La DS3 R3 è il segreto del successo del trofeo Citroen»

Daniele Pelliccioni: «La DS3 R3 è il segreto del successo del trofeo Citroen»
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Daniele Pelliccioni è il coordinatore del Citroen Racing Trophy, un progetto di Citroen Racing e Citroen Italia gestito dalla Procar. Uno sguardo competente sull’intero panorama
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
24 ottobre 2013

Quale il tuo ruolo esattamente, per favore?
«Il mio ruolo è, sostanzialmente, quello di coordinare e gestire il Trofeo per conto di Citroen. Mi occupo quindi di tutti gli aspetti sportivi e logistici del Trofeo e dei Trofeisti, cmpresa la gestione tecnica sui campi di gara con l’Ingegnere di Citroen Racing e i due meccanici e tecnici Procar».

 

Sicuramente un trofeo tra i più fortunati e popolari. Quali i motivi?
«Sì. Penso che i motivi del successo di questo Trofeo siano riferibili soprattutto alla vettura. La DS3 R3 è una macchina di nuova generazione, 1600 turbo, ha degli accorgimenti tecnici, come il cambio paddle shift, controllato elettronicamente al volante, che la rendono molto simile ad una WRC. Al di là delle prestazioni ovviamente, ha un bel appeal e ai ragazzi piace. Ed è una machina che permette anche di ottenere dei risultati in assoluto molto validi, com’è successo per esempio con il secondo e terzo posto assoluto al Rally Friuli Venezia Giulia. Al di là delle 2 ruote motrici, è una macchina che sviluppa in ogni caso delle ottime performance. Per i trofeisti ovviamente una parte importante è il montepremi, in denaro, che dispensiamo e che consente loro di gestire la stagione».

daniele pelliccioni citroen
Daniele Pelliccioni è il Rally Team Coordinator del Citroen Racing Trophy

 

Come è costruito il montepremi?
«Abbiamo un montepremi gara, distribuito ai primi sei classificati a partire da circa 5.000 euro al primo, e a scalare. In più c’è un premio finale di 30.000 euro per il vincitore, da utilizzare in un programma di almeno due gare del WRC3 dell’anno successivo, naturalmente con una Citroen. Diciamo che un Pilota bravo può ragionevolmente costruirsi, al termine della stagione, un budget di circa 50.000 euro, che comincia ad essere interessante».

 

Il fatto che la macchina abbia questo appeal che la fa sembrare ”vera”, porta anche dei Piloti di prestigio?
«Beh, Simone Campedelli ha scelto quest’anno di tornare a correre nel Trofeo, un po’ per dare continuità alla sua carriera e un po’ per rimanere legato al marchio. Direi che alla fine si è rivelata per lui una stagione un po’ sfortunata. Devo anche dire che negli anni scorsi abbiamo avuto dei vincitori del trofeo, Vescovi, Crugnola, che si sono rivelati Piloti di assoluto valore. Quest’anno la lotta era circoscritta a Re, Nucita e Vittalini, e al di là di come è andato a finire il Trofeo, con la vittoria di Re, Nucita comunque ha ottenuto il Titolo Produzione dell’Italiano e dei Piloti indipendenti, che vuol dire “privati”. In ogni caso il livello qualitativo si è rivelato sempre piuttosto alto».

 

La DS3 R3 è una macchina di nuova generazione, 1600 turbo, ha degli accorgimenti tecnici, come il cambio paddle shift, controllato elettronicamente al volante, che la rendono molto simile ad una WRC

Il Trofeo Citroen Ds3 è un progetto di promozione del Marchio e della vettura. Alla fine di una stagione in pieno periodo che possiamo definire di crisi, che riscontri avete avuto?
«Abbiamo dei riscontri interessanti, perché anche i concessionari sono coinvolti e interessati, proprio perché promuovere la vettura in quest’ ambito li aiuta poi anche su altri livelli, più commerciali. La nostra comunicazione è stata molto curata, e quindi possiamo ritenere che il “prodotto” sportivo è un buon supporto anche per le vendite. Direi che il risultato è positivo, e il fatto che si continui a proporre il nostro Trofeo da tre anni, e che comunque stiamo lavorando per riproporlo anche l’anno prossimo, è un indice di positività del balance tra investimento e ritorno. In Italia, per esempio, abbiamo avuto un ritorno, del Trofeo e dei Piloti internazionali impegnati in Italia, addirittura superiore a quello del WRC, con un’ottima immagine. Anche i successi di Loeb contano, certo, ma in Italia possiamo dire che conta molto anche il lavoro che facciamo noi».

citroen ds3 r3 rally
La Citroen DS3 R3 in azione

 

Cosa c’è stato di molto buono, in questa stagione, e cosa magari non è stato all’altezza delle aspettative?
«Di molto buono c’è che per il terzo anno consecutivo portiamo a casa dei Titoli italiani. In questo periodo eravamo implicati in un massimo di sei Titoli, e ne abbiamo vinti cinque, quindi direi che il risultato è molto buono. Di meno buono c’è che quest’anno abbiamo avuto una leggera flessione nel numero degli iscritti. Devo dire che tutti i Trofei hanno avuto la stessa flessione. Alla fine risultiamo però il trofeo con il numero di iscritti più alto, e a Sanremo avevamo le nostre macchine più due iscritte fuori dal Trofeo. Direi che abbiamo la macchina più presente nel Campionato Italiano fra le due ruote motrici. Non ostante la flessione di quest’anno, che avevamo in parte previsto essendo passati a un torneo più importante, tutto sommato i numeri ci danno ancora ragione».

 

E che piano per promuovere il Trofeo dell’anno prossimo?
«Stiamo studiando, e il nostro obiettivo è di riproporlo in una formula non dissimile a quella di quest’anno. Certamente dovrebbe essere ancora nel Campionato Italiano».

In questo periodo eravamo implicati in un massimo di sei Titoli, e ne abbiamo vinti cinque, quindi direi che il risultato è molto buono

 

Trofei & trofei. Avevate un progetto molto ambizioso e interessante…
«Parliamo della R1. Stranamente, ma siamo arrivati alla conclusione che si tratta di un’anomalia tutta italiana. In realtà il trofeo è stato lanciato anche in Francia e Germania, e in questi Paesi ha avuto un buon successo, con più di dieci macchine per Paese. In Italia questo progetto non ha funzionato. Abbiamo cercato di analizzare la situazione e, sì, probabilmente anche noi abbiamo commesso qualche piccolo errore. Evidentemente la formula del pacchetto tuto compreso non è stata tropo gradita ai Piloti, e diciamo anche ai preparatori e ai team. Rimane un po’ un mistero. La macchina è performante e “carina”, ma è evidente che è una R1, una vettura da 125 cavalli, non è una WRC, certamente, e neanche una R3, quindi è chiaro che bisogna affrontare la problematica con un approccio totalmente diverso. L’impressione è che le macchine così poco potenti non abbiano, da noi, un grande appeal. È strano, perché in Germania, per esempio, anche la Opel ha lanciato un progetto simile e ha messo insieme 20 trofeisti. In quel Paese ci sono dunque 30 Piloti che hanno scelto di correre con una macchina da 125 cavalli. È anche una questione di mentalità, quindi. Forse da noi è più difficile convincere i Piloti a scegliere il volante invece del motore, e che ha un senso incominciare a correre con una macchina piccola. Lo scopo deve essere quello di portare un numero maggiore di Piloti verso la specialità. Poi è chiaro che a tutti piacerebbe correre subito con una WRC, ma bisogna capire che è giusto arrivarci attraverso un processo graduale. I nostri, evidentemente, sono più propensi a “bruciare le tappe”. È un peccato, perché credo che potesse essere un progetto molto interessante sotto molti punti di vista, e non dimentichiamo che era previsto un premio di assoluto rilievo, visto che l’eventuale vincitore avrebbe avuto diritto ad una stagione con la R3T, quindi un premio di gran lunga superiore all’investimento».

 

Il Trofeo è risultato ben frequentato, al di là della flessione della crisi. Paradossalmente più dello stesso Campionato Italiano, che pochi Piloti hanno affrontato nel suo insieme, mentre molti hanno dovuto vivere per così dire alla giornata, decidendo di volta in funzione del budget. Come vedi questa situazione?
«Credo che i Trofei restino un‘”arma” che, se ben usata, può dare un grande apporto alla serie dell’Italiano. I Trofei, che possono essere Citroen, ma anche Peugeot o Renault, se ben supportati dalle Case madre possono essere un impulso vitale per la specialità. Chiaro che le Case impegnate con un Pilota ufficiale danno un aiuto molto forte al Campionato, ma è chiaro che tutt’ora i trofei sono la linfa, e che offrono ai Piloti con delle ambizioni l’opportunità concreta di mettersi in mostra in una vetrina importante pur con dei budget limitati. Citroen ha organizzato un Trofeo anche nel Mondiale, e alla fine ha fatto dei numeri interessanti. I Trofei servono molto per tenere in movimento tutta la ruota, e in tal senso credo che conservino un ruolo determinante».

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