Paolo Andreucci: «Il Rally del Friuli sarà dei piloti capaci di sfruttare al meglio le gomme»

Paolo Andreucci: «Il Rally del Friuli sarà dei piloti capaci di sfruttare al meglio le gomme»
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Il Rally del Friuli nell’ormai consueta preview di Paolo Andreucci, avvalorata dall’autorevolezza, incomparabile nel caso specifico, di Anna Andreussi | <i>P. Batini</i>
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30 agosto 2013

Sesta prova del Campionato, il teatro “viaggiante” del CIR si sposta in Friuli per dar vita alla 49ma edizione dell’omonimo Rally. “Cicerone” dell’evento, come sempre d’eccezione, è Paolo Andreucci, che si sofferma immediatamente sul lato “sentimentale” della partecipazione dell’equipaggio ufficiale Peugeot Motorsport Italia.

«Il Rally del Friuli è una gara che Anna ed io sentiamo molto. È la gara di casa di Anna, che è nata e cresciuta non lontana dal teatro delle sue Prove Speciali, ha vissuto la parabola della sua passione prima a bordo pista e quindi nell’abitacolo delle vetture da Rally e che proprio qui ha esordito come navigatrice. Per traslazione naturale è anche la mia gara… di adozione. Naturale, dunque, che ci sentiamo legati all’evento organizzato dalla Scuderia Friuli ACU. Quest’anno in modo particolare, perché la 49ma edizione fa il pieno di iscritti e registra un record che, nella prospettiva attuale, potrebbe essere quello stagionale. Conoscendo la forza organizzativa di Giorgio Croce e del suo staff, sarà ancora una volta un Rally di qualità, e la dimostrazione che quando ci si da da fare la risposta è anche nei grandi numeri che la qualità sa generare».


La testa subito nella gara?
«Non subito, prima abbiamo svolto una specie di cerimoniale della fine del primo ciclo di sviluppo della 208 R2. Si è trattato di un incontro dedicato ai Piloti privati con una serie di test ai quali abbiamo sottoposto la vettura che abbiamo sviluppato in Italia. Per sottolineare il lavoro fatto sul banco di prova di una vettura dedicata alla clientela sportiva, ho accompagnato i trofeisti, e spiegato loro in che modo siamo arrivati alla definizione di una vettura che possiamo considerare perfettamente a punto sull’asfalto e, dopo San Marino, anche sulla terra».

Il Rally del Friuli è una gara che Anna ed io sentiamo molto. È la gara di casa di Anna, che è nata e cresciuta non lontana dal teatro delle sue Prove Speciali, ha vissuto la parabola della sua passione prima a bordo pista e quindi nell’abitacolo delle vetture da Rally e che proprio qui ha esordito come navigatrice


Parlando del Rally vero e proprio?

«Volendo sintetizzare il “carattere” del Friuli, direi che è un Rally molto bello e una prova molto guidata, un po’ come il 1000 Miglia e il Ciocco. Le medie di percorrenza si abbassano e, una curva “dentro” l’altra su un asfalto particolarmente abrasivo e “aggressivo”, diventa basilare gestire correttamente non solo la guida e la tattica di gara, ma anche e soprattutto l’impiego dei pneumatici. Con i regolamenti attuali, è chiaro che il Rally premierà quei Piloti in grado di gestire al meglio il “pacchetto” delle gomme.
Dal punto di vista della classifica finale, è anche molto probabile che le prove della seconda e ultima giornata di gara, sabato, possano essere determinanti ai fini del risultato, molto più di quelle del venerdì. Una variabile delicata, infine, è certamente il meteo, tutt’altro che garantito in questo periodo dell’anno».

Suppongo che le vittorie del 2006 e 2010 siano gli aneddoti più piacevoli della vostra storia di partecipazione al Friuli. Ce n’è anche qualcuno meno gradevole?
«Gli aneddoti sono sempre simpatici, per definizione e indipendentemente dalla sorgente di eventi che li ha ispirati. Comunque, ci sono due circostanze della nostra carriera che si legano in modo particolare al clima del Friuli. Nel 2011, per esempio, è stato l’unico Rally che… non abbiamo vinto, e che ci ha impedito un en plein che sembrava lì a portata di mano. È il caso di dire che in quella circostanza non fummo davvero profeti in Patria. Il secondo aneddoto è di carattere più generale, e parla di quel protocollo di comunicazione delle note del road book che Anna e io abbiamo sviluppato in modo particolare e molto personale. All’inizio in macchina la “lingua ufficiale” era il toscano, ma man mano che la nostra esperienza comune si è accresciuta il “linguaggio di bordo” è cambiato, diventando un misto di toscano e friulano che si adatta molto bene alla ricerca del termine più “sonoro” e meglio udibile nell’abitacolo».


E, prima del Friuli, una visita in Germania per il Rally WRC…
«Abbiamo seguito il Rally Germania con la massima attenzione e da più punti di vista. Anna era in Germania in veste di Giornalista di Canale Italia, ed entrambi abbiamo partecipato alla “spedizione” Pirelli, che come saprete rientrerà nel Mondiale WRC. Certamente un Rally duro e difficile, ma molto bello».

Abbiamo seguito il Rally Germania con la massima attenzione e da più punti di vista. Anna era in Germania in veste di Giornalista di Canale Italia, ed entrambi abbiamo partecipato alla “spedizione” Pirelli, che come saprete rientrerà nel Mondiale WRC


I punti fermi espressi dal Mondiale in Germania secondo Paolo Andreucci?
«Alcuni sono in questo momento evidenti, come il fatto che Sebastien Ogier è senza ombra di dubbio il Pilota migliore e che la Volkswagen è la macchina da battere. In Germania ho altresì confermato la mia buona impressione su Thierry Neuville, il rookie della stagione che ha fatto un salto deciso in avanti».


E che dire della sfortuna Volswagen?
«Sinceramente alla sfortuna io ci credo fino a un certo punto. Lasciamo da parte Latvala che è un Pilota molto veloce ma soggetto a commettere errori. Mi ha sorpreso un poco proprio Ogier, che poteva portare a casa un risultato definitivo se solo si fosse concentrato sul finire la gara. Probabilmente ha sentito la gara di casa della Marca, ma è chiaro che se vai così forte, a oltranza, può anche succedere che alla fine tu rimanga con un pugno di mosche. Se avrei voluto dirgli qualcosa in mezzo a quella bolgia di gente? Sì, gli avrei voluto ricordare l’utilità di andare magari un po’ più piano, di prestare la massima attenzione a non commettere errori e di portare a casa il risultato. Ma invece del francese, che adesso dovrà confrontarsi anche con il ritorno di Loeb, si è ricordato della regola aurea lo spagnolo Dani Sordo, che ha vinto con una condotta di gara esemplare».

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