Auto elettriche: la crescita rallenta?

Auto elettriche: la crescita rallenta?
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Dagli incrementi superiori a doppia cifra registrati dal 2012 al 2018, al misero +5% registrato nel 2019 a livello globale: cosa accade alle auto a zero emissioni?
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
8 maggio 2020

Dall’euforia all’incertezza, il tutto in pochi mesi: i dati di vendita globali delle vetture elettriche disegnano un grafico che non lascia dubbi.

Dagli spettacolari incrementi registrati dal 2012 al 2018 - resi ovviamente ancor più pirotecnici dai numeri totali piuttosto contenuti - si è passati al poco brillante +5% del 2019.

Un risultato anzi inatteso e deludente, che ha fatto scattare l’allarme produttori, fornitori ed investitori, che si vedono costretti a rivalutare - anche alla luce della pandemia da Coronavirus - gli obiettivi per il 2020 ed oltre.
 

Come confermato da un’inchiesta compiuta da Automotive World, il 2019 non è stato un anno positivo per la mobilità elettrica: sono state immatricolate circa 2.259.000 auto elettriche, pari appunto ad una crescita del 5% rispetto all'anno precedente.

È vero che a livello globale le vendite di vetture sono in regresso del 4% (passate da 93,7 a 89,6 milioni, ma il dato pare indicare un arresto della domanda di modelli elettrici (BEV e PHEV).

Negli Stati Uniti ed in Cina, dal 2012 le immatricolazioni di veicoli elettrici sono cresciute molto rapidamente, seguite da un periodo di stagnazione e, nel 2019, persino di declino: sono diminuite di circa il 4% in Cina lo scorso anno e per un più importante 9% negli Stati Uniti.

In Europa c’è stato un forte aumento negli ultimi anni, diventando il mercato dalla crescita più rapida nel 2019, con un aumento del 47% delle immatricolazioni: tuttavia, un esame più dettagliato rivela profonde differenze tra i singoli Paesi, disegnando un quadro molto eterogeneo.

Infatti, in Europa la crescita del 2019 è stata trainata da alcuni mercati-locomotiva, come Germania (il più grande mercato europeo), Norvegia (leader nella penetrazione di veicoli elettrici, che arrivano a circa il 56% delle vendite di nuovi veicoli) e i Paesi Bassi, che avevano registrato una crescita annuale di circa il 150%, prima di un rallentamento quando gli incentivi statali sono stati ridotti, come accaduto a fine 2013 e 2015.

Le cinque nazioni chiave

Stati Uniti d'America
Come detto, negli Stati Uniti il numero di veicoli elettrici venduti nel 2019 è diminuito del 9% sul al 2018, passando da 361.000 a poco meno di 330.000 unità.

Non si annunciano novità in termini di incentivi all'acquisto e le infrastrutture di ricarica restano ridotte rispetto alla domanda; inoltre, con la caduta del prezzo del petrolio, viene a mancare un ulteriore punto a favore della mobilità elettrica.

Dalla somma di tali fattori, è facile prevedere che negli USA non ci sarà un'inversione di tendenza nel 2020.

Cina
La riduzione dei contributi pubblici nel 2019 ha avuto un effetto immediato: a giugno, il sussidio si è dimezzato, passando da un massimo di 6.600 euro a soli 3.300 e le nuove registrazioni hanno subito registrato una diminuzione di quasi il 4%.

Sebbene la Cina abbia fatto molto per sviluppare la sua infrastruttura di ricarica elettrica, con quasi 500.000 punti accessibili al pubblico, questo effetto positivo è stato più che compensato dal calo dei finanziamenti.

Sarà molto interessante vedere se la Cina sceglierà di introdurre nuovamente sussidi più elevati per le auto elettriche, o deciderà invece di investire in tecnologie alternative come le celle a combustibile. 

Germania
Nel 2019, l’aumento delle immatricolazioni di veicoli elettrici è stato del 59%, e tale segmento di mercato rappresenta quasi il 3% del totale del mercato, rispetto al 2% nel 2018; sono tre i modelli si sono rivelati i preferiti ai tedeschi: la Renault Zoe (9.400 unità nel 2019), BMW i3 BEV (9.100 unità) e Tesla Model 3 (9.000).

Nel frattempo, ci sono state iniziative per favorire ulteriormente i veicoli elettrici, con finanziamenti statali aumentati da 4.000 a 6.000 euro a novembre 2019, i cui effetti saranno visibili nel 2020 (pandemia permettendo, ovviamente).

Inoltre, al all'inizio del 2020, le auto aziendali con un prezzo inferiore a 40.000 euro godono di una riduzione delle tasse dallo 0,5% allo 0,25%: poiché negli ultimi anni le auto aziendali hanno rappresentato circa i due terzi delle vendite tedesche di veicoli elettrici, è un altro fattore che potrebbe favorire la vetture zero emissioni. 

Norvegia
Il Paese scandinavo è ritenuto leader dell'elettromobilità, e si tratta di una valutazione corretta: nel 2019, il numero di immatricolazioni di auto elettriche ha superato per la prima volta i motori a combustione, arrivando a quasi 80.000 veicoli, ovvero il 56% del totale.

La Norvegia ha un'infrastruttura molto ben sviluppata, con oltre 13.700 punti di ricarica, che quasi eguagliano le circa 14.000 pompe di benzina; a tale dato si aggiunge la generosità dei sussidi statali, che permettono di acquistare un veicolo come la Tesla Model 3 già a partire parte da circa 29.000 euro, oppure una Golf da circa 35.000.

Inoltre, in Norvegia ci sono altri vantaggi per i proprietari di auto elettriche, come pedaggi ridotti sulle strade a pagamento e parcheggi gratuiti. 

Olanda
Nei Paesi Bassi i veicoli elettrici rappresentano il 15% di tutte le vendite e dal 2018 il numero di nuove registrazioni è più che raddoppiato: come per la Norvegia, in Olanda ci sono moltissimi punti di ricarica pubblici, circa 50.000 punti, superando le stazioni di servizio che erogano carburanti tradizionali.

Tuttavia, i benefici fiscali per le auto elettriche saranno gradualmente ridotti dal 2021 e questo potrebbe modificare le dinamiche di vendita.

Scenario 2020 ed oltre: le prospettive globali

Per molti motivi il 2020 è destinato a essere un anno molto turbolento per i mercati e l'industria automobilistica: da un lato, ci sono chiari indizi di un allentamento degli obiettivi di CO2 a livello globale - regolamentazione ammorbidita in Cina o norme riviste sulle emissioni di CO2 negli Stati Uniti - che darebbe ai motori a combustione interna (ICE) una spinta significativa a scapito delle vendite di veicoli elettrici.

Inoltre, poiché la crisi continua a costringere le Case automobilistiche a chiudere gli impianti ed a posticipare gli investimenti, il lancio di diversi nuovi modelli BEV potrebbe essere posticipato, con impatti negativi sulle vendite.

Al contrario, con gli obiettivi di CO2 e relative sanzioni confermati, le Case saranno motivate ad offrire veicoli elettrici a prezzi interessanti e (quasi) equivalenti a quelli dei modelli con motori termici, come per esempio  già annunciato da Tesla per il 2021.

Restando all’anno in corso, sono disponibili alcune cifre che permettono le prime valutazioni: a livello globale, le registrazioni veicoli elettrica a gennaio sono diminuite del 7% sul 2019, calo dovuto soprattutto  alla mancata richiesta di auto in Cina a seguito della crisi da virus.

Al contrario, a gennaio i dati europei sono positivi, con le nuove registrazioni in crescita di oltre il 120% rispetto all'anno precedente, sebbene non vi siano dubbi sul fatto che nei mesi successivi emergerà una tendenza diversa.

È impossibile prevedere esattamente come la pandemia inciderà sulle vendite a breve termine; a più lungo termine, potrebbe avere un impatto positivo, poiché la visione di un mondo più pulito potrebbe cambiare la mentalità dei consumatori per concentrarsi meno sugli sconti sulle vendite e più sulle questioni di sostenibilità ambientale.

In ogni caso, il 2020 sarà caratterizzato da grande incertezza per tutti, Case, fornitori ed investitori, e l'industria automobilistica dovrà rivalutare i suoi obiettivi per l’anno in corso ed oltre.

Alcune domande restano valide: la Germania riuscirà a raggiungere l'obiettivo di 1 milione di veicoli elettrici in strada entro il 2022?

In Gran Bretagna, sarà confermato il piano di Boris Johnson di vietare l'immatricolazione di nuove auto ICE (Internal Combustion Engine) entro il 2035?

Viviamo in tempi imprevedibili e questi piani potrebbero essere troppo ottimisti, ma una cosa è certa: raggiungere anche il 70% o l'80% di questi obiettivi alle condizioni odierne sarebbe già un successo e non basteranno buone intenzioni e dichiarazioni politiche.

Sarà necessaria una stretta e diretta cooperazione tra le istituzioni governative e l'industria automobilistica;  sussidi ed incentivi all’acquisto aiuteranno ma non saranno sufficienti a rendere quello elettrico una forma di trasporto praticabile e piacevole. 

Eppure si coglie nella percezione pubblica il desiderio di un enorme cambiamento, una convinzione diffusa che sia ora il tempo giusto per voltare pagina: l’attuale crisi è un’occasione unica di opportunità, a patto che si Governi sappiano utilizzarla.

Chissà, così si potrebbero persino raggiungere obiettivi oggi apparentemente non realistici.

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