Com'è possibile che in Formula 1 si faccia così fatica a correre sul bagnato?

Com'è possibile che in Formula 1 si faccia così fatica a correre sul bagnato?
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La partenza ritardata di un'ora e venti minuti del Gran Premio del Belgio 2025 espone una debolezza della Formula 1 di oggi. E ci ha privato di una gara potenzialmente molto più interessante
27 luglio 2025

Ci sono due Gran Premi del Belgio 2025 di Formula 1. Il primo è quello effettivamente andato in scena con la vittoria del leader del mondiale Oscar Piastri. E l’altro è quello che avrebbe potuto essere disputato se la direzione gara capitanata da Rui Marques fosse stata meno cauta. La pioggia torrenziale caduta prima dell’inizio previsto della corsa ha portato a un’attesa di un’ora e venti minuti prima che venissero compiuti quattro giri dietro la Safety Car per valutare le condizioni della pista e dare bandiera verde.

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È indubbio che nel momento in cui i piloti sono scesi in pista per il giro di formazione piovesse troppo per poter correre in sicurezza. La visibilità, dopotutto, era estremamente limitata anche per il poleman Lando Norris, che davanti a sé aveva la Safety Car e non una monoposto di Formula 1 capace di alzare un muro d’acqua. E a Spa la visibilità diventa un fattore ancora più importante del solito se si pensa al complesso Eau Rouge-Raidillon, con quella zona cieca in cui Anthoine Hubert sei anni fa andò incontro a un destino crudele, perdendo la vita quando correva in Formula 2.

Con una visibilità pari allo zero, è chiaro cosa possa accadere se qualcuno dovesse ritrovarsi in mezzo alla pista con una monoposto già incidentata, alla mercé di chi, sopraggiungendo, non può vederlo. A Silverstone si era corso in condizioni peggiori di quelle giudicate idonee a correre a Spa, ma si tratta di piste diverse in termini di pericolosità percepita. E già in Inghilterra avevamo assistito a un tamponamento tra Isack Hadjar e Andrea Kimi Antonelli, scatenato dal muro di acqua che impediva di vedere l’avversario che si insegue.

Il problema, a ben vedere, comincia a monte. Come ha ricordato Fred Vasseur dopo la gara, le soluzioni ipotizzate dalla FIA e testate in pista – vedi i paraspruzzi – non avevano sortito l’effetto sperato semplicemente perché è il fondo di queste vetture ad alzare l’acqua, con tutte le problematiche del caso. E così in condizioni da full wet semplicemente non si gira. La sicurezza dei piloti deve essere la priorità, prima che possa diventare troppo tardi per qualcuno. In fondo, l’ultimo incidente mortale in Formula 1, quello occorso a Jules Bianchi in Giappone nel 2014, è avvenuto proprio in queste condizioni.

Un conto, però, è non esporre i piloti a rischi inutili. Un altro è ritardare talmente tanto la partenza da disputare la maggior parte della corsa in condizioni di asciutto. Il GP del Belgio avrebbe potuto essere molto più entusiasmante se si fosse deciso di partire almeno 15-20 minuti prima dell’orario dell’effettivo start. E anche il numero di giri dietro la Safety Car è risultato eccessivo. La cavalcata in condizioni miste con le medie di Lewis Hamilton, capace di infilare un pilota dietro l’altro grazie all’efficace chiamata sul passaggio tra intermedie e slick, è una piccola gemma nella noia di una gara appiattita dalle circostanze.

Il meteo schizofrenico di Spa ha fatto sì che scegliere il livello di carico per qualifiche e gara fosse un terno al lotto. In Ferrari Charles Leclerc aveva una configurazione scarica, Lewis Hamilton una carica, con l’ala posteriore installata rompendo il regime di parco chiuso. Ma tutto questo non ha generato vivacità, anzi. Come dimostra il caso di Hamilton, rimasto alle spalle di Alexander Albon, una volta asciugata la pista chi aveva più carico non riusciva ad avvicinarsi abbastanza a chi, invece, aveva optato per un assetto scarico. Lo stesso è valso anche per Max Verstappen, bloccato alle spalle di un efficace Leclerc in fase difensiva.

L’effetto DRS a Spa, d’altronde, è trascurabile. E i sorpassi sono resi ancora più difficili dall’annoso problema delle turbolenze generate dall’aria sporca. È da qui che nasce una corsa avara di emozioni. Così come era stato a Silverstone, in condizioni miste Piastri si è trasformato in una furia, dimostrandosi feroce e coraggioso nell’approccio all’Eau Rouge-Raidillon per poter poi beffare Norris e prendersi la testa della corsa al quinto giro. La capacità della MCL39 di gestire le gomme ha fatto il reato, consentendo a Oscar di mantenere un piccolo vantaggio su un Norris che poteva contare sulle hard, l’incognita in gara che però aveva ovviamente dalla sua una tenuta maggiore.

La Ferrari, dal canto suo, si porta a casa un incoraggiante podio con Charles Leclerc, efficace anche nelle qualifiche di ieri. Il potenziale della nuova sospensione posteriore della SF-25 andrà valutato a tendere, visto che il lavoro di fino sull’assetto è stato impossibile con soli 60 minuti di prove libere a disposizione con il format della Sprint. Ma oggi si è rivisto anche un Lewis Hamilton degno del suo blasone, in quei giri in cui si è fatto beffa di chi, a differenza sua, montava ancora le intermedie su una pista ancora proibitiva. Non possono essere solo lampi della sua eccellenza, però. Gli serve costanza.

Viste le circostanze, è andata tutto sommato bene a George Russell, fortunato per due motivi. Il primo è che l’asciutto ha premiato il suo assetto scarico. E il secondo è che aver disputato larga parte della corsa con le gomme slick lo ha salvato dal supplizio del surriscaldamento delle intermedie, a differenza di quanto successo a Silverstone. È una magra consolazione, se si pensa all’involuzione della W16 da inizio anno. Così come lo è sapere che un GP del Belgio più entusiasmante avrebbe potuto andare in scena, se solo ci fosse stato un pizzico di coraggio in più.

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