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Che in Red Bull si respiri un’aria nuova lo si capisce anche dal modo in cui sono state organizzate le media session nel giovedì del Gran Premio del Belgio 2025 di Formula 1, il primo senza Christian Horner, licenziato a sorpresa dopo Silverstone. Nella gestione precedente del responsabile comunicazione Paul Smith, altra vittima sacrificale oltre a Horner, gli incontri con la stampa presente in pista non erano sostanzialmente moderati. I giornalisti si accalcavano in massa intorno al tavolo prescelto per la sessione, cercando di trovare la posizione ideale per poter porre una domanda al pilota di turno.
La situazione lato Max Verstappen aveva raggiunto picchi deliranti nel weekend di gara di Silverstone, con una settantina di giornalisti accorsi in massa per raccogliere le dichiarazioni di Max sul suo futuro in Red Bull. La densità della stampa era talmente elevata da rendere praticamente impossibile sentire cosa dicesse Verstappen, a meno di non essere in prima fila, schiacciati da chi spingeva per ascoltare meglio. L’ultima media session di Horner, domenica dopo la gara, aveva avuto luogo intorno al tavolino più minuscolo dell’intera hospitality della Red Bull, con un’affluenza decisamente inferiore rispetto a quella di Max pochi giorni prima.
Il nuovo corso ha portato con sé modalità diverse. Per la prima volta, è stato scelto il modus operandi di tanti altri team, con più posti a sedere e l’uso dei microfoni. Nonostante questo, alla media session di Max Verstappen si è inevitabilmente ricreato un muro di persone. Ma al posto del caos di Silverstone, oggi si respirava una certa tranquillità, e non solo per la moderazione dell’incontro. Era Max stesso a trasmetterla, con un modo di fare decisamente meno irrequieto rispetto a un paio di settimane fa.
Si potrebbe pensare che sia per la sua vacanza in Sardegna passata con amici e famiglia “a nuotare nell’oceano” – gli perdoneremo la svista geografica – nella quale non c’è stato spazio per incontri fugaci con Toto Wolff, suggeriti dalla sola contemporanea presenza nella stessa zona. Ma dall’espressione serafica con cui Verstappen ha parlato dell’addio di Christian Horner si capisce benissimo da dove viene questa serenità. “Alla fine, è stata una decisione del management e degli azionisti”, ha spiegato sornione, prima di sottolineare il suo contributo alla causa della Red Bull negli undici anni di proficua collaborazione e di definire Horner una “persona di famiglia”.
Verstappen ci ha tenuto a minimizzare le differenze di vedute – se così vogliamo chiamarle - tra Horner e suo padre, Jos, che ha assistito con aria tronfia alla media session del figlio. E ha pure voluto sottolineare che la decisione riguardo al suo futuro non dipende da quello che è successo a Horner. “L’unica cosa che conta è che lavoriamo alla vettura per renderla il più veloce possibile. L’ultimo anno e mezzo non è andato come avremmo voluto”. Sono cose che capitano, i licenziamenti in Formula 1, ha risposto Max a chi gli chiedeva se fosse rimasto sorpreso da questa decisione.
Che Verstappen non abbia perso la sua vena ironica lo si capisce dalla risposta a chi gli chiedeva se sarà ancora un pilota della Red Bull il prossimo anno. “Potrei anche non svegliarmi domani mattina. E a quel punto non guiderei proprio”, ha punto Max, con quel piglio velenoso che a volte lo contraddistingue. Solo il tempo ci dirà se il nuovo corso della Red Bull, evidente anche dalle piccole cose, possa essere sufficiente per trattenere Verstappen. L’addio di Horner sarà anche stato gradito dall’entourage di Max, ma per far sì che resti solo una cosa conta: la macchina 2026. E con quello che si dice nel paddock sul motore firmato Red Bull, il dubbio che possa non essere abbastanza è più che legittimo.