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“Ho ricevuto una chiamata da Oliver e Helmut qualche ora prima che lo sapeste anche voi. Mi ha colto di sorpresa mentre ero alla sede della Racing Bulls nel Regno Unito”. Laurent Mekies si è presentato alla sua prima conferenza stampa come team principal e CEO della Red Bull stringendo la mano ai giornalisti presenti in sala, che di lì a poco lo avrebbero bombardato di domande sul suo improvviso avvicendamento a Christian Horner, licenziato a pochi giorni dal GP di Silverstone. E Mekies non ha nascosto le sue esitazioni iniziali: “A dire la verità ho chiesto loro qualche ora per decidere e ho riattaccato”.
“Non è facile da metabolizzare, ma d’altro canto si tratta della Red Bull, della loro energia, dello spirito, di come gestiscono una scuderia. È un onore, un privilegio. Ma il mio primo pensiero, ovviamente, è anche anche a Christian, che è sempre stato di grande supporto negli ultimi due anni. È stato lui, insieme a Oliver e Helmut, a portarmi di nuovo nella famiglia Red Bull. Sono emozioni contrastanti”. Per Mekies sono così cominciati quindici giorni frenetici. “Queste due settimane le ho passate a conoscere il maggior numero di persone possibile. Non c’è altro modo per capire meglio come funziona il team, i punti di forza e le debolezze, e capire come migliorare”.
“La buona notizia è che si tratta di una scuderia incredibile. Non vincono per fortuna o per errori degli altri, ma per l’incredibile insieme di talenti che compongono il team”. Quanto ai paragoni con la Racing Bulls, “sarebbe sbagliato farlo a questo punto. Ma il gioco cambia quando sono in palio vittorie e campionati. Bisogna avere un approccio estremo in ogni singola area per estrarre performance. Servono scelte audaci per raggiungere certi obiettivi”. E c’è bisogno di un salto di qualità anche per tenere a Milton Keynes Verstappen, la scontenta punta di diamante del team a cui il licenziamento di Horner non basta.
“La priorità per Max – sottolinea Mekies - è avere una vettura veloce. E se gliela dessimo, il resto diventerebbe trascurabile. Per me l’importante è imparare a conoscere il team più rapidamente possibile per capire come possiamo alzare l’asticella delle prestazioni per avere un’auto competitiva”. Per farlo, è fondamentale “assicurarci che le donne e gli uomini del team abbiano a disposizione tutto quello che serve loro per esprimere al meglio il loro talento. Hanno dimostrato stagione per stagione di essere tra i migliori al mondo. Cercheremo di concentrarci sulle corse, riducendo il rumore di fondo”.
L’incipit del regno di Laurent Mekies come team principal e CEO della Red Bull è stato giocoforza turbolento. “Sicuramente le prime 24 ore non sono state semplici. Nessuno se lo aspettava, e serviva elaborare quanto successo. Sono tutti molto rispettosi – e lo sono anche io – dei traguardi che sono stati raggiunti sotto la guida di Christian. Non potevo sperare di trovare una maggiore apertura nei miei confronti. C’è grande supporto, volontà di parlare, di ascoltare”. E se Mintzlaff e Marko non gli hanno spiegato le motivazioni della scelta, ma “hanno delineato gli obiettivi per l’avvenire del team”, da parte di Horner c’è stata una vena collaborativa che sorprende.
“Christian e io abbiamo parlato. È stato di grande supporto, nonostante le circostanze difficili per lui. È stato il primo a scrivermi, a chiamarmi, e continuiamo a sentirci. È ammirevole, visto il contesto. Nessuno può essere come lui, svolgere il lavoro come faceva lui. E sicuramente io non potrei farlo”. Horner sarà anche inimitabile, nel bene o nel male, ma c’è molta carne sul fuoco, alla vigilia del nuovo regolamento tecnico. “La Red Bull ha vissuto due ere di grande successo. Che ne nasca una terza dipende dal cambio regolamentare del prossimo anno, e dalla straordinaria decisione di sviluppare la nostra power unit proprietaria con Ford. Il prossimo anno, che lo vogliamo o meno, sarà già una nuova epoca”. Che sia di successo o meno per la Red Bull lo scopriremo solo a tempo debito.