Jacky Ickx: «Alonso è unico e speciale»

Jacky Ickx: «Alonso è unico e speciale»
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  • di Maurizio Tanca
Abbiamo intervistato Jacky Ickx, uno dei protagonisti di un'epoca storica della Formula 1 che prova profonda ammirazione per i piloti odierni | <i>P. Ciccarone, Singapore</i>
  • di Maurizio Tanca
20 settembre 2012

Singapore – Dici Jacky Ickx e ti viene alla mente un’epoca storica della F.1, fatta di controsterzi e sbandate, di box improvvisati e tecnologia da inventare. Di spaghetti mangiati crudi nella cucina da campo della Ferrari del tempo e di una battaglia per la sicurezza che vedeva nel pilota belga e in Jackie Stewart i protagonisti di una battaglia mai finita.

Oggi Ickx è un tranquillo, si fa per dire, quasi settantenne (è nato il 1° gennaio 1945) che non perde occasione per una bella gara nel deserto e una scappatina in F.1, da spettatore, dove ha vinto 8 GP ed è stato due volte vicecampione del mondo (l’ultima, nel 1970) dietro allo scomparso Jochen Rindt.

Da commentatore esterno, che idea si è fatto il pilota belga della stagione 2012?
«Direi una cosa sola: quello che ha fatto Fernando Alonso è davvero unico e speciale. Non aveva e non ha la miglior macchina del mondiale, eppure è là davanti a tutti in classifica con un margine abbastanza ampio. E’ la dimostrazione di come usando il cervello, non mettendosi mai in una posizione difficile, si può fare la differenza rispetto agli altri.»

«Comunque vada a finire, merita davvero un applauso enorme, stare davanti senza la macchina giusta, è difficile, lo è già quando è competitiva, figurarsi quando non lo è, mi ricorda i grandi piloti del passato.»

Fernando Alonso è davvero unico e speciale. Non aveva e non ha la miglior macchina del mondiale, eppure è là davanti a tutti in classifica con un margine abbastanza ampio


Se è per questo i piloti moderni sono quanto di più lontano da lei e quelli della sua generazione: correvate in F.1, F.2, prototipi e a volte anche turismo, eravate sempre impegnati…
«Ma noi non avevamo i contratti di oggi, non eravamo legati a Case e con programmi definiti, dovevamo improvvisare, un po’ perché era difficile farsi pagare, fare il professionista, un po’ perché eravamo liberi di andare dove volevamo e correre per piacere. Forse eravamo più completi perché ogni domenica si cambiava categoria, ma oggi sono più dedicati e professionali.»

Come pilota sport Ickx si è tolto le più belle soddisfazioni della carriera: 6 volte vincitore alla 24 ore di Le Mans, campione del mondo con le sport Porsche e Ferrari, vincitore con la Ford GT 40, vincitore della Parigi Dakar, un palmares eccezionale…
«Le gare sport di oggi hanno bisogno della stessa dedizione della F.1, non puoi improvvisarti, per me è una bella sfida.»

Ma è ancora una sfida fra uomini?
«Direi di sì, guardate Spa, è un circuito naturale dove le curve sono una sfida unica, anche se ai miei tempi era più difficile rispetto ad oggi ma è sempre impegnativo. E’ una pista naturale nel senso che le curve seguono l’andamento delle colline, non è un circuito creato a tavolino e sia i piloti, ma anche appassionati e squadre, amano questo tracciato, in giro ce ne sono pochi come Spa.»

Noi non avevamo i contratti di oggi, non eravamo legati a Case e con programmi definiti. Fare il pilota in F1 oggi non è comunque facile


«Eppure la gara di quest’anno è stata segnata dalla tamponata di Grosjean che alla prima curva ha combinato un disastro. Ebbene, io non voglio accusarlo, è un uomo, e da uomo ha sbagliato, succede e deve succedere, non siamo macchine. Ha combinato un disastro? Bene, ben vengano gli errori umani perché fanno capire quanto sia difficile la F.1 e chi crede che anche un robot possa correre, ha sbagliato sport. Per questo assolvo Grosjean e critico chi lo ha accusato: ha fatto il pilota e farlo significa poter commettere degli errori. Errori che finora uno come Alonso non ha ancora fatto.»

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