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Il debutto della nuova Alfa Romeo Stelvio, previsto inizialmente per il 2026, slitterà con ogni probabilità al terzo trimestre del 2027. Un posticipo pesante, che coinvolge anche la nuova Giulia, attesa un anno dopo. La bomba è scoppiata da una fonte ben informata, poi mi sono mosso per avere uno statement ufficiale, che naturalmente non conferma, ma parla in legalese di programmi di revisione
"il gruppo sta lavorando a una revisione del Piano Italia, tenendo conto delle incertezze sulle normative europee, dei dazi internazionali e della volatilità del mercato".
Tradotto dal linguaggio diplomatico: il piano è in fase di ridefinizione totale. E non solo per questioni regolamentari. È in gioco l’intero equilibrio produttivo e strategico del gruppo tra Europa, Messico e Stati Uniti. Progetti come la piattaforma STLA Large, da cui dipenderanno anche futuri modelli Maserati, sono sospesi tra valutazioni industriali e sostenibilità economica. Perché il punto è semplice: se devi fare numeri con auto come Stelvio e Giulia, servono ancora i diesel. E serve venderli bene.
In Stellantis sanno bene che una Giulia elettrica o una Stelvio full electric sono scelte che pesano moltissimo in termini di CO₂ e di margini industriali. O vendi elettriche a manetta per abbattere la media di flotta – come fa oggi BMW con le sue X1 e X3 – oppure il rischio di affondare è concreto. E Stellantis, oggi, non ha ancora una gamma sufficientemente solida per sostenere questa bilancia. Il diesel, almeno per certi mercati, è ancora centrale. Le vendite di X3 20d in Italia lo dimostrano. Ma per proporre un modello diesel competitivo, servono numeri, economie di scala e produzione flessibile. Tutte cose che oggi Stellantis non può garantire, soprattutto con la STLA Large ancora da piazzare fisicamente in un impianto produttivo strategico. Ma dove? in Messico? Impossibile per via dei dazi. America? Ancora nulla di concreto. Europa? Forse, ma a che costi?
Dentro a questo scenario, c’è anche il nodo Maserati. Se il futuro della Casa del Tridente dovesse restare legato a Stellantis, allora l’intera architettura industriale va ripensata. Perché una piattaforma progettata per Alfa Romeo, magari pensata per una sportività più democratica, non può diventare base per un’auto del segmento premium senza importanti modifiche. E queste modifiche costano. Tanto. La sensazione è che a Mirafiori ci sia tutto pronto: capannoni, macchinari, linee dedicate. Ma la chiave per avviare la produzione non è ancora girata. Perché manca una visione chiara. Perché le incognite sono troppe: l’Europa chiede elettriche, ma le reti di ricarica sono inadeguate e il mercato ancora acerbo. L’America impone dazi, ma è lì che si vendono SUV come Compass e RAV4 a palate. E Stellantis non sa ancora che strada prendere.
Con Giulia e Stelvio attuali ormai arrivate al capolinea produttivo – almeno nelle versioni Quadrifoglio – le linee stanno per essere smantellate. Ma senza le nuove piattaforme pronte, si rischia il vuoto. Stellantis nel frattempo scommette sulla nuova 500 ibrida, che potrebbe salvare i numeri come fece la 500 a benzina. Ma è evidente che la gamma italiana è in profonda crisi di identità. La proroga di tre anni concessa dalla UE sul target di CO₂ ha dato a tutti un po’ di respiro. Ma è una tregua apparente. Nel frattempo, si naviga a vista. E si aspetta. Anche perché, a dirla tutta, di una nuova Stelvio o Giulia, oggi, il mercato non sente nemmeno tanto la mancanza. La speranza? Che questa fase di "review" si chiuda in fretta. E con scelte chiare. Perché Alfa Romeo ha bisogno di visione, coraggio e concretezza. E non solo di comunicati scritti bene.
Alfa Romeo
Corso Giovani Agnelli, 200
10135 Torino
(TO) - Italia
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https://www.alfaromeo.it/
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