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Un mese fa vi avevamo raccontato della comparsa, in Cina, di un brutto vizio più volte rilevato in Italia: il commercio di veicoli usati a chilometraggio zero. Sempre più concessionari cinesi hanno iniziato a comprare auto nuove dalle case automobilistiche per poi immatricolarle a proprio nome senza che ci sia un vero cliente al quale venderle. Mezzi del genere sono catalogati come chilometri zero e presentano fortissimi sconti rispetto al prezzo di listino perché, almeno tecnicamente, risultano come auto usate. Qual è il problema? Semplice: che l'avvento di un fenomeno del genere droga i numeri delle vendite, altera i prezzi di listino e compromette i dati ufficiali. Ebbene, pare che questa sia soltanto la punta di un iceberg molto, molto più grande. Se ne è accorta Reuters, che all'intera vicenda ha dedicato un lunghissimo reportage focalizzato sull'industria automobilistica cinese che gonfia le vendite esportando auto nuove come se fossero di seconda mano.
Sembra che il settore auto della Cina abbia gonfiato per anni le vendite facendo leva su un fiorente mercato grigio sostenuto, addirittura, dal governo. Funziona così: le concessionarie comprano auto nuove direttamente dalla catena di montaggio che vengono poi spedite all'estero come
veicoli usati. Succede che queste cosiddette auto "a chilometraggio zero" non sono mai state guidate, ma vengono comunque esportate come nuove in mercati come Russia, Asia centrale e Medio Oriente, consentendo alle aziende del Dragone di registrare una crescita e di disfarsi di auto che non riuscirebbero a vendere a livello nazionale. Secondo gli esperti questo sarebbe il risultato di una guerra dei prezzi che ha spinto le società cinesi a cercare disperatamente di aggiudicarsi più vendite possibili. Lo scorso 10 giugno il People's Daily, un quotidiano che spesso riporta le posizioni dei massimi dirigenti del Partito Comunista Cinese, ha sparato a zero contro la pratica, attribuendo a queste false auto usate la causa dell'abbassamento dei prezzi nel bel mezzo di una “guerra dei prezzi interna” e chiedendo “misure normative severe” per ristabilire l'ordine.
Reuters ha scavato in profondità scoprendo che l'esportazione e la vendita di auto usate false sarebbero (il condizionale è doveroso) incoraggiate dai governi regionali cinesi. Una pratica del genere sarebbe stata ritenuta essenziale dai politici al fine di raggiungere gli ambiziosi obiettivi di crescita economica stabiliti da Pechino, inteso come il governo centrale. Ci sarebbero almeno 20 amministrazioni locali, in Cina, che avrebbero partecipato a questo schema, compresi importanti centri di esportazione come il Guangdong e il Sichuan. Dai documenti istituzionali consultati emerge che simili tattiche comprendono la creazione di licenze aggiuntive per l'export di auto usate a chilometraggio zero, l'accelerazione delle richieste di rimborso fiscale, investimenti in infrastrutture per l'esportazione e il finanziamento di eventi di networking per incoraggiare le esportazioni dei veicoli. Il sostegno a questa pratica da parte delle amministrazioni locali avrebbe poco senso al di fuori dell'economia cinese centralizzata. Ma qui, all'ombra della Città Proibita, una rapida crescita delle vendite e dell'occupazione può portare a promozioni o allo sblocco di nuovi finanziamenti, mentre il mancato raggiungimento degli obiettivi economici dettati da Xi Jinping può portare alla retrocessione di funzionari locali.
Alcuni esempi? Nel febbraio 2024 la Commissione urbanistica della città di Shenzhen si è impegnata ad ampliare l'esportazione di auto usate a chilometraggio zero come parte degli sforzi per raggiungere l'obiettivo annuale di esportare 400.000 veicoli. All'inizio del 2025 Guangzhou ha annunciato di aver creato un meccanismo per supportare e accelerare l'esportazione di veicoli a benzina a chilometraggio zero, assegnando quote extra per le immatricolazioni locali (altrimenti soggette a limiti) per mitigare la congestione del traffico e l'inquinamento atmosferico in città. Xinmi, un distretto di Zhengzhou, capoluogo della terza provincia più popolosa della Cina, l'Henan, ha dichiarato a febbraio di aver aiutato l'azienda locale Xinjiasheng Supply Chain Management Co., Ltd a “promuovere le esportazioni di auto usate a chilometraggio zero, al fine di utilizzare le esportazioni per incrementare le vendite sul mercato interno”. La lista sarebbe ancora lunga ma il copione è sempre lo stesso. Questa pratica è iniziata nel 2019, quando la Cina ha autorizzato l'export di auto usate in altri Paesi. Adesso migliaia di commercianti sono coinvolti nel tentativo di spacciare auto nuove per usate. Il business si prospetta dorato, visto che dei 436.000 veicoli usati per passeggeri e commerciali esportati dalla Cina nel 2024, circa il 90% risulterebbe “a chilometri zero”.