Da Shanghai a Shenzhen, le “nuove Detroit” delle auto sono in Cina (grazie a Tesla e Toyota) 

Da Shanghai a Shenzhen, le “nuove Detroit” delle auto sono in Cina (grazie a Tesla e Toyota) 
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La capitale mondiale dell'auto dov'è? Detroit, Parigi, Ingolstadt? Nient'affatto, sono due città cinesi e i loro territori ad attirare i costruttori, e l'ultimo in ordine di tempo è il più grande al mondo
25 giugno 2025

Detroit non abita più negli Stati Uniti. Il vecchio El Dorado Usa delle auto è ormai arrugginito, così come l'intera cintura manifatturiera che comprende la regione incastonata tra i monti Appalachi settentrionali e i Grandi Laghi, un tempo cuore dell'industria pesante statunitense e oggi “Rust Belt”, “cintura della ruggine” appunto. La città famosa per ospitare la sede delle Big Three, le tre principali case automobilistiche americane – General Motors, Ford e Dodge/Chrysler – non è più da tempo la Mecca globale delle quattro ruote. Tra i centri che ambiscono a diventare le “nuove Detroit” troviamo Shenzhen e Shanghai, vibranti metropoli cinesi, in passato hub finanziari e oggi sempre più orientate verso i principali settori hi-tech, automobili di ultima generazione comprese. Shanghai, in particolare, ha compiuto un deciso passo avanti in patria, candidandosi a diventare uno dei più grandi poli produttivi di veicoli del Paese. Dopo essere stata superata da Shenzhen e Guangzhou nel 2022, le autorità di Shanghai hanno annunciato che Toyota inizierà a costruire veicoli elettrici a partire dal 2027 nel loro stabilimento situato nel distretto sud-occidentale di Jinshan. Grazie allo sprint del marchio giapponese, che intende sfruttare la filiera di fornitura, l'efficiente rete logistica e il bacino di talenti locali, la città è diventata una delle regine cinesi dell'automotive.

Il risveglio di Shanghai

Lo stabilimento Toyota a Shanghai, tra l'altro, è la seconda iniziativa automobilistica interamente di proprietà di una società estera nella Cina continentale dopo la Gigafactory di Tesla sorta nella zona franca di Lingang della stessa città. Secondo i dati della China Passenger Car Association, lo scorso anno il Dragone ha prodotto complessivamente 26,8 milioni di automobili, con un incremento del 5% rispetto al 2023. Nello stesso anno le fabbriche di Shanghai hanno prodotto 1,81 milioni di automobili, una cifra considerevole ma in un calo del 16,2% rispetto all'anno precedente e distante dalle 2,93 milioni di unità sfornate da Shenzhen, classificatosi come il più grande polo di produzione di auto del Paese grazie alla spinta di BYD. Con Toyota che intende produrre 100.000 Lexus all'anno, grazie alla Gigafactory di Tesla che lavora a pieno regime e alle numerose iniziative di General Motors e Volkswagen, Shanghai sogna il contro sorpasso (fino al 2021 era il cuore della produzione automobilistica della Cina con 2,83 milioni di auto prodotte, pari al 10,7% della produzione nazionale). Il segreto di Shanghai? Più della metà dei produttori di componenti per auto del Paese ha sede nella regione del delta del fiume Yangtze.

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La nuova Detroit? In Asia

La caduta di Detroit è avvenuta in parallelo – addirittura è conseguenza - dell'ascesa dell'industria automobilistica cinese e sottolinea l'avvento del secolo asiatico. L'ascesa automobilistica della Cina, ha sintetizzato Forbes, è guidata dall'innovazione nell'ecosistema degli Ev, dal sostegno economico governativo, dai prezzi competitivi, dalla "velocità cinese" e da aggressive strategie di espansione globale. Le auto elettriche cinesi sono incredibilmente più economiche (anche del 25-45%) rispetto a quelle prodotte dai loro rivali occidentali. Come è possibile? I cinesi hanno capito come giocare al gioco dell'ecosistema, a gestire la catena di fornitura nonché a sfruttare il basso costo della manodopera nazionale. Capacità di produzione, disponibilità di materie prime (a basso costo) e tecnologie avanzate hanno sferrato il colpo di grazia a Detroit e inaugurato l'avvento di Shanghai, Shenzhen e altri poli automobilistici cinesi. Ovvero metropoli globali, gestite dal governo come se fossero grandi aziende, che affiancano startup hi-tech a fabbriche modernizzate e connesse con il mondo intero.

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