WRC 2020. Rally Mexico. Venerdì: il ritorno di Seb Ogier (Toyota)

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Piero Batini
  • di Piero Batini
Prima una El Chocolate rivelatrice, Tanak, poi il ritorno di sua Maestà alla fine del 1° giro. Tanak e Neuville nei guai, Suninen rivelazione, la macchina di Lappi va a fuoco. Rally “stabile”, ma difficile e certamente imprevedibile
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
14 marzo 2020

Guanajuato, Messico, 14 Marzo. Bellissima, infinita El Chocolate. È la galassia esterna del Rally Mexico. Panoramica, velocissima e a tratti isterica, pericolosa, inquietante, entusiasmante. Basta, va bene, ma la El Chocolate è molto più che un’icona. Talvolta ho la sensazione che è l’intero Rally. Non è così, naturalmente.

Alla fine del primo passaggio avevo l’impressione che il Mondiale fosse finalmente partito. Seguendo le astronavi del WRC su quegli indimenticabili 31 chilometri si aveva la sensazione che finalmente l’oceano Rally esprimesse tutto il suo respiro.

Ed era subito, immediatamente Star Wars. Vai a sapere perché Neuville, partito per primo, avrebbe pagato il ruolo ma non ne avrebbe sofferto troppo, forse solo per il fatto di potersi godere la Speciale ancora vergine.

Evans in leggera difficoltà, finalmente allo scoperto in quel ben di dio geografico, Rovanpera subito e a sorpresa a suo agio anche in questa prima uscita dall’orbita a cui è abituato.

Ott Tanak, Hyundai i20 Coupé WRC
Ott Tanak, Hyundai i20 Coupé WRC

 

E Tanak? Neanche ci si pensava più. Quando una Speciale dura 24 minuti i primi a partire rubano tutta la scena, e poi c’era il grande ritorno di Sebastien Ogier che, un intertempo dietro l’altro, si stava mangiando i battistrada della prima ora di questo Campionato. Tassa di attenzione solo per il giovanissimo finlandese compagno di Squadra, Kalle Rovanpera.

E poi eccolo, Ott Tanak, partito con l’urgente proposito di portarsi avanti, a galla. Più avanti possibile. Un rullo compressore. Al termine della lunghissima sfida l’estone dilaga e annienta i suoi avversari, uno a uno. Dieci secondi a Ogier, venti a Neuville e Rovanpera, 24 al povero Evans che conclude facendosi delle domande, agitato.

La El Chocolate ha emesso il suo verdetto, che sembra già definitivo. Il Campione del Mondo in carica è tornato, più cattivo di prima. Si direbbe che tutto quello che abbiamo visto nella primissima parte del Mondiale sia solo un inganno.

Il ritorno del Re

Il Rally è improvvisazione, fortuna, caso, abilità e molta, moltissima cura del limite. Basta un niente… una speciale ancora e cambia tutto. La Ortega, 17 chilometri. Tanak tocca il posteriore destro, ruota e sospensione, e alla fine della Speciale il danno totale ammonta a circa 45 secondi di ritardo. L’estone scende in ottava posizione e cancella la “proposta” che aveva appena esposto in modo così chiaro.

Sale Ogier, ritorna Ogier. Il fuoriclasse francese guida con un ritmo elevato ma è “pulito”, attento ai sassi e agli effetti nocivi dello scarsissimo grip. “Stacca” il tempo. Neuville scivola troppo, Evans quasi arranca. Morale, il Rally è rovesciato. Ogier balza al comando, Neuville è a 10 secondi, Evans a 20, circa, e si scopre che dal caos della centrifuga Mexico sono emersi Suninen, che porta al secondo posto la prima Fiesta, e Lappi al quinto con la seconda nonostante la battaglia con una macchina molto scivolosa. Tanak è a 35 secondi. Certo, un’altra storia.

Sébastien Ogier, Toyota Yaris WRC
Sébastien Ogier, Toyota Yaris WRC

 

Las Minas, piccola soddisfazione per il rientrante Dani Sordo, che era rimasto fermo durante la prima con un tubo del radiatore staccato, e Parque Bicentenario, corta cittadina per Neuville per ritrovare il morale. Si va all’assistenza di fine mattina con la situazione dell’Ortega, più o meno. Ogier, Suninen, Neuville, Evans ci prova, Tanak perde ancora ma riporta la Macchina ai meccanici.

Il secondo giro di prove speciali è, all’inizio, più equilibrato. La El Chocolate è più pulita, Tanak torna al lavoro in piena efficienza, Ogier deve contenere la furia dell’avversario. Al termine del secondo passaggio la macchina di Lappi va a fuoco al controllo di chiusura. Lentamente, inesorabilmente. I commissari non riescono a spegnere il principio d’incendio con gli estintori. Il finlandese risale a bordo, porta via la Fiesta, e ormai fuori dalla zona “popolata” il “capitano” assiste impotente al dramma della sua Ford consumata dalle fiamme. Bravo! La successiva Ortega è cancellata.

L’equilibrio di calma apparente si rompe nella seconda Las Minas. Vince ancora Tanak, di misura su Ogier e sul rampante Rovanpera, ma è Neuville che paga pegno. La i20 del belga si ferma con un problema elettrico, è di quelli che la va o la spacca, o lo trovi subito o perdi… dieci minuti. Gara difficile all’inizio, ora è praticamente buttata. Evans continua a pagare l’ordine di partenza “privilegio” del leader del Mondiale, Tanak rientra in gioco, non si darà per vinto.

Thierry Neuville, Hyundai i20 Coupé WRC
Thierry Neuville, Hyundai i20 Coupé WRC

 

Il problema è che per somma di bravura e circostanze… periferiche, Sébastien Ogier e Julien Ingrassia hanno costruito una piccola fortezza di vantaggio. A parte i 13 secondi sulla bella rivelazione Suninen, il “muro” più solido è quel mezzo minuto che i francesi hanno su Tanak ed Evans. Buon materiale con cui costruire una seconda parte di Rally più “ragionato”.

Mentre continua la bella e accorta gara degli unici italiani, Linari e Arena navigano a metà classifica assoluta. Ora tocca al sabato. La tappa è simile, il chilometraggio analogo, 133 chilometri. Due giri sulle Guanajuatito, Alfaro e Derramadero, e altre due Autodromo, prima di quel piccolo controsenso che è la Rock & Rally Leon, tuttavia giusta per il pubblico cittadino del quartier generale del Rally.

© Immagini Toyota TGR-DAM, RedBull Content Pool, Hyundai Motorsport Media

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