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33 esemplari, 630 cavalli, una linea che fa tremare anche i santuari del design. La nuova Alfa Romeo 33 Stradale non è solo bella: è un'arma da pista travestita da opera d’arte. Ed è pure comoda. Sul serio. C’è un momento preciso in cui capisci che l’Italia, quando vuole, fa ancora paura. È quando ti ritrovi davanti a questa cosa che chiamano Alfa Romeo 33 Stradale 2025. Cosa sia, è difficile da definire: un tributo, una reincarnazione, una bestemmia da 2 milioni di euro contro il politically correct automobilistico? Tutto vero. Ma soprattutto è una vera Alfa. Una che non chiede permesso, non chiede scusa e ti porta a fare un giro direttamente dentro l’orgoglio meccanico di Arese.
Non chiamatela riedizione. Questa 33 non scimmiotta il passato: lo prende a braccetto, lo imbottisce di carbonio, lo soffia con due turbine e lo lancia a 330 km/h. È il progetto che doveva nascere nel 2018 come 6C, quello promesso da Marchionne e poi sparito sotto i loghi Maserati. Ma adesso c’è. Ed è meglio di come ce lo saremmo aspettato. Lo scheletro è carbonio, le curve sono firmate Touring Superleggera, il cuore è un V6 biturbo da 630 cavalli derivato dal Nettuno della MC20 ma rivisitato alla maniera Alfa. Dentro? È uno showroom aeronautico con pelle, alluminio e fibra di carbonio veri. Tocchi tutto. Senti tutto. Giri la chiave (metaforica) e ti trasformi.
Al volante della 33 succede una magia rara: ti senti al centro dell’universo, ma ti devi meritare ogni centimetro. L’accelerazione è brutale, lo sterzo è chirurgico, la risposta del cambio Tremec doppia frizione ti schiaffeggia di gioia a ogni passaggio di marcia. Altro che comfort digitale: qui c’è meccanica vera, roba che urla, vibra e ti parla attraverso la schiena. E sì, è comoda. Il sedile è piantato a terra, ma ti lascia spazio. Non è claustrofobica, anzi: dentro ci stai meglio che in tante tedesche col doppio del volume e metà del carattere. La visibilità? Sorprendente. Il feeling? Totale.
Sospensioni derivate dalla Giulia Quadrifoglio, ma adattate per il motore centrale. Freni by-wire che sembra che ti leggano la mente. Distribuzione dei pesi da pista. Telaio Giorgio rivisitato con la mano santa del team diretto da Domenico Bagnasco. Il risultato? Una GT da urlo che non solo gira forte, ma ti fa godere mentre lo fa. E il bello è che non è solo da salotto. Non è un soprammobile da esporre in un attico con vista su Manhattan. È una macchina vera, da portare in pista, da spremere, da maltrattare (se ne hai il coraggio).
Certo, 33 esemplari. Tutti venduti. Uno a Bottas, gli altri a gente che probabilmente non ha nemmeno bisogno di guidarla. Ma chi l’ha provata, davvero, dice solo una cosa: questa è l’Alfa Romeo che aspettavamo da decenni. Bella? Troppo facile. Velocissima? Senza dubbio. Ma soprattutto coerente con sé stessa: un’Alfa che non cerca approvazioni, ma esplode in autenticità e tecnica, in perfetto stile italiano. Un'auto assurda. E proprio per questo, meravigliosamente necessaria.
Alfa Romeo
Corso Giovani Agnelli, 200
10135 Torino
(TO) - Italia
800 253 200
https://www.alfaromeo.it/
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