Scandola: «Per vincere il CIR 2013 abbiamo puntato sulle Prove Spettacolo. Cosa che gli altri non hanno fatto»

Scandola: «Per vincere il CIR 2013 abbiamo puntato sulle Prove Spettacolo. Cosa che gli altri non hanno fatto»
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Piero Batini
  • di Piero Batini
Del “problema” che l’ha afflitto durante il Sanremo, Umberto Scandola non parla. Ma, naturalmente, ci sono molti altri argomenti forse meno “curiosi”, ma certamente più interessanti | <i>P. Batini</i>
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18 ottobre 2013

Del “problema” che l’ha afflitto durante il Sanremo, il Campione italiano 2013 al volante della Skoda Fabia S2000 non parla. Ma, naturalmente, ci sono molti altri argomenti forse meno “curiosi”, ma certamente più interessanti.

 

L’Umberto Scandola di quest’anno l’abbiamo visto nella seconda Speciale del Sanremo. PS vinta e tutto che sembrava funzionare al meglio. Poi è successo qualcosa per cui non ha funzionato più…
«Comunque, se rimaniamo concentrati sul primo giro del Sanremo, direi che siamo andati molto bene, e la macchina ha risposto al meglio alle mie esigenze. Abbiamo dimostrato che anche quando non siamo costretti a “ragionare” per un punto del Campionato, quando possiamo attaccare, siamo competitivi e “papabili” per la vittoria, anche in una vetrina internazionale come il Rally di Sanremo. Questo è quello che, secondo me, è veramente importante».


Del “problema” dunque non vogliamo parlare?
«Direi di no, anche perché onestamente non sappiamo come e dove andare a cercare le ragioni e, dunque, cosa dire».


Quindi, saltiamo la domanda. Parliamo invece dalla stagione, facendo un bilancio a caldo alla fine del Campionato. Un bilancio, credo, molto positivo.
«Sì, sì. Positivo intanto perché più che vincere il Campionato non so cosa si possa fare. Abbiamo vinto tre gare, e direi che aggiudicarsi tre Rally e il Campionato con due gare di anticipo sia il massimo che si possa ottenere. E tra l’altro con una Squadra creata appositamente per vincere il Campionato solo 18 mesi prima che questo accadesse. Direi che sono stati tutti molto bravi».


E parliamo di Sanremo, a prescindere da come sia andata a te.
«È un Rally straordinario, e secondo me in Italia è la gara con più storia, insieme al Targa Florio. Però, il Sanremo è… il Sanremo! È una vetrina particolare. Sono cresciuto sentendo dire che al Sanremo bisogna sempre dimostrare. È vero anche per me. Ogni volta che sono venuto al Sanremo ho sentito il bisogno di dimostrare qualcosa».

Più che vincere il Campionato non so cosa si possa fare. Abbiamo vinto tre gare, e direi che aggiudicarsi tre Rally e il Campionato con due gare di anticipo sia il massimo che si possa ottenere. E tra l’altro con una Squadra creata appositamente per vincere il Campionato solo 18 mesi prima che questo accadesse. Direi che sono stati tutti molto bravi


Come sono andati i Piloti del Sanremo?
«Secondo me sono andati tutti molto forte, e forse ancor più di noi hanno guardato più alla singola prestazione che al Campionato. Per questo non è stato facile, a volte siamo passati per quelli meno veloci, ma alla fine credo che anche noi abbiamo dimostrato di poter andare forte».


Quale ritieni sia stata la gara più rappresentativa della tua stagione vittoriosa?
«Non direi che ce n’è una in particolare. Secondo me sono state tutte importanti per il raggiungimento dell’obiettivo. No, non ne considero una in particolare, nel bene e nel male. Anche le gare più difficili le abbiamo “portate a casa” con il massimo del punteggio possibile, anche quando le cose non andavano bene, e abbiamo fatto il “colpaccio” dove pensavamo di essere i più forti. Credo che siamo riusciti a gestire bene tutto il Campionato».


Mi è piaciuto che, anche in maniera un po’ naif, hai ammesso candidamente di esserti impegnato per fare bene anche quelle prove che non sono proprio delle “classiche” dei Rally, come le gimkane cittadine.
«Allora. Il Campionato Italiano è combattutissimo, e per vincerlo forse non ci si poteva affidare solo ai successi nelle prove speciali “normali”. Anche perché su queste prove sono tutti più preparati. Per questo noi abbiamo cercato di preparare al massimo anche le prove spettacolo, forse ancor di più delle altre. Se vogliamo, il limite di queste macchine è abbastanza simile per tutti, per tutte le categorie. E andare oltre quel limite è difficile per tutti. Quindi, semplicemente, abbiamo lavorato molto laddove altri forse l’hanno fatto meno, e secondo me abbiamo fatto bene».

Il Campionato Italiano è combattutissimo, e per vincerlo forse non ci si poteva affidare solo ai successi nelle prove speciali “normali”. Anche perché su queste prove sono tutti più preparati. Per questo noi abbiamo cercato di preparare al massimo anche le prove spettacolo, forse ancor di più delle altre


Come hai reagito al non-successo, della prima di Campionato, al Ciocco, quando eri già il favorito numero uno, non solo del Rally?
«Di per sé ancor più difficile della gara del Ciocco è stato il periodo di tempo che separava la prima gara dalla seconda. Al Ciocco comunque, come dicevo prima, non abbiamo fatto una bella corsa ma abbiamo portato a casa il massimo dei punti con il terzo posto. Dopo quel Rally e prima di quello successivo, sono “fioccate” parecchie critiche, ed è stato difficile sopportare questo peso per tutto l’intervallo. Per questo devo ringraziare le dosi di auto stima che mi sono venute dagli interventi di Fay, di mio fratello, di Fiorio. Abbiamo reagito bene, lavorato sul set up della macchina, e già al 1000Miglia, prima della foratura, eravamo in testa».


L’evoluzione della macchina, della Skoda Fabia Super 2000. Era già competitiva all’inizio? È migliorata molto durante la stagione, o sono stati fatti solo interventi di dettaglio?
«La macchina è migliorata molto. Lo abbiamo dimostrato anche a Sanremo, nonostante tutto, facendo vedere di poter stare davanti anche in una vetrina europea».


E che si dovrebbe fare per riuscire a confrontarsi più spesso in questa vetrina, e per riproporre su scala più grande i fatti che si son visti al Sanremo, con i Piloti italiani che riescono a dire la loro?
«L’unica cosa da fare è andare a correre all’estero. Non perché l’estero sia meglio dell’Italia, ma se il dubbio è che gli italiani vanno forte solo in Italia, allora bisogna che gli italiani vadano all’estero a dimostrare il contrario».


E come si fa?
«Dipende dai progetti del Pilota e da quelli della Squadra per cui si corre. Ma più di tutto dipende dai budget. Ecco il punto. Io il budget personale per farlo non ce l’ho, e quindi non me lo posso permettere».


Hai detto che dipende anche dai programmi. È possibile tracciare adesso le linee del vostro programma futuro?
«No, purtroppo no. Fino ad ora siamo stati concentrati sul Campionato in corso, poi è venuto il Sanremo. Nelle prossime settimane penso che sapremo qualcosa di più».

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