Stoffel Vandoorne: "In Formula E il pilota può fare la differenza"

Stoffel Vandoorne: "In Formula E il pilota può fare la differenza"
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Stoffel Vandoorne, neo-campione del mondo di Formula E e nuovo pilota della DS Penske, è pronto a ricominciare da zero nell'anno zero di un regolamento tecnico inedito. Ecco cosa ci ha raccontato
19 ottobre 2022

Stoffel Vandoorne è la dimostrazione che c’è vita oltre la Formula 1. Dopo un’infelice parentesi in McLaren a metà dello scorso decennio, il pilota belga è riuscito a trovare nuova linfa in Formula E, laureandosi finalmente campione del mondo qualche mese fa con la Mercedes, giunta al suo canto del cigno nella categoria dopo una breve, ma intensa partecipazione. E il futuro per Stoffel si chiama DS Penske, team che unisce il marchio della galassia di Stellantis, operativo in FE da anni, alla realtà americana prima affiliata alla Dragon. 

“Ad essere onesto – racconta un rilassato Stoffel in collegamento da casa sua - le conversazioni con DS sono cominciate molto presto. Conoscevo già molto bene alcune persone che lavorano per DS e devo dire che ci sono sempre state chiacchierate dietro le quinte. Ma le prime trattative sono cominciate ai tempi della corsa in Messico, a febbraio. C’era un interesse da entrambe le parti, anche se il campionato era appena cominciato. Non era un segreto che Mercedes si sarebbe ritirata, ed era naturale che esplorassi tutte le opzioni. Ero svincolato, e le mie prestazioni erano di livello. Questo aiutava”.

Viene naturale chiedersi come mai Vandoorne non abbia optato per continuare con il team di lavoro che da Mercedes passerà sotto l’egida della McLaren nel 2023. “Anche se lo stesso gruppo di persone con cui ho lavorato costituirà la McLaren il prossimo anno – puntualizza Stoffel - stanno cambiando molte cose. Passeranno da essere un costruttore a cliente. È qualcosa che non si può sottovalutare. Anche se la FE è uno dei campionati in cui pesa meno essere nella seconda posizione – lo abbiamo visto con Venturi e Mercedes – cambieranno identità e per me era importante continuare con un costruttore, soprattutto con una nuova generazione di monoposto. Le case hanno molte più opportunità di effettuare test. Un costruttore potrebbe avere un vantaggio importante all’inizio di una nuova era”.

La Formula E il prossimo anno introdurrà la terza generazione di vetture, che Vandoorne ha avuto modo di saggiare in un test a Varano a settembre. “Ho avuto una buona impressione della nuova monoposto – spiega -. Ci sono molti aspetti inediti, come l’unità di rigenerazione all’anteriore. Le sensazioni in macchina sono buone, freniamo quasi esclusivamente in elettrico ora, con 600 kW di potenza del regen. Ovviamente anche l’accelerazione è maggiore, ma quello è l’aspetto a cui ci si abitua più velocemente. Ci sono nuove gomme, le monoposto pesano leggermente meno, e c’è la possibilità di sviluppare i software. Mi piace che ci siano dei cambiamenti. Alla fine della Gen 2 eravamo tutti vicini, e tutti sapevano come ottimizzare quelle monoposto. Ora vivremo un nuovo processo di apprendimento”.  

Chiamato a individuare la differenza più sostanziale della Gen 3, Vandoorne non ha dubbi. “Le gomme rappresentano il cambiamento maggiore rispetto alla generazione precedente. Passare da Michelin a Hankook comporta sensazioni diverse. Il grip per ora è inferiore, non credo sia un segreto. Quando c’è più potenza, la monoposto diventa più difficile da guidare. La vettura è più complessa da gestire in curva, in frenata, in accelerazione. Le caratteristiche delle gomme sono differenti, anche a livello di finestra di utilizzo e di pressione. C’è parecchio da imparare”.  

Un processo di apprendimento, questo, che Vandoorne affronterà al fianco di colui che definisce uno dei suoi “avversari principali la scorsa stagione”, il duplice campione FE, Jean-Eric Vergne. Termine di paragone scomodo che non intimorisce per nulla Stoffel, abituato a vicini di box tosti. “In passato ho avuto compagni di squadra molto forti – racconta - e non mi preoccupo. In F1 ho avuto Fernando e Jenson Button. In FE ho fatto coppia con Nyck De Vries, campione lo scorso anno. E devo dire che voglio un compagno di squadra competitivo, perché fa alzare l’asticella dei piloti e del team molto più che nel caso in cui ci sia una disparità marcata”. 

Viene da pensare che la battaglia dei campioni tra Vandoorne e Vergne possa tradursi in difficoltà di gestione da parte della scuderia. Ma Stoffel non pare preoccupato. “Finché io e JEV avremo un rapporto sano sarà un bene per il team. Credo che sia importante stabilire delle linee guida a inizio anno, come succede in ogni scuderia. Probabilmente la Formula E è una delle categorie più difficili in cui stabilire dei codici di condotta, perché è non convenzionale. Io e JEV avremo pari opportunità, finché uno dei due non sarà fuori dalla lotta per il mondiale”. 

Ma se c’è vita fuori dalla F1, lo stesso vale anche per la Formula E. Militare in un team come la DS Penske offre sbocchi interessanti sia negli USA che nel WEC, dove Stellantis schiera Peugeot. Sul primo fronte, “non credo che il legame con Penske cambi la situazione – riflette Vandoorne -. Conosco Roger e Jay da molto tempo. Il mio obiettivo era restare in Formula E, e per ora mi focalizzo su questo. Tra qualche anno, chissà. L’Indycar continuerà a crescere, e ci saranno tante opportunità”.

Quanto al mondiale Endurance, dove Vandoorne ha già corso in passato, “come pilota vorrei combinare il maggior numero di programmi possibile, perché è sempre importante restare attivi, e guidare molto. Ma il WEC e la Formula E oggi sono più rilevanti, con un numero maggiore di costruttori coinvolti, e diventa sempre più difficile correre in entrambi. Peugeot e DS fanno parte dello stesso gruppo, e se volessero coinvolgermi su entrambi i fronti, non direi di no. Al momento, però, mi focalizzerò solo sulla Formula E”.

Per un campione del mondo, però, anche la stessa F1 potrebbe costituire un’opzione, per quanto difficile da concretizzare. ”La qualità dei piloti in griglia in Formula E è molto alta – osserva Stoffel -. Le stelle si sono allineate per Nyck, e merita assolutamente un’opportunità in F1. Non credo sia l’unico. Ci sono diversi piloti in FE che non hanno mai corso in F1 e lo meriterebbero. Ma in F1 va così. Per quanto riguarda me, mai dire mai. Non sono più giovanissimo, ma se si guarda a cosa riesce a fare Fernando a 41 anni, c’è tempo. Devo essere realistico, però. Ho già avuto la mia chance, anche se quei due anni non sono stati ideali. Vorrei avere un’altra opportunità in condizioni migliori, ma non spetta a me decidere”. 

La seconda giovinezza del trentenne con la faccia da ragazzino Vandoorne, però, è arrivata in Formula E, una categoria in cui “i piloti possono fare la differenza. Le monoposto sono vicine in termini di prestazioni, e bisogna sfruttare al meglio il proprio pacchetto. Sei consapevole che combatteresti per la vittoria se facessi bene il tuo lavoro. In F1 puoi disputare la miglior gara della tua carriera e concludere dodicesimo o tredicesimo”. Forte del suo titolo di campione del mondo, “che nessuno potrà mai togliermi”, Vandoorne è pronto a ricominciare da zero nell’anno zero di un nuovo regolamento tecnico. Dimostrando, ancora una volta, che la F1 non è solo un punto di arrivo, ma anche di partenza. 

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