Diversamente Ferrari: Andrea Montermini, dopo la F1 la seconda giovinezza con i prototipi e le GT

Diversamente Ferrari: Andrea Montermini, dopo la F1 la seconda giovinezza con i prototipi e le GT
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Paolo Ciccarone
Il nostro inviato Paolo Ciccarone ripercorre la carriera di piloti che hanno lasciato il segno con la Ferrari fuori dalla F1. Dopo i trascorsi nel Circus a metà anni Novanta, Andrea Montermini visse una seconda giovinezza con la Ferrari nei prototipi nelle GT
19 maggio 2020

Nascere a pochi chilometri da Maranello ti segna la vita. Perché il suono dei motori diventa una ragione di vita e se per caso decidi di fare il pilota, non puoi fare a meno di pensare alla Ferrari notte e giorno. E’ stato così anche per Andrea Montermini, nato a Sassuolo, ovvero a un tiro di schioppo dalla fabbrica della Ferrari. Per uno appassionato di motori la strada era obbligata. Debutto nei kart, poi la F.Alfa Boxer con tre vittorie e due pole position nel 1987, il passaggio alla F.3 nell’89 e poi la F.3000. Per Montermini gli anni a cavallo del 1990 e il 1992 furono magici perché insieme alle gare di F.3000 c’erano i collaudi con le Ferrari F.1, squadra di cui fu tester e terzo pilota quando in squadra i titolari erano Prost, Mansell, Alesi e Capelli.

Furono tre stagioni incredibili col sogno diventato realtà, ma per un pilota professionista la strada passa anche là dove il cuore non vuole, come accadde alla Benetton nel 93 e 94, l’anno in cui Michael Schumacher conquistò il primo titolo mondiale. Per Montermini la F.1 non è stata tutta rose e fiori, ma anche dramma e paura, come accadde nelle prove del GP di Spagna a Barcellona nel 94. Pochi giorni dopo la tragica scomparsa di Senna e Ratzenberger a Imola, sul tracciato spagnolo Andrea rischiò davvero di morire uscendo di pista al curvone che immette sul traguardo. E lo fece al volante della stessa Simtek che fu fatale al pilota austriaco nelle prove di Imola. Per fortuna Andrea se la cavò con ferite al volto e alla schiena, ma non gli impedirono di tornare al volante di una vettura da corsa.

La tenacia e la testardaggine di Montermini, però, lo riportarono ancora nel circuito iridato, dapprima con la Forti e poi con la Pacific, piccole scuderie che gli fecero capire come il sogno della F.1, dopo aver pilotato Ferrari e Benetton, non valeva la pena essere vissuto così. Nel 1997 arrivò la fulminazione: basta con le monoposto e inizio di una nuova carriera con le sport. Fino al 1999 furono stagioni intense dove Montermini e la Ferrari si ritrovarono con la 333 SP con la quale Andrea vinse 4 gare e conquistò 5 pole position, 8 giri più veloci in gara. Furono anni di successi e di trionfi nella serie americana al volante della ormai mitica Ferrari 333 SP, una biposto che aveva in comune con la F.1 lo stesso motore che Montermini collaudava nei lunghi test sulla pista di Fiorano.

Le origini italiane, anzi modenesi, trovarsi al volante e a vincere con una Ferrari sul mercato più importante per la squadra italiana, fu un toccasana. Non è un caso che la carriera di Andrea Montermini sia proseguita ancora al volante delle GT di Maranello. Nel 2002 fu una 360 Modena GT a consegnargli tre vittorie assolute, nel 2003, nella 1000 km a Le Mans, ci fu anche una vittoria assoluta, nel 2004 un terzo posto assoluto in campionato con piazzamenti e successi vari. Andrea Montermini e la Ferrari, una storia cominciata nella culla di Sassuolo ad ascoltare il rombo dei motori di Maranello e a sognare un cavallino rampante su un volante di una macchina da corsa.

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