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1956 - Re e scudiero
La Formula 1 dei primi anni è ormai un ricordo lontanissimo fatto di sbiadite fotografie in bianco e nero e piloti d’altri tempi, veri cavalieri del rischio che ad ogni gara affrontavano lo spettro della morte, ma che allo stesso tempo erano anche più semplici e umani, legati spesso da rapporti di profonda stima e amicizia. E il GP d’Italia del 1956 ne è un fulgido esempio. È il 2 settembre del 1956 e l’ultimo appuntamento di Monza sarà anche quello che assegnerà l’agognato mondiale ad uno tra Fangio, Collins, Moss e Behra. L’argentino è il favorito, ma in gara un problema tecnico sembra negargli la possibilità di conquistare il 4° titolo. Per il compagno Peter Collins, in quel momento secondo, si apre così la possibilità di conquistare il primo mondiale della carriera. I regolamenti dell’epoca però, permettono che due piloti guidino la stessa vettura nella stessa gara e che alla fine il punteggio venga diviso equamente tra i due. Così Collins, in un gesto cavalleresco di rara sportività, decide di cedere a Fangio la sua Ferrari durante il pitstop. Quei 6 punti che per Collins avrebbero rappresentato la gloria diventano invece 3 fondamentali punti per Fangio, che conquista così il 4° mondiale della carriera. “Io sono giovane, avrò altre chance, per lui invece potrebbe essere l’ultima occasione”. Ma un ironico destino vorrà che Fangio se la prenda un’altra chance, l’anno dopo, conquistando a 46 anni il suo 5° titolo, mentre Collins troverà la morte al Nurburgring nel 1958, senza mai essere riuscito a conquistare quel titolo che avrebbe meritato, ma che invece aveva solo accarezzato.
1971 - Una poltrona per 5
Fin dalla sua costruzione e fin dal leggendario anello ad alta velocità l’Autodromo di Monza è stato uno dei circuiti più belli e veloci del mondo. In particolare nell'ultima configurazione senza chicane che vide il suo spettacolare atto finale nel 1971. Il mondiale è già deciso, dominato da Jackie Stewart e la sua Tyrrell, ma l’appuntamento italiano è sempre tanto atteso e una vittoria qui è sempre vista come un traguardo prestigioso. La gara è un susseguirsi di emozioni e sorpassi, i giochi di scie sui lunghi rettilinei permettono ai piloti di scambiarsi continuamente le posizioni. Le potenti Ferrari devono però arrendersi per dei guasti, mentre lo sfortunato Amon deve abbandonare la lotta per la vittoria per un problema alla visiera. Negli ultimi giri sono in 5 a giocarsi il gradino più alto. L’esito resta incerto fino all’ultima curva, ma ad approfittarne alla fine è Peter Gethin, che con uno slancio eroico conquista sull’ultimo rettilineo la vittoria finale, l’unica della sua carriera. Il distacco su Peterson secondo sarà di un solo centesimo, un nulla difficilmente misurabile con gli strumenti dell'epoca e deciso solo con il fotofinish. Ma non è tutto, i 3 piloti dietro di loro arrivano tutti racchiusi in 61 centesimi. Entrambi sono ancora oggi dei record, che difficilmente verranno mai battuti. Le spaventose medie orarie raggiunte infatti porteranno ad un drastico rallentamento del layout dell’autodromo già a partire dal 1972.
1988 - Destino Rosso
In uno sport come la F1, fatto di dettagli e di ricerca della perfezione, lo spazio per le superstizioni e per le romantiche suggestioni è spesso molto poco, ma può effettivamente succedere che un evento incredibile faccia vacillare nelle sue certezze anche il più scettico. E a Monza, l’11 settembre del 1988, quello che nessuno si sarebbe aspettato è invece successo nel modo più assurdo e provvidenziale. La storia di quel mondiale è ben nota. La McLaren MP4/4 di Prost e Senna conquista vittorie e pole position a ripetizione, lasciando agli avversari solo sporadiche briciole. La Ferrari F1-88 di Berger e Alboreto in generale è una macchina ben riuscita, ma poco può fare contro il missile di Gordon Murray. Come se non bastasse il 14 agosto è scomparso all’età di 90 anni Enzo Ferrari, lasciando nella Scuderia un vuoto incolmabile. La prima gara di Monza senza di lui però sembra rivivere lo stesso film. Le McLaren sono facilmente davanti senza che nessuno possa inserirsi, un podio sarebbe già un buon risultato per onorare la memoria del Drake, ma quel giorno qualcuno, o qualcosa, vuole che le Ferrari trionfino. Prima Prost viene insolitamente tradito dall’affidabile motore Honda, poi Senna, commette clamorosamente uno dei rari errori della sua carriera durante un doppiaggio a due giri dalla fine, dovendosi ritirare. L’incredibile è successo, le Ferrari ereditano la testa e completano gli ultimi chilometri in tandem, sfilando sul traguardo in una emozionante doppietta che fa sognare il popolo rosso. “Lassù qualcuno ci ama!” dirà poi Berger sul gradino più alto del podio, l'unico di quella stagione non occupato da un pilota McLaren.
1993 - Volo sincronizzato
Il GP del 1993 è invece ricordato per una curiosa fotografia scattata sul traguardo finale, che però non ha che fare con gli annunciati protagonisti di quella giornata, bensì con le due Minardi. Le due vetture di Faenza, si trovano in 7^ e 8^ posizione all’ultimo giro. Martini, alla parabolica riesce a superare il compagno Fittipaldi in un duello che vale più per la gloria che per i risultati. Il brasiliano però, esce meglio e sulla volata finale prova a scavalcare nuovamente l’italiano. La scia però risucchia Christian che preso alla sprovvista tampona Martini. La sua monoposto così, decolla sulla ruota posteriore destra del compagno ed esegue un flip di 360° in aria, ricadendo violentemente sulle ruote e tagliando per inerzia il traguardo. “Se hai frenato, sei licenziato.” dice a Martini il patron Giancarlo Minardi. La verità però è un’altra; l’italiano, avendo perso durante la gara la quinta marcia, ha perso molto slancio in uscita dalla parabolica e il suo compagno probabilmente è stato preso alla sprovvista dal grande risucchio della scia e dalla differenza di velocità. Alla fine, Fittipaldi se la caverà solo con un grande spavento, e con un ricordo alquanto iconico.
2008 - Nascita di una stella
Parliamo ancora di Minardi, anzi, di Toro Rosso per essere precisi. Perché la scuderia italiana è passata nel 2006 sotto il controllo della Red Bull. Siamo nel 2008 e alla guida della STR3 motorizzata Ferrari c’è un giovane di belle speranze di nome Sebastian Vettel. Dopo un inizio difficoltoso, la scuderia ha cominciato a racimolare qualche promettente piazzamento a punti, ma in una Formula 1 dominata dalle grandi squadre aspirare a qualcosa di più sembra difficile. A Monza però, ci pensa la proverbiale pioggia, cartina tornasole per il talento individuale, a regalare una favola ai ragazzi di Faenza. Il sabato, sotto il diluvio, Vettel sigla una storica pole position. La domenica poi, la storia si ripete, Seb domina sotto l’acqua mentre i big in lotta per il mondiale naufragano nelle retrovie. Per la Toro Rosso è una prima storica vittoria mentre Vettel diventa il più giovane vincitore di sempre, guadagnandosi il soprannome di “Nuovo Schumacher”. È solo l’assaggio del grande dominio che lo vedrà protagonista ad inizio anni ‘10.