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1963 - Senza storia
Il Gran Premio del 1963 è stato senza ombra di dubbio uno dei più fulgidi esempi dell’immenso talento di Jim Clark. A Spa, nella vecchia pericolosissima configurazione che si snodava per 14 km tra foresta e campagne belghe, lo scozzese si trova a scattare 8° per via di un problema al cambio. Ma la domenica, anche grazie alle avverse condizioni meteo, annichilisce letteralmente la concorrenza nonostante non fosse molto avvezzo al tracciato belga per via della sua grande pericolosità. Prima, in un solo giro riesce a risalire fino alla testa della corsa e successivamente comincia a distanziare gli avversari con un ritmo martellante, nonostante venga rallentato da un problema alla leva del cambio che lo costringe a smettere di usare la 5^ marcia. Alla fine dei 32 giri previsti, Clark avrà doppiato tutti i concorrenti tranne McLaren 2°, che però si troverà inflitto un distacco di quasi 5 minuti. A bissare un dominio senza precedenti, il pilota della Lotus conquisterà a fine anno il suo primo titolo iridato marcando, grazie alla vigente regola degli scarti, il 100% dei punti disponibili.
1991 - Partenza “bruciante”
Prendete: un tassista inglese, un giovane e semisconosciuto pilota belga, una lite tra le strade di Londra e una bomboletta di spray urticante. Uniteli con un po’ di fantasia e otterrete il debutto in F1 di Michael Schumacher. La storia è ovviamente più complicata di così, ma è proprio a causa dell’improvviso arresto di Bertrand Gachot, reo di aver usato la suddetta bomboletta con scopo di aggressione durante una discussione, che il giovane tedesco si ritroverà a sostituirlo sul sedile della Jordan per il GP del Belgio del 1991. Schumacher ha talento e lo ha fatto vedere sia con i prototipi a ruote coperte sia in un veloce test a Silverstone con la iconica 191, ma ha anche poca esperienza. Eppure il suo manager Weber non ha dubbi e, interrogato al riguardo da Eddie Jordan, mente senza farsi troppi scrupoli. “Conosce Spa come le sue tasche”. Falso, falsissimo. Ma alla fine Eddie, mentre il suo pilota titolare è alle prese con insormontabili problemi giudiziari, è costretto a dargli una chance. Fortunatamente, verrebbe da dire. Schumi tra lo stupore generale si qualifica 7°, mentre la domenica infiamma lo start con una partenza lampo. La sua gara però dura qualche manciata di metri. Forse a causa dell’inesperienza e della foga il nativo di Kerpen brucia la frizione della sua Jordan ed è costretto al ritiro. Comincia così, in modo rocambolesco, la leggenda di Michael Schumacher.
1992 - Ci pensa Ayrton
Spostiamo le lancette avanti di un anno. Il 1992 è un’annata senza storia. La futuristica Williams FW14B demolisce ogni velleità di competizione. Mansell è talmente superiore che proprio a Spa arriva già da Campione del Mondo con 5 gare ancora da disputare. Il venerdì nemmeno a dirlo conquista la pole position, infliggendo distacchi enormi a tutti gli avversari. Ma è dalle retrovie che arriva l’emozione più grande. Érik Comas, a bordo della sua Ligier, va in testacoda nel velocissimo tratto di Blanchimont e dopo essere carambolato in mezzo alla pista con la macchina distrutta, perde i sensi rimanendo pericolosamente con l’acceleratore aperto. Ayrton Senna è il primo a passare sul posto mentre il polverone è ancora denso. Senza pensarci due volte il brasiliano, conscio della situazione, scende dalla sua McLaren e sprezzante delle procedure e delle vetture che via via gli transitano vicine, si avvicina alla macchina e prontamente stacca l’iniezione della Ligier evitando così un possibile incendio, supportando nel mentre la testa di Comas in attesa dei soccorsi e salvandogli forse la vita. Destino vorrà che a causa di un’incomprensione con la direzione gara sarà proprio Comas, 2 anni dopo, a transitare per errore al Tamburello poco prima che il brasiliano venga caricato sull’elicottero in direzione dell’Ospedale Maggiore di Bologna.
2000 - Mika, sorpasso da brivido
Nuovo millennio, stesso copione. Per il terzo anno consecutivo sono ancora Schumacher e Häkkinen a giocarsela. Chi la spunterà alla fine sarà Campione del Mondo per la terza volta. Dopo un inizio di stagione folgorante il tedesco incappa in una serie di ritiri e sfortune che gli costano la vetta della classifica a favore di Häkkinen che invece in estate si ritrova in stato di grazia. A Spa, sul circuito favorito, Schumacher è obbligato a rifarsi dopo il clamoroso autogol del 1998 e la mancata partecipazione del ‘99. Ma in qualifica non va oltre il 5° posto, mentre il rivale si invola in pole. La pioggia della domenica mattina però, fa un favore a Michael che riesce ad issarsi in seconda posizione mentre Mika mantiene la testa indisturbato. L’errore, sulla pista viscida, è però dietro l’angolo. Dopo un banale testacoda il finlandese deve lasciare la prima posizione all’alfiere della Ferrari, che vede quindi la possibilità di tornare alla vittoria. Il valzer dei pit-stop sorride comunque ad Häkkinen che riprende il ritmo e forte di un assetto più indovinato comincia a rosicchiare lo svantaggio, portando il primo attacco a 4 giri dalla fine. Schumacher chiude la porta con grande aggressività ma nel giro dopo deve arrendersi quando il pilota della McLaren, sfruttando il doppiaggio di Zonta, lo infila in fondo al Kemmel con una manovra da cineteca che gli consegna la vittoria, uno dei migliori sorpassi della storia della Formula 1. Una mazzata al morale di Schumacher e della Ferrari che vedono l’ombra del lungo digiuno allungarsi. Servirà il decisivo bagno di folla di Monza a ridare linfa vitale alla volata finale del tedesco verso l’iride.
2019 - Nel nome di Anthoine
Il primo anno di Charles Leclerc con la Ferrari è un’altalena di emozioni. La SF90 è veloce solo saltuariamente e con poca regolarità e i due piloti tra varie vicissitudini riescono a cogliere meno di quanto potrebbero. La grande potenza della power unit però rende favorevole l’appuntamento di Spa, dove la Ferrari spera di cogliere il primo successo stagionale. Leclerc infatti conquista la sua terza pole position sul veloce tracciato delle Ardenne, seguito a ruota dall’altra Ferrari di Vettel che completa la prima fila. Il weekend però viene funestato da una tragedia. Durante la sprint race di Formula 2 del sabato pomeriggio uno spaventoso incidente costa la vita ad Anthoine Hubert e provoca gravissime ferite a Juan Manuel Correa. Tutto il paddock è scosso, ma la gara di Formula 1 viene regolarmente corsa il giorno successivo. Nonostante le Mercedes di Hamilton e Bottas siano complessivamente superiori, il monegasco riesce a portare a casa il successo, contenendo la volata finale di Lewis. In un finale che sa di dolce-amaro, Leclerc dedica la sua prima sudata vittoria al grande amico scomparso il giorno prima.