Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
L’emozione che si prova arrivando all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari è già di per sé un qualcosa se non si è mai provato prima sulla propria pelle difficilmente si riesce a raccontare. L’atmosfera che si respira nel paddock di Imola è quasi surreale, un limbo tra il futuro, l’avanguardia più assoluta portata avanti dalle monoposto moderne di Formula 1, e il passato che aleggia imponente tra la Tosa e la Rivazza, passando per il Tamburello. Non è la prima volta che Andrea Kimi Antonelli proverà queste sensazioni dato che è nato e cresciuto a Bologna, poco lontano da Imola, ma ora tutto avrà un sapore diverso. Veste ora i panni del pilota titolare di una delle squadre più vincenti del motorsport, la Mercedes, e correrà il suo primo Gran Premio dell'Emilia-Romagna e del Made in Italy.
Il sole splende cocente sul tracciato imolese, un caldo che riscalda le gote giovani di Andrea Kimi Antonelli, che gli dona un viso ancora più fanciullesco, sbarazzino, tipico dei primi giorni di scuola dopo il rientro dalle vacanze. Ma siamo solamente a maggio, storicamente il mese più difficile per gli studenti, soprattutto per chi deve sostenere la maturità. Tra poco più di 30 giorni si siederà anche lui davanti alla commissione che gli darà poi l’attestato finale, quello che chiude il ciclo scolastico di ogni studente. Eppure, lui adesso non è chino con la testa sui libri, ma sui dati, quelli raccolti dal simulatore di Brackley. Perché Kimi, tra un giorno passato a scuola – dove ci va con una modestissima auto aziendale, una Mercedes AMG GT 63 S – e con la famiglia, colonna portante della sua vita, si destreggia in quello che è il suo sogno da bambino. Essere un pilota di Formula 1.
Aveva solamente undici anni quando è entrato nella famiglia Mercedes e da quel giorno di acqua sotto i ponti ne è passata. Kimi Antonelli è cresciuto, ha fatto la gavetta necessaria, ha corso in Formula 2 ed ha testato per un totale di oltre 1000 km sui vari tracciati europei le monoposto di Formula 1, ovviamente vecchie di due anni come prevede il regolamento. Il Kimi che abbiamo incontrato solamente qualche mese fa a Monza è completamente diverso rispetto a quello di oggi. Quando era seduto al fianco di Toto Wolff e George Russell per la conferenza stampa organizzata per annuncio in Mercedes, Kimi era teso, un leggero tremore delle mani e sviava lo sguardo dei giornalisti, come a proteggersi da domande indiscrete che non avrebbero fatto nient’altro che mettergli ancora più pressione sulle spalle, come se quella di debuttare in Formula 1 a soli 18 anni non fosse abbastanza. “Sarai l’erede di un sette volte campione del mondo” è una frase che spesso gli è stata rivolta di recente, ma Bradley Lord, che questo weekend farà le veci di Toto Wolff, ha parlato chiaro e tondo. Antonelli non è l’erede di nessuno, è un pilota che è stato chiamato a correre per il team di Brackley e che non dovrà sostituire nessuno. Kimi è unico nel suo genere, esattamente come lo era Lewis al suo tempo.
Questa è la concezione con cui Andrea – così viene chiamato dal team quando sbaglia qualcosa – sta crescendo nella sua prima stagione in Formula 1. Un apprendistato di cui pochissimi altri hanno potuto godere prima di lui. La tensione nel volto e sui muscoli di Monza dello scorso anno grazie all’ambiente che lo circonda, dalla famiglia ad ogni membro della squadra, è praticamente scomparsa. Kimi è consapevole del suo talento, di meritarsi quel sedile, indipendentemente dalle scelte altrui. Kimi guarda fisso davanti a sé, risponde sereno e con un sorriso da orecchio a orecchio. “Sono cresciuto tantissimo da Monza, sia come persona che come pilota – ha risposto alla nostra domanda – devo dire che è stato un bel percorso soprattutto perché ho potuto conoscere il team ancora meglio, formare un rapporto con tutti. Adesso non posso far altro che cercare di migliorare di volta in volta creando anche dei momenti belli insieme. Questo cercherò di fare questo weekend”. L’attesa da parte dei tifosi italiani per questo Gran Premio ad Imola è veramente tanta, ma cosa manca ad Antonelli per capitalizzare quanto di buono sta già facendo e magari festeggiare la sua prima vittoria iridata? “Ad essere sincero credo che sia il fatto di dover ancora capire come mettere insieme tutto il weekend, dalle libere alla gara. In questi primi sei appuntamenti magari ho fatto una grande gara ma non la qualifica e viceversa. Questo, però, viene con l’esperienza. Ci sono sempre situazioni nuove a cui ancora adesso non so come rispondere nel miglior modo possibile o adattarmi”. Le parole del pilota coincidono perfettamente con quelle che ci aveva rilasciato poco prima a pranzo Bradley Lord.
Un aspetto che inizialmente Antonelli non riusciva a mettere a punto era la giusta messa in temperature delle gomme soft, essenziale per il giro perfetto. “E’ un aspetto che dipende da pista a pista, ma sto cercando di capire meglio come gestire questo tipo di mescola. A Miami è andata molto bene la qualifica perché avevo lo stesso compund usato a Jeddah e mi ha aiutato tanto. Tutto quello che ero riuscito ad imparare prima l’ho potuto mettere in pratica il weekend successivo ed ha dato i suoi frutti. Ho fatto sì un bello step avanti, ma c’è ancora del lavoro da fare perché già ad Imola avremo una mescola completamente nuova. Anche l’asfalto sarà diverso rispetto a Miami, così come le caratteristiche della pista, dunque la gomma avrà un comportamento diverso”. Ma nonostante questi cambiamenti, avrà dalla sua la fortuna di poter apprendere il comportamento degli pneumatici messi a disposizione Pirelli su un tracciato che conosce bene, ma quanto questo fattore esperienza influenza l’andamento del weekend di gara? “Siamo finalmente nella fase europea del campionato, dunque, troverò diverse piste che conosco abbastanza, ma questo non vuol dire che sarà più facile perché il livello dei miei avversari è altissimo. La prospettiva generale, però, è diversa perché avrò più confidenza già nella prima sessione di libere. Questo non vuol dire che nelle prime gare abbia avuto di molto tempo per imparare la pista. Il merito va alla macchina e alla confidenza che mi permette di avere perché mi fa subito spingere, avvicinarmi al limite. Semplicemente, forse, dovrò lavorare leggermente meno sulla guida concentrandomi sul set-up per avere così chance migliori sia per le qualifiche di sabato che in gara domenica”.
Essere del posto influisce molto anche sulla preparazione mentale di Andrea Kimi Antonelli date le emozioni di non avere solamente il pubblico italiano a sostenerlo, ma anche la famiglia e gli amici di scuola. “Sarà un weekend davvero speciale per questi motivi ma aumenterà anche la difficoltà perché l’emozione di correre a casa dato che abito a mezz’ora dalla pista è davvero tanto. Dovrò cercare di restare concentrato, calmo, per focalizzarmi su quello che devo fare perché alla fine è una gara esattamente come tutte le altre”. Il carico di essere il più giovane in griglia non è solo fronte di pressione per lui, ma anche un’arma a suo vantaggio. “Cerco di portare positività all’interno del team. Spesso mi dicono che il mio arrivo sia stata una ventata d’aria fresca. Fa parte del mio carattere essere così solare e spero che alla fine abbia un impatto positivo, non solo sugli ingegneri ma anche sui meccanici, tutti quanti. Riguardo alla pressione, non è facile doverci combattere, ma questo vale da quando ero piccolo. Quando sei in Formula 1 e davanti ai tuoi connazionali è normale ma io la prendo anche come motivazione in più a fare meglio. Mi aiuta tanto sapere di avere le giuste persone vicino a me ed io sono cresciuto con questa squadra. Sono tante piccole cose che alla fine fanno la differenza” ha proseguito il pilota. “Ad avermi tolto un grande peso dalle spalle è stata la pole a Miami perché ho sempre fatto un po’ fatica in quelle situazioni, ma lì ho fatto finalmente quello step che tanto ho cercato in qualifica; sulla gara, invece, c’è ancora tanto su cui lavorare. Mi sento molto più sicuro di me stesso e sono più consapevole della situazione”.
Molto si è parlato dei differenti stili – o per meglio dire richieste – da parte di Charles Leclerc e Lewis Hamilton. “Siamo tutti piloti diversi, ma qualche volta si possono somigliare. Il mio è diverso rispetto a quello di George Russell, ma la cosa positiva è che alla fine in macchina abbiamo sensazioni molto simili. Questo permette al team di progredire molto nel corso del weekend perché se avessimo due opinioni completamente diverse potrebbe essere controproducente mandando in confusione riguardo a quella che è la linea da seguire. Non saprebbero quale strada prendere. Per il momento siamo sempre riusciti ad essere chiari sul feedback. Personalmente devo ancora migliorare tanto e poi potrò dire dove la macchina deve ancora migliorare per indirizzare lo sviluppo. Quello che è sicuro è il fatto che la macchina è molto stabile; quando si ha del sottosterzo la situazione potrebbe complicarsi un po’ perché mi richiederebbe più fatica nel girare la macchina e di conseguenza usare di più le ruote posteriori in trazione arrivando a fine run con anche il sovrasterzo. Ma avere una piattaforma stabile e prevedibile mi permette di avere molta più confidenza. Stiamo lavorando con gli aggiornamenti e speriamo di poter solamente progredire. Poi si vedrà come andrà, confermo che la W16 sia la migliore vettura Mercedes che io abbia mai guidato anche se qualche volta soffre un po’ di bouncing”, ha chiosato Antonelli.