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“È la prima volta che a fronte di nuove prove viene accettato un mio ricorso. Ci avevo provato in passato con altre scuderie, ma non ci ero mai riuscito. Questo dimostra che il meccanismo funziona in casi chiari come il mio”: Carlos Sainz ha avuto la sua rivincita, vedendosi revocare la penalità che gli era stata comminata per un contatto con Liam Lawson nel Gran Premio d’Olanda 2025 di Formula 1. Alla vigilia del weekend di Baku, il pilota della Williams festeggia questa piccola vittoria, ma sa che la battaglia per l’equilibrio sui contatti di gara è ancora lunga.
Sainz, uno dei due direttori della GPDA, l’associazione dei piloti di Formula 1, ha un’idea chiara su cosa servirebbe per garantire maggiore equità nelle decisioni in merito ai contatti in gara. “Per il futuro dovrebbero esserci almeno due commissari permanenti su tre e averne uno a rotazione per il fairplay sportivo e per ragioni educative”, ha sottolineato, come riporta Autosport, nell’incontro con la stampa presente in pista a Baku. Un provvedimento, questo, che in molti invocano da tempo, anche se pare esserci un ostacolo paradossale.
Se ci fossero effettivamente due commissari fissi, si tratterebbe di due figure professionali altamente qualificate da retribuire di conseguenza. E il nodo riguarda chi si dovrebbe effettivamente fare carico di questo esborso. “Non dovrebbe importarci chi pagherebbe, visto che girano abbastanza soldi per corrispondere questi stipendi, così come ce ne sono a sufficienza per erogare i compensi di tutte le altre persone coinvolte. Non posso credere che questi stipendi siano motivo di contendere”.
“Non tutti la pensano allo stesso modo”, concede Sainz sulla sua visione per il futuro della figura del commissario. Ma, sottolinea, ma in ogni caso servono dei miglioramenti a livello di linee guida sulle lotte in pista. “Penso che le linee guida siano uno sforzo per rendere chiaramente evidente ai commissari e ai piloti chi deve avere la responsabilità dell’accaduto. Ma credo che non abbiano avuto l’impatto che avremmo voluto nel fare chiarezza. È lampante sulla carta, ma all’atto pratico non lo è altrettanto”.
È il paradosso di normative talmente arzigogolate da essere allo stesso tempo molto prescrittive ma confusionarie. Regolamenti che, a ben vedere, tolgono anche la naturalezza della lotta corpo a corpo, concentrati come devono essere i piloti nel non oltrepassare i limiti del consentito. C’è chi, come Max Verstappen, sfrutta abilmente le zone grigie del regolamento sportivo così come gli ingegneri fanno per quello tecnico. A prescindere da tutto questo, in fondo, il fattore umano renderà sempre potenzialmente imperfette le decisioni sui contatti di gara. Ma questo non vuol dire che non si possa migliorare lo status quo.