F1. La lotta mondiale tra Oscar Piastri e Lando Norris è noiosa. E solo la McLaren potrebbe ravvivarla

F1. La lotta mondiale tra Oscar Piastri e Lando Norris è noiosa. E solo la McLaren potrebbe ravvivarla
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La lotta mondiale tra Oscar Piastri e Lando Norris resta piatta, nonostante la posta in gioco sia alta. Ma la McLaren, cercando costantemente di gettare acqua sul fuoco di questa rivalità, potrebbe ottenere l'effetto opposto
6 ottobre 2025

La lotta mondiale tra Oscar Piastri e Lando Norris per il titolo piloti della stagione 2025 di Formula 1 è noiosa. Lo è anche se gli ingredienti per essere avvincente sulla carta ci sarebbero tutti. Quella tra i due talenti di casa McLaren è una sfida tra due giovani ancora a secco di iridi nella loro bacheca. E ancor prima una battaglia per imporre un’inevitabile gerarchia in una scuderia che, per volere dell’empatico e onesto team principal Andrea Stella, non vuole individuare un numero uno tra i due piloti papaya. Piastri e Norris, poi, hanno personalità diametralmente opposte.

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Piastri sembra imperturbabile, armato com’è della calma dei forti. È un’ancora che lo aiuta nel momento in cui commette gli errori che fanno parte della curva di apprendimento di chi affronta per la prima volta una lotta mondiale. Oscar ad alcuni potrà sembrare apatico e poco carismatico. Ma dietro la sua glaciale disposizione d’animo si nasconde un certo senso caustico dell’umorismo, lo stesso sarcasmo che esce nel momento in cui si indispone per quello che succede in pista. Non esulta troppo per le vittorie, Oscar, perché in fondo sa di essere destinato a qualcosa di più.

Se Piastri è fin troppo controllato, Norris è invece tormentato costantemente dai suoi stessi pensieri. Che Lando sia una persona che riflette troppo lo si capisce ponendogli domande semplici, a cui lui fornisce immancabilmente risposte ragionate. Fin troppo. Norris resta intimamente convinto di non essere all’altezza del suo compito, e finché non capirà di esserlo – perché a livello di capacità nulla gli manca – non potrà essere un vero vincente. Sta tutto qui il cortocircuito per cui a volte perde lucidità nelle lotte in pista e pure nelle dichiarazioni.

In una recente intervista rilasciata a ESPN, Norris ha sottolineato i privilegi di Max Verstappen, sostanzialmente concepito per essere un pilota vincente. Ma nel puntare il dito contro il suo avversario si è dimenticato di riconoscere la propria condizione di privilegiato, da figlio di un miliardario andato in pensione prima dei 40 anni. È lo stesso cortocircuito cognitivo per cui a Singapore post qualifica ha canzonato Verstappen per il suo commento sull’aria sporca che lo avrebbe disturbato nel giro veloce, per poi lamentarsi dello stesso problema in gara.

Lo scontro tra due personalità così diverse avrebbe potuto essere esplosivo, ma in realtà non è nemmeno un vero e proprio contrasto. Norris è troppo immerso nei suoi pensieri per concentrare la sua attenzione verso un compagno di squadra che non lo fa scaldare come accade con Verstappen, nemico amico che lo accende. E Piastri ha una disposizione d’animo troppo impassibile perché possa diventare aggressivo senza che ci siano fattori esterni a condizionarlo.

Quella tra Piastri e Norris è una lotta noiosa perché è senza pathos. Non tutte le battaglie tra compagni di squadra possono avere la profondità e la violenza della sfida in Mercedes tra Lewis Hamilton e Nico Rosberg, amici il cui rapporto è andato incancrenendosi così tanto che ancora oggi non si perdonano, non si possono ritrovare. Ma nel caso dei ragazzi papaya l’intreccio diventa banale anche se non dovrebbe esserlo, vista la posta in palio. C’è un motivo se tanti sperano che Max Verstappen possa essere davvero della partita. Che lo si ami o lo si odi, Max è magnetico, complesso e tenace fino al midollo.

C’è solo un modo – tolto Verstappen dall’equazione – perché questa lotta diventi finalmente interessante. L’ingerenza della McLaren nel volere a tutti i costi un fair play tra i due contendenti al titolo potrebbe rivelarsi un boomerang spaventoso, e i primi sentori in tal senso sono già arrivati. Sono le lamentele di Piastri dopo il contatto con Norris a Singapore. Un episodio, questo, che giustamente i commissari hanno derubricato a semplice incidente di gara. Ma che assume contorni diversi guardando al contesto.

Chi definisce Piastri un frignone si dimentica che a Monza Oscar è stato costretto a far sfilare il compagno di squadra dopo che quest’ultimo aveva pagato le conseguenze di una sosta lenta. Da fuori è facile capire che si tratta di situazioni diverse. Ma Piastri si chiede dove stia il confine delle benedette papaya rules. La frenesia di voler a tutti i costi pareggiare i conti resi impari dalla sorte – con in mente ben chiaro il ko tecnico di Norris a Zandvoort – non fa altro che esporre la McLaren a potenziali grattacapi.

Per ora Piastri e Norris sono state melliflue pedine in mano al team. Ma non è improbabile che da scaramucce come quella di Singapore si passi a episodi molto più pesanti. Chi ci dice che Norris la prossima volta non cerchi di nuovo di forzare la mano, e che Piastri di rimando non possa chiudere brutalmente la porta, sapendo di poterselo permettere dato il vantaggio in classifica? La lotta di casa McLaren, all’insegna di una forzata armonia, è soporifera. Ma non è detto che in questa storia non arrivi il colpo di coda che potrebbe rimettere in gioco tutto. Soprattutto se Verstappen dovesse essere della partita.

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