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Lando Norris arriva a Silverstone carico di entusiasmo e con l’ambizione di conquistare quella vittoria che sogna fin da bambino. Dopo il gradino più alto del podio di Spielberg, il pilota McLaren si presenta davanti al pubblico di casa pronto a inseguire la storia: “Sono molto emozionato per tutto quello che succede in questo weekend. Ogni giorno c’è qualcosa da vivere. Naturalmente guidare in pista è la parte migliore, ma ieri a Trafalgar Square e stamattina sugli spalti ho già respirato un’atmosfera incredibile. Tutto positivo, tutte distrazioni felici. E poi, arrivare qui dopo l’Austria mi dà una bella carica”.
Norris non ha dubbi su quale sarebbe la vittoria più importante della sua carriera: “Ho sempre detto che se potessi vincere una sola gara nella mia vita sarebbe Silverstone. Più ancora di Monaco. Monaco è speciale per la sua storia e per i nomi che l’hanno vinta, ma Silverstone è speciale per quello che rappresenta per noi britannici. Sarebbe la vittoria che mi regalerebbe il sorriso più grande, la più emozionante da quando ho iniziato a seguire la Formula 1 da bambino”.
Fino ad ora a Silverstone sono arrivati podi e piazzamenti importanti – dal 2° al 6° posto – ma manca quel primo posto che cambierebbe tutto. “È un piano, ma c’è ancora tanto lavoro da fare prima. Le emozioni sarebbero diverse rispetto a Monaco, ma questa sarebbe la più sentita”, ammette Lando.
Dopo un avvio di stagione complicato dal punto di vista delle sensazioni alla guida, in Austria Norris ha ritrovato un feeling migliore: “Al Red Bull Ring ho ritrovato un po’ di ritmo, soprattutto in qualifica ho fatto uno dei miei migliori Q3. Ma non è detto che succeda anche qui. A volte tutto dipende dalla pista, dall’asfalto, dalle gomme. Però ho più motivazione per cercare di ripetermi e Silverstone può darmi qualcosa in più. Se c’è un posto dove vorrei sentirmi a mio agio, è questo”.
Il tema degli scontri interni in McLaren dopo Austria e Canada non può mancare. Quanto possono correre liberamente Norris e Piastri? “Il limite è semplice: il contatto. Canada è stato il nostro ‘red line’. Correndo al limite, è facile sbagliare, anche per i migliori del mondo. Però sappiamo entrambi dove non dobbiamo arrivare. Vogliamo gareggiare, ma sempre nel rispetto del lavoro di chi costruisce le nostre macchine. In Austria ci siamo divertiti, ma non dobbiamo più ripetere ciò che è successo in Canada. La regola è chiara: potete divertirvi, potete correre vicini, ma senza toccarsi”.
Da qualche gara McLaren ha introdotto una modifica alla sospensione anteriore, ma Norris spiega che il miglioramento non è così netto: “È una piccola modifica che potrebbe migliorare il feeling allo sterzo, ma non è un componente che porta direttamente performance. Non è qualcosa che metti su e dici ‘adesso andremo più forte’. È più una questione di fiducia nel lavoro del team. In Austria ho sentito qualcosa in più, in Canada no, ma lì la macchina è sempre difficile da interpretare. Non credo di essere ancora tornato al livello di feeling dell’anno scorso, ma ci stiamo lavorando”.
Il britannico spiega che il suo principale riferimento sono sempre state le sensazioni trasmesse dal volante: “La mia sensibilità più grande è nelle mani. È lì che capisco cosa fa la macchina. È sempre stato così, anche più di quanto lo fossero i miei ex compagni come Carlos [Sainz] e Daniel [Ricciardo]. Quando non ho quel feeling, non sono contento e faccio più fatica ad andare al limite. Quest’anno abbiamo perso qualcosa in quell’area e stiamo lavorando per ritrovarlo”.
Con Silverstone che si prepara a sostenerlo, Norris è consapevole di essere oggi il miglior piazzato tra i britannici in classifica: “Teoricamente sì, sono quello con la miglior chance di vincere questa gara e di lottare per il titolo quest’anno. Ma se guardiamo alla storia, Lewis resta davanti a tutti. Ha più vittorie, pole e titoli di chiunque altro. Forse questo weekend sono il favorito dal punto di vista britannico, ma siete voi a dover dare i numeri. Io cerco solo di fare il mio lavoro. Il mio obiettivo è diventare il numero uno, come in qualsiasi sport. Non credo di averlo ancora dimostrato completamente, ma ci sto lavorando”.