Formula 1. Oscar Piastri e il tallone d'Achille che può costargli il mondiale

Formula 1. Oscar Piastri e il tallone d'Achille che può costargli il mondiale
Pubblicità
Negli ultimi Gran Premi Oscar Piastri ha mostrato una debolezza che gli sta costando cara e che potrebbe influenzare la lotta per il titolo della stagione 2025 di Formula 1
28 ottobre 2025

Dopo una stagione 2025 passata per larga parte da leader del mondiale, Oscar Piastri ha offerto prestazioni tanto preoccupanti ad Austin e in Messico da far ventilare persino un cambio di telaio per la sua McLaren MCL39. E non è un buon segno. Quando un pilota di Formula 1 subisce una flessione di performance apparentemente inspiegabile, è inevitabile che la scuderia vada a scandagliare la monoposto alla ricerca di eventuali spiegazioni. In assenza di problemi evidenti, l’extrema ratio è proprio il cambio del telaio.

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese

Il caso di Daniel Ricciardo è esemplificativo. Sia in McLaren che in Alpha Tauri, Ricciardo chiese più volte il cambio del telaio, convinto che la ragione delle sue prestazioni sottotono fosse da ricercarsi nella monoposto. Vedeva dei fantasmi, senza rendersi conto che il problema era proprio lui. La prova che questo fosse il vero motivo arrivava nel momento in cui, passato l’effetto placebo, non si assisteva a un miglioramento significativo. La situazione di Piastri, però, è ben diversa, e circostanziata, almeno per il momento.

Piastri ha faticato su due piste che espongono crudelmente il suo più grande limite. Per stessa ammissione del suo team principal, Andrea Stella, Oscar si trova in difficoltà in condizioni di basso grip, in cui deve gestire una maggiore instabilità della monoposto. Quanto Piastri fosse in ambasce in Messico lo si vedeva dal continuo scivolamento del posteriore. Che, per sua fortuna, non portava a un eccessivo surriscaldamento delle gomme solo perché la sua MCL39 è in grado di coccolarle anche nelle condizioni più stressanti.

Il vero problema per Piastri è che le condizioni di basso grip che lo mettono in difficoltà esaltano invece le qualità di Lando Norris. È risultato evidente in Messico, occasione in cui Lando è riuscito a sfruttare al meglio i punti di forza della sua MCL39 – dal raffreddamento efficacissimo a fronte di sacrifici aerodinamici minimi alla gestione delle gomme – per mettere a segno una delle prestazioni più convincenti della sua intera carriera. Con una contrapposizione così marcata, era inevitabile che la forbice prestazionale tra i due papaya aumentasse.

Dopo il pesante ko tecnico subito da Norris a Zandvoort, sembrava che le speranze mondiali dell’inglese si fossero assottigliate moltissimo. Ma sono bastati pochi GP per ribaltare completamente la situazione. Mentre tutti guardavano al recupero di Max Verstappen, Norris ha cominciato una scalata silenziosa che lo ha portato a prendersi la testa della classifica piloti dopo il Messico, anche se per un solo punto. E per Piastri l’importante ora è fermare una progressione a lui sfavorevole.

Il fatto di correre su piste su cui il grip è maggiore rispetto ad Austin e al Messico dovrebbe aiutare Piastri. Ma in Brasile, dove si svolgerà la prossima gara in calendario, il rischio pioggia è sempre in agguato. E con il bagnato il tema dell’aderenza tornerebbe in auge. In fondo è anche una questione di testa, di sicurezza in sé. Quella di Oscar sembrava inscalfibile, ma in Formula 1, si sa, è l’ultima gara disputata a dare la percezione del valore di un pilota. Riuscirà Piastri a ritrovare lo smalto perduto? Interlagos ci darà una prima risposta.

Pubblicità