Il filo rosso che lega Kimi Antonelli ad Ayrton Senna: il tributo che ha commosso la Formula 1 a Interlagos

Il filo rosso che lega Kimi Antonelli ad Ayrton Senna: il tributo che ha commosso la Formula 1 a Interlagos
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A Interlagos, Kimi Antonelli ha scelto di vivere un momento lontano dai riflettori: seduto in silenzio davanti alla tomba di Ayrton Senna, con il libro della sua biografia tra le mani. Un gesto semplice, ma potentissimo, che racconta più di mille parole il legame tra il giovane talento italiano e la leggenda brasiliana
7 novembre 2025

In Formula 1 ci sono figure che non smettono mai di esercitare un’attrazione magnetica. Ayrton Senna è una di queste: trascende decenni, generazioni e scuole di guida, rimanendo un punto di riferimento per piloti che, come Kimi Antonelli, non erano nemmeno nati quando il tre volte campione brasiliano lasciò un segno indelebile nel mondo del motorsport. Eppure, il giovane italiano della Mercedes non ha mai nascosto di nutrire un profondo rispetto e una sincera ispirazione nei confronti del mito di Interlagos.

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L’ammirazione di Antonelli per Ayrton Senna nasce sin da bambino. Cresciuto in un contesto familiare appassionato di corse, Kimi è stato educato a guardare e riguardare i video del brasiliano: dai sorpassi al limite alle gare sotto la pioggia, fino alla leggenda del giro da qualifica perfetto. Senna ha rappresentato, per Kimi, non solo un pilota da studiare, ma un modo – rigoroso, quasi spirituale – di interpretare la velocità.

Ad ammetterlo è stato lui stesso: “Mi sono sempre appassionato molto nel guardare i video di Ayrton Senna. Da bambino guardavo tutti i DVD delle stagioni dagli anni ’80 agli anni 2000 e ricordo che Ayrton mi ha lasciato un ricordo indelebile. Purtroppo, non ho avuto la fortuna di vederlo in pista con i miei occhi, ma quando ho guardato tutti questi video mi sono reso conto di quante gare incredibili abbia disputato”. Senna, per lui, non è solo un idolo a cui ispirarsi in pista, ma soprattutto una figura da tenere fissa per tracciare il proprio percorso di crescita anche oltre i confini del tracciato. “Ho visto il documentario su Senna e la recente serie su di lui. È il mio modello perché è stato incredibile dentro e fuori dalla pista. È stato un pilota straordinario, ma anche una grande persona. Mi ha ispirato, e se riuscissi a realizzare anche solo una piccola parte di ciò che ha realizzato lui, sarebbe fantastico”.

ANSA

Non è un caso che, nel paddock, gli addetti ai lavori lo accostino spesso al tre volte campione del mondo. Non tanto sul piano estetico della guida, quanto per la sensibilità al limite, la capacità di adattarsi al grip variabile e la freddezza mentale. Come Senna, anche Antonelli non mostra esuberanza fuori dall’abitacolo: preferisce parlare con la pista. Pur senza cercare paragoni facili – in un mondo che li ama –, la calma glaciale del giovane italiano ricorda quella determinazione intensa che caratterizzava il brasiliano. Una calma però mitigata dagli occhi vispi di chi è conscio di inseguire il sogno che coltivava da bambino, quando osservava i video delle imprese sotto la pioggia di Ayrton insieme al padre Marco, anche lui pilota. Lo testimonia anche la celebrazione dopo il suo primo podio in Formula 1, conquistato in Canada: Kimi ha sollevato la bottiglia di champagne sopra la testa, rievocando il gesto iconico di Senna, un tributo spontaneo che non è passato inosservato.

A lui, Antonelli ha deciso di dedicare il suo numero da corsa. Fin dal suo debutto in Formula 1, ma già nel 2022 in F4 Italiana e Tedesca, e poi nella Formula Regional Europea e Mediorientale l’anno successivo, il bolognese ha scelto il numero #12. Ad averlo utilizzato per ben 64 Gran Premi nel triennio 1985-1987 alla Lotus, conquistando la prima vittoria iridata in Portogallo, fu proprio Ayrton. Il 12 è anche il numero che campeggiava sul musetto della McLaren con cui Senna vinse il suo primo titolo mondiale nel 1988. “Sì, il 12 è per Ayrton. Ma è stato anche il primo numero che ho usato tra le monoposto. Ho iniziato a usarlo in Formula 4, le cose sono andate piuttosto bene e spero che accada anche in Formula 1. E avevo 12 anni quando sono stato scelto per il programma junior della Mercedes”, ha spiegato Antonelli.

Il #12, dunque, è un filo rosso che lega il diciannovenne della Mercedes ad Ayrton Senna, figura ispirazionale che Antonelli ha sempre preso come faro nella sua crescita. E ora, per la prima volta in Brasile da pilota titolare di Formula 1, Kimi ha voluto rendere omaggio al suo idolo visitandone la tomba. Un momento intimo, carico di significato, che ha scelto di assaporare con calma, senza troppi fronzoli. Solo lui, la lapide di Ayrton Senna, e un libro – la biografia – letto su una panchina, nel silenzio del cimitero che accoglie le spoglie del brasiliano. Un collegamento intimo, unico, che Kimi spera ora di trasformare in un’energia in più per questo weekend a Interlagos.

Perché tornare laddove Ayrton è diventato leggenda non significa soltanto affrontare un altro Gran Premio: vuol dire misurarsi con un’eredità che vibra ancora tra le curve del circuito, tra le tribune gremite, tra i colori verdeoro. E se è vero che alcuni miti non muoiono mai, allora forse, domenica, una piccola parte di Senna correrà di nuovo in pista. Questa volta, nel cuore e nelle mani di un ragazzo che lo ha sempre considerato il proprio faro. Con lo sguardo basso, la calma di chi non ha bisogno di parole e il sogno di un bambino che oggi, finalmente, guida sul suo stesso terreno.

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