Imola ‘85. Quando 220 litri non bastano

Imola ‘85. Quando 220 litri non bastano
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Tra il 1984 e il 1985 vengono introdotte delle limitazioni sui consumi e sui serbatoi e il terzo GP della stagione ‘85 finisce in modo rocambolesco con un caos benzina negli ultimi giri
14 maggio 2025

Per molti fan di ultima generazione e per chi è abituato alla Formula  1 moderna, vedere gare all’insegna del risparmio, che sia di gomme, carburante o componenti è diventata una non sempre apprezzata abitudine. Con le limitazioni sui pezzi utilizzabili e la virata verso una categoria sempre più sostenibile questa è ormai la normalità e c’è sempre il nostalgico di turno che ci tiene a ricordare di quanto la Formula 1 non debba mai essere schiava del risparmio in quanto massima espressione della velocità. Ma la verità è che già in passato è capitato che team e piloti si dovessero adeguare a regolamenti in vigore e limitazioni riguardo a questi temi, con risultati a volte al limite del comico e del paradossale.

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Torniamo indietro di 40 anni, e andiamo al 1985, più precisamente al 5 maggio. Il circus sbarca a Imola, in occasione del terzo appuntamento della stagione. Siamo nel bel mezzo della turbo-era della Formula 1, cominciata sul finire degli anni ‘70. Le spropositate potenze raggiunte da questi propulsori, ben oltre i 1000 Cv in configurazione da qualifica, hanno però portato la federazione a introdurre via via nuove limitazioni, specialmente sul consumo del carburante e sulla dimensione dei serbatoi. Con la conseguente abolizione dei rifornimenti in gara del 1984, diviene ovvio che la gestione del carburante torni ad essere un tema centrale, ma le tecnologie dell'epoca non sempre permettono di poter tenere d'occhio questi parametri con la precisione attuale. La favorita della stagione è la McLaren, che ha dominato la stagione 1984 vincendo 12 gare su 16, ma l’85 si prospetta già molto più combattuto. In testa si trova momentaneamente Alboreto con la Ferrari, grazie ai due secondi posti delle prime due gare, che sono andate rispettivamente a Prost e al fenomeno Senna, reduce dal Grand Chelem dell’Estoril sotto a un diluvio da battaglia navale.

Dal palo scatta per la seconda volta consecutiva il brasiliano, che parte bene e mantiene la testa. Nella prima parte della gara, tutti i protagonisti della stagione si avvicendano nelle posizioni di testa, mentre il neo ferrarista Johansson comincia una furiosa rimonta dalle retrovie, segno che la rossa è decisamente a suo agio sul circuito del Santerno. Il primo ritiro nobile è quello di Rosberg tradito dal suo acceleratore, mentre quasi nello stesso momento Alboreto è costretto ad una sosta ai box per un guasto all’alternatore che lo fa scivolare lontano dalla zona punti. Intanto, il fantasma dell’eccessivo consumo comincia a tormentare Prost, che seguendo quello che gli viene indicato dal computer di bordo della sua McLaren comincia dunque a risparmiare la benzina e questo gli impedisce di attaccare il brasiliano per la testa. Fin qui sembra una gara lineare, senza particolari picchi emozionali. Ma sono proprio gli ultimi scampoli a regalare un finale da sceneggiatura. A 4 giri dalla fine ben 3 piloti sono costretti a parcheggiare la propria vettura con il serbatoio vuoto mentre Johansson, che in quel momento pare inarrestabile, infila in sequenza De Angelis e Prost, ormai preoccupato solo di arrivare alla fine, e si invola per riprendere Senna che suo malgrado è il successivo ad alzare bandiera bianca e a fermarsi con la macchina a secco, in un colpo di scena che manda in visibilio il pubblico. Una Ferrari è in testa a Imola; certo non è quella di Alboreto, ma Johansson sta per realizzare una vera e propria impresa, partito quindicesimo e alla sua seconda gara in Ferrari è sulla strada per la sua prima insperata vittoria. La gioia dello svedese e del popolo ferrarista però, dura meno di mezzo giro. All’altezza delle Acque Minerali la sua 156/85 si ammutolisce di colpo, senza più una goccia di benzina. Nel caos generale, mentre ci si chiede chi sarà il prossimo a fermarsi, guardacaso è proprio il Professore a ritrovarsi in testa al GP. La sua perfetta gestione della gara gli permette di veleggiare fino al traguardo, con un consistente vantaggio su De Angelis. La sua McLaren con un perfetto tempismo si ferma senza benzina proprio nel giro di onore, mentre anche Thierry Boutsen, in un apparentemente ultimo colpo di scena è costretto a spingere a mano la sua Arrows oltre il traguardo per conquistare un insperato podio. Pare, ormai, tutto finito. Ma un finale del genere non può non riservare un ultimo colpo di coda.

La McLaren del francese infatti viene rilevata sotto peso nel post gara, 538 kg invece dei minimi 540 e quindi, squalificata. La beffa è doppia. Dopo una gara corsa al risparmio Prost si ritrova privato di una sudata vittoria, con tanto di rosicata finale. McLaren afferma infatti che secondo le loro pese interne la macchina fosse regolare ma che alla squadra sia stato impedito di pesare la macchina sulle bilance ufficiali che forse avrebbero potuto dare una lettura più coerente. De Angelis senza mai aver condotto un giro si ritrova incredibilmente vincitore, che un italiano vincesse in patria non capitava dal 1966, e leader temporaneo del mondiale.

Per Prost alla fine i punti persi non peseranno sulla conquista del suo primo titolo iridato, conteso a lungo alla Ferrari di Alboreto che assaporerà il grande sogno di conquistare da italiano un mondiale sulla Ferrari come Alberto Ascari nel 1953. Per il milanese peserà tantissimo la perdita di affidabilità del motore e delle ormai famigerate turbine, cambiate in corsa nella parte finale di stagione per uno storico capriccio del Drake.

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