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I due nuovi impianti di BYD, in costruzione a Szeged (Ungheria) e Smirne (Turchia) non assembleranno più soltanto veicoli elettrici puri (Bev), ma anche ibridi plug-in (Phev). A rivelarlo è una ricostruzione di Automotive News Europe, che attribuisce la decisione a motivazioni legate all’andamento del mercato: la domanda di Bev sta rallentando, mentre cresce la popolarità delle tecnologie ibride ricaricabili.
Inizialmente, BYD – che ha investito 5 miliardi di euro nei due impianti – puntava esclusivamente sulla mobilità a batteria per cavalcare l’onda delle vendite in forte crescita. Ma a partire da ottobre 2024, la casa di Shenzhen ha iniziato a riconsiderare la propria strategia: il vicepresidente esecutivo Stella Li aveva anticipato l’intenzione di introdurre anche le Phev nella produzione europea, senza però specificare in quale stabilimento.
Qualche mese dopo, durante un incontro con i fornitori italiani a Torino, i manager avevano chiarito: elettriche in Ungheria, ibride in Turchia. Tuttavia, la strategia è stata nuovamente aggiornata. Ora BYD ha confermato che entrambi gli stabilimenti assembleranno sia Bev che Phev, seguendo un approccio più flessibile e pronto ad adattarsi alla domanda.
La fabbrica ungherese entrerà in funzione nell’ottobre 2025, con una capacità annua di 150.000 veicoli, che potrà essere raddoppiata in futuro. L’impianto turco partirà invece a marzo 2026, con la stessa capacità iniziale.
A Szeged, la produzione inizierà con i modelli Dolphin e Atto 3, cui seguiranno la Atto 2 e la Seagull, che in Europa sarà ribattezzata Dolphin Surf e costerà, secondo le ultime indiscrezioni, meno di 20.000 euro. Inoltre, entro la metà del 2026, ogni modello sarà proposto sia in versione elettrica pura che plug-in hybrid.
Secondo i dati Dataforce citati da Automotive News Europe, BYD ha quadruplicato le vendite in Europa nel primo trimestre del 2025, passando da 7.701 a 28.842 veicoli. Ma ciò che colpisce è il boom delle Phev: se nel primo trimestre 2024 erano quasi assenti, ora rappresentano il 38% dei volumi. Un successo che la dice lunga sulla direzione del mercato europeo, dove la domanda per le plug-in – spesso viste come soluzione di transizione – è ancora forte, complici anche le incertezze legate alle infrastrutture di ricarica per le Bev.