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La notizia era nell'aria da settimane, ma ora è ufficiale: Oliver Blume dice addio alla Porsche. Una decisione che segna una svolta epocale per il marchio del cavallino di Stoccarda e che chiude un capitolo controverso della storia recente della casa automobilistica.
Il top manager tedesco ha sciolto la riserva: concentrerà tutte le sue energie sul ruolo di amministratore delegato del colosso Volkswagen, lasciando il timone di Porsche dopo quasi un decennio. Dal 2015 Blume aveva guidato la casa di Zuffenhausen con risultati eccellenti, ma dal 2022 il suo doppio incarico, tre giorni a Wolfsburg per VW, tre a Stoccarda per Porsche, era diventato insostenibile.
Il Presidium del Consiglio di Sorveglianza ha incaricato Wolfgang Porsche, presidente dello stesso organo, di avviare i colloqui per "un'uscita anticipata e concordata" di Blume dal consiglio di gestione. Parole diplomatiche che celano una pressione crescente e insostenibile.
Il nome in pole position per la successione fa brillare gli occhi agli appassionati del settore: Michael Leiters, ex CEO della McLaren con un curriculum stellare che include esperienze di vertice in Ferrari e nella stessa Porsche. Un ritorno a casa per un manager che conosce il dna sportivo del marchio e che ha già dato la sua disponibilità ad assumere l'incarico.
Il doppio ruolo di Blume era diventato un bersaglio facile per azionisti, sindacati e osservatori. "L'amministratore delegato non può essere un capo part-time a Wolfsburg", aveva tuonato Daniela Cavallo, potente presidente del consiglio di fabbrica Volkswagen. Ma non erano solo le critiche politiche a pesare sulla bilancia.
I numeri parlano chiaro e spietato: nel solo 2024, Porsche ha rivisto al ribasso per ben quattro volte le previsioni sugli utili annuali. Performance finanziarie deludenti che hanno esasperato gli investitori e le storiche famiglie Porsche e Piëch, azionisti di riferimento del gruppo.
La partenza di Blume si inserisce in un più ampio processo di rinnovamento generazionale già in corso da mesi. Il manager aveva personalmente avviato un ricambio ai vertici per porre fine alle logoranti lotte di potere tra i dirigenti senior.
Negli ultimi mesi si sono già consumati numerosi avvicendamenti: Vera Schalwig (45 anni) e Joachim Scharnagl (49 anni) hanno sostituito Andreas Haffner e Barbara Frenkel nelle risorse umane e negli approvvigionamenti. Il CFO Lutz Meschke ha dovuto dimettersi, cedendo il posto a Jochen Breckner, mentre Detlev von Platen, responsabile commerciale, ha pagato con l'addio i pessimi risultati sul mercato cinese, cruciale per il marchio.
Con l'arrivo di Leiters, Porsche punta a voltare pagina definitivamente. Serve una leadership focalizzata al 100% sul rilancio del marchio, sulla sfida dell'elettrificazione e sul recupero di competitività in mercati chiave come la Cina, dove le performance sono state particolarmente deludenti.
Il mondo dell'automotive osserva con attenzione: Porsche resta un'icona globale, ma i prossimi mesi saranno decisivi per capire se il cambio al vertice saprà riportare il marchio ai fasti di un tempo, quando ogni trimestre era sinonimo di record e successi.
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