Volkswagen chiede aiuti per l'elettrico mentre taglia 46.500 posti: "Dateci incentivi o affondiamo"

Volkswagen chiede aiuti per l'elettrico mentre taglia 46.500 posti: "Dateci incentivi o affondiamo"
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Il colosso tedesco guadagna 4 miliardi ma piange miseria. Oliver Blume all'UE: servono sussidi e colonnine, però noi licenziamo
22 ottobre 2025

Quando un gigante dell'automotive che fattura miliardi chiede l'elemosina, qualcosa non quadra. Oliver Blume, CEO del Gruppo Volkswagen, ha lanciato un accorato appello all'Unione Europea: senza "misure convincenti" per sostenere la transizione elettrica, il settore rischia il naufragio. Peccato che mentre supplica Bruxelles per incentivi e infrastrutture, il suo gruppo stia preparando una mannaia da 46.500 esuberi. Ma andiamo con ordine.

Oliver Blume CEO Volkswagen
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Il grido d'aiuto

In un'intervista all'agenzia tedesca DPA, Blume non ha usato mezzi termini: "Dobbiamo migliorare le infrastrutture di ricarica, soprattutto nelle aree urbane e rurali. Abbiamo bisogno di tariffe più basse e di programmi di sovvenzioni convincenti". Traduzione: cari governi europei, aprite i portafogli perché noi da soli non ce la facciamo.

Il bello è che Volkswagen nella prima metà del 2025 ha comunque chiuso con 4,005 miliardi di euro di utile netto. Certo, è un calo del 36,5% rispetto all'anno precedente, ma parliamoci chiaro: quattro miliardi non sono esattamente briciole. Eppure, secondo Blume, servono incentivi "convincenti", ovviamente pubblici, pagati dai contribuenti per convincere i cittadini a comprare elettrico.

La strategia del doppio binario: elettrificazione e ghigliottina

Volkswagen si vanta che "un veicolo su cinque" dei suoi marchi è già elettrificato. Bellissimo. Peccato che per raggiungere questa pietra miliare abbia deciso di sacrificare sull'altare della "redditività" quasi 47.000 lavoratori: 35.000 tagli al marchio Volkswagen, 7.500 in Audi e 4.000 in Porsche.

La retorica ufficiale parla di "periodi turbolenti" e "misure di adeguamento". La realtà parla di famiglie che perderanno lo stipendio mentre i manager chiedono aiuti di Stato. Un'ironia che non sfuggirebbe nemmeno a un comico di terza serata.

Linea di montaggio
Linea di montaggio Volkswagen

L'Europa deve fare tutto

Blume chiede "azione coordinata" tra politica, industria e società. Finora però l'unica coordinazione evidente è quella tra le sale riunioni dove si decidono i licenziamenti. Il CEO insiste: servono colonnine ovunque, dalle metropoli ai paesini sperduti, tariffe accessibili e sussidi che non siano "meramente simbolici".

 

Servono più colonnine
Servono più colonnine Volkswagen

Germania in affanno e la Cina sorride

La Germania automobilistica sta vivendo il suo momento più critico: vendite in calo del 20% in cinque anni, concorrenza cinese agguerrita e pressioni normative europee sempre più stringenti. Volkswagen risponde con due mosse: produrrà la ID. Cross 2026 a Navarra e la ID. Every1 in Portogallo (2027), stabilimenti che secondo Blume possono competere con i costi dell'Est Europa e della Cina.

Nel frattempo, Porsche guidata dallo stesso Blume, ha visto i profitti crollare del 66% nel primo semestre. Il doppio ruolo del CEO, assicura lui stesso, non sarà permanente, al suo posto dovrebbe subentrare l'ex CEO Mclaren Micheal Leiters.

ID. Every1 Volkswagen
ID. Cross Volkswagen

Il dilemma europeo: sussidiare chi licenzia?

L'appello di Blume suona meno come una richiesta di collaborazione e più come un ultimatum: dateci soldi e infrastrutture o la transizione elettrica fallisce. Il problema è che l'Europa si trova davanti a un paradosso: dovrebbe finanziare con denaro pubblico aziende che stanno massacrando l'occupazione per "preservare la redditività"?

La transizione elettrica è necessaria, questo è fuori discussione. Ma forse sarebbe il caso di chiedersi se i 4 miliardi di utili, anche se in calo, non potrebbero essere reinvestiti nelle famose colonnine e nella riconversione industriale, invece di finire in dividendi e compensi milionari.

Volkswagen vuole giocare su due tavoli: intascare profitti privati e socializzare i costi della transizione. L'Europa, dal canto suo, deve decidere se premiare chi licenzia o se pretendere qualche contropartita. Perché di "misure convincenti", in questa storia, finora se n'è vista una sola: la porta in faccia a 46.500 lavoratori.

La mobilità elettrica è il futuro, ma forse dovremmo chiederci: il futuro di chi?

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