Auto elettrica, i fornitori tedeschi alzano la voce: “Il bando 2035 mette a rischio migliaia di posti di lavoro”

Auto elettrica, i fornitori tedeschi alzano la voce: “Il bando 2035 mette a rischio migliaia di posti di lavoro”
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I big dell’indotto auto tedesco – Bosch, Mahle, Schaeffler e ZF – lanciano l’allarme: il bando Ue delle auto termiche dal 2035 rischia di far crollare l’occupazione
27 agosto 2025

I principali fornitori dell’industria automobilistica tedesca tornano all’attacco contro il bando europeo delle auto a benzina e diesel previsto per il 2035. I vertici di Bosch, Mahle, Schaeffler e ZF hanno inviato una lettera dai toni particolarmente duri alla politica tedesca ed europea, lanciando un allarme che va ben oltre la semplice difesa corporativa.

Secondo quanto riportato da Table.Briefings, i destinatari della missiva sono Carsten Linnemann, segretario generale della Cdu, insieme ai gruppi cristiano-democratici del Bundestag e del Parlamento europeo. “La situazione nel settore dei fornitori auto sta precipitando – si legge – e questo non riflette l’immagine di una trasformazione di successo a livello industriale e sociale”.

Il riferimento è ai licenziamenti già avvenuti e a quelli attesi nei prossimi anni: un colpo che rischia di abbattersi su un comparto produttivo che impiega centinaia di migliaia di addetti e che risulta particolarmente esposto alla transizione verso l’elettrico.

I quattro amministratori delegati chiariscono di non essere contrari alla mobilità elettrica, anzi: “Vogliamo che l’elettromobilità abbia successo, ma questo non accadrà vietando altre tecnologie”. Un messaggio diretto a Bruxelles, accusata di aver imboccato una strada univoca e poco realistica.
In vista del Dialogo Strategico auto e della clausola di revisione del 2026, l’industria tedesca dell’indotto chiede “un deciso cambio di rotta”, sottolineando come la Commissione Ue finora non abbia dato segnali di voler rivedere la propria posizione.

Le aziende chiedono esplicitamente a Linnemann di esercitare pressioni politiche affinché “l’impegno per l’apertura tecnologica previsto dall’accordo di coalizione venga attuato il più rapidamente possibile”. In sostanza, i fornitori reclamano una strategia che non limiti lo sviluppo alla sola trazione elettrica, ma che lasci spazio anche a soluzioni alternative come carburanti sintetici e ibridi avanzati.

Non manca, infine, una frecciata all’IG Metall, il potente sindacato tedesco dei metalmeccanici. I quattro ceo accusano il sindacato di difendere “la politica europea sul clima” piuttosto che i posti di lavoro nelle fabbriche Bosch di Feuerbach, Mahle a Rottweil, Schaeffler a Schweinfurt e ZF a Saarbrücken.
Una presa di posizione che segna l’ennesimo fronte di tensione interna alla Germania, dove la transizione energetica dell’automotive rischia di trasformarsi da opportunità industriale in terreno di scontro politico e sociale.

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