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Terre rare. Il globo intero, volente o nolente, ne dipende — e questa dipendenza è destinata ad aumentare sempre di più negli anni a venire. Su questo la Cina sa di avere un importante asso nella manica. Il passa infatti da materiali fondamentali per la produzione di batterie e motori, e Pechino, che detiene il maggior numero di terre rare al mondo, può contare su un vantaggio competitivo non indifferente. L’Europa, intanto, prova a recuperare terreno per evitare scenari ancora peggiori. A muoversi con decisione verso l’indipendenza è soprattutto Renault, che vuole sovvertire una sorte che sembra già scritta.
Di norma, le terre rare sono considerate indispensabili per la produzione delle batterie che alimentano le vetture elettriche. In realtà non è esattamente così: il loro impiego riguarda soprattutto i motori elettrici. Per uscire da questo paradigma, dunque, serve sviluppare propulsori che possano evitare completamente l’uso di terre rare. Un cambiamento che ridurrebbe il potere della Cina — che oggi controlla circa il 70% dell'estrazione globale e l'85% della raffinazione — e limiterebbe anche le possibili ripercussioni future da parte del governo di Pechino.
Il progetto Renault punta proprio a questo: diventare indipendente, sganciarsi dall’orbita di potere cinese e avviare una nuova era tecnologica. Secondo quanto riportato da Reuters, il programma dovrebbe prendere vita nello stabilimento di Cléon, in Francia. Il nuovo propulsore, al momento identificato come E7A, privo di terre rare, dovrebbe essere sviluppato nel prossimo biennio e debuttare su strada nel 2028. Tuttavia, la sfida è tutt’altro che semplice e la stessa Cina avrà comunque un ruolo: Renault sfrutterà infatti il supporto tecnologico e parte della componentistica di un’azienda cinese.
Il nuovo inverter, inoltre, batterà bandiera sia francese che italiana, perché sarà prodotto da STMicroelectronics. La competenza cinese nello sviluppo di motori elettrici rimarrà comunque centrale, anche se senza l’impiego di terre rare. Nonostante questa assenza, il propulsore dovrebbe configurarsi come uno dei più performanti: si parla di 200 kW / 270 CV, circa il 25% in più rispetto agli attuali motori Renault — come quello montato sulla Scenic. A questo si aggiunge un tempo di ricarica più breve grazie al sistema a 800 volt, il doppio rispetto agli attuali modelli elettrici della casa francese.
Il progetto è ancora in fase embrionale e servirà qualche mese per comprendere davvero quale direzione prenderà l’elettrico in Europa. La risposta arriverà a marzo 2026, quando l’amministratore delegato François Provost presenterà ufficialmente al mondo il motore E7A: il primo propulsore Renault privo di terre rare e sviluppato senza il coinvolgimento di Valeo. Un passo simbolico e concreto verso una nuova indipendenza dalla Cina, che resta oggi in una posizione dominante sul mercato globale dell’elettrico, mentre il Vecchio Continente ha ancora molta strada da fare per colmare il divario.