Francia batte Italia 3-0: ricaricare l’auto elettrica è più facile, più veloce e molto più economico

Francia batte Italia 3-0: ricaricare l’auto elettrica è più facile, più veloce e molto più economico
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Siamo sempre convinti di essere il “Bel Paese”, ma quando si parla di mobilità elettrica la realtà è un’altra: la Francia ci dà lezioni di organizzazione, infrastrutture e prezzi
26 agosto 2025

La ricarica delle auto elettriche è un terreno su cui la Francia ha già preso il largo, lasciando l’Italia indietro di anni. Non si parla solo di prezzi – comunque più bassi oltralpe – ma di segnaletica, infrastrutture e cultura urbanistica.

La solita storia: attraversi il confine e ti accorgi che altrove le cose funzionano meglio. Vale per i treni, per le strade… e adesso anche per la ricarica delle auto elettriche. In Francia, l’esperienza è semplice, accessibile e chiara; in Italia, spesso è cara, confusa e farraginosa.

In Francia, in autostrada, trovi segnali chiari che ti indicano la prossima stazione di ricarica, proprio come se fosse un distributore tradizionale e non solo: c’è persino un’icona per i mezzi pesanti elettrici, che vengono indirizzati verso corsie dedicate. In Italia? Ancora nulla. Segnaliamo il diesel (come se potesse mancare…), ma non una presa di corrente. Una differenza che dice tutto: non si tratta di tecnologia, ma di serietà nella pianificazione.

Le stazioni francesi, come quelle TotalEnergies, offrono HPC da 150 e 300 kW con un dettaglio cruciale: ogni colonnina ha un solo connettore. Tradotto: se la tua auto supporta 270-300 kW, quella potenza la ricevi tutta. In Italia, invece, ci si ritrova spesso con colonnine che dividono la potenza tra più auto: promettono 300, ma se arrivi insieme a un altro veicolo scendi a metà. Risultato? Paghi di più e ricarichi più lentamente.

 

Prezzi: l’umiliazione finale

Qui il divario diventa imbarazzante: in Francia, il prezzo del kWh parte da circa 0,17 €/kWh (per i Tesla Spercharger) fino ad un massimo di 0,62 €/kWh, con prezzi medi che si aggirano attorno a 0,33 - 0,39 €/kWh. Prezzi chiari, trasparenti, uguali dappertutto. Non basta: dopo 45 minuti scatta un sovrapprezzo di 0,40 €/minuto, che non è una “multa”, ma un modo intelligente per liberare lo stallo e non bloccare chi deve ricaricare. In Italia? I costi partono da circa 0,45 €/kWh (considerando vari abbonamenti) fino a 0,90 €/kWh, con punte assurde soprattutto sulle HPC. Morale: qui si paga di più per avere molto meno. 

In Francia , inoltre, si trovano stalli più larghi per i disabili, spazi per sganciare le roulotte, persino aree pensate per piccoli servizi mentre l’auto ricarica. In Italia, spesso, il massimo che trovi è un parcheggio con nessun tipo di servizio e spesso in mezzo al nulla (per le Free to X: sì, sono in autogrill, ma quante sono?). Un canale italiano dedicato alla mobilità elettrica, Electric Experience, ha raccontato bene questa differenza: tre giorni a Parigi senza mai vedere una colonnina occupata da un’auto a benzina e, soprattutto, con prezzi dell'energia molto accessibili.

Insomma, in Francia non serve aprire dieci applicazioni diverse per capire dove conviene ricaricare: i prezzi bassi e uniformi permettono di concentrarsi su ciò che davvero conta. Il risultato? Quando hai bisogno di ricaricare, puoi scegliere la prima colonnina più comoda per te, senza stress, senza calcoli, senza rotture di scatole. Un sogno, da noi ancora fantascienza.

Fino a pochi anni fa, uno dei principali motivi per cui molti italiani sceglievano un’auto elettrica era il risparmio sui costi del “carburante”: ricaricare era più economico rispetto alla benzina o al diesel. Oggi, invece, in Italia questo vantaggio è notevolmente ridotto, a meno di avere un box o un garage con wallbox domestico, dove la ricarica è molto più conveniente. Per chi dipende dalle colonnine pubbliche, soprattutto in autostrada, il risparmio spesso si annulla a causa dei prezzi elevati.

In Francia la situazione è diversa. Grazie a un mix energetico basato principalmente sul nucleare e su fonti rinnovabili, il costo dell’elettricità è più basso e stabile. Questo significa che, ricaricare un’auto elettrica sulle autostrade o nelle città francesi, è significativamente più economico: un vero incentivo a scegliere l’elettrico e un beneficio reale che continua a esistere anche per chi non ha possibilità di ricaricare a casa.

La Francia non è “avanti”: è semplicemente normale. È l’Italia che è rimasta indietro. Mancano cartelli, manca organizzazione, i prezzi sono fuori scala e la cultura del rispetto è ancora lontana anni luce. Il problema non è che gli altri corrono: è che noi restiamo fermi a discutere se la gente sia pronta per l’elettrico.

Non è questione di imporre l’elettrico a tutti: oggi ognuno può scegliere la motorizzazione che preferisce. Ma se questa tecnologia rappresenta il futuro e l’obiettivo è decarbonizzare, migliorare la qualità dell’aria e seguire le indicazioni dell’UE, allora rendere la ricarica il più semplice, ergonomica e conveniente possibile è il minimo sindacale. Intanto, chi varca il confine si accorge che altrove la transizione ecologica è già quotidianità

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Il vero nodo: infrastrutture e mentalità

Il divario tra Francia e Italia non si misura solo in kWh o in euro, ma è un problema di mentalità. Le infrastrutture elettriche francesi funzionano perché sono pensate, progettate e gestite con criteri di efficienza: stalli chiari e accessibili, cartellonistica uniforme, colonnine distribuite secondo logica e potenza garantita. In Italia, al contrario, ogni innovazione si scontra con la burocrazia, la disorganizzazione e la scarsa attenzione al dettaglio. Non è solo questione di soldi: è questione di cultura dell’innovazione e di rispetto del cittadino.

Questa lente d’ingrandimento vale per la mobilità elettrica, ma anche per strade, segnaletica, sicurezza e pianificazione urbana. Troppe volte si improvvisa, si copre l’ordinario e si rinvia il miglioramento a un futuro indefinito. Risultato: infrastrutture incomplete, colonnine che non funzionano, percorsi mal segnalati, tariffe poco chiare. In altre parole, ciò che altrove è normalità qui diventa un ostacolo quotidiano.

 

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