I nomi delle auto elettriche fanno schifo (vabbè, non tutti)

I nomi delle auto elettriche fanno schifo (vabbè, non tutti)
Pubblicità
Rispetto a qualche anno fa, l’offerta di modelli 100% elettrici è decisamente maggiore. Tuttavia, i nomi delle vetture a batterie stanno diventando sempre meno “orecchiabili”, come mai?
9 giugno 2023

La scelta del nome di una nuova auto è qualcosa di estremamente prezioso, soprattutto per rendere riconoscibile un modello dalle centinaia di auto che sono attualmente presenti sul mercato. Tuttavia, con la nuova alimentazione elettrica sempre più popolare, alcune elettriche hanno un piccolo problema: perché alcune hanno nomi così poco “orecchiabili”?

Molti veicoli che hanno fatto la storia dell’automotive e che sono in circolazione da diversi anni, ancor oggi si fanno riconoscere semplicemente per nome. Infatti, in un piano di comunicazione efficace, l’importanza del naming di un oggetto o di un’automobile è vitale per rendere un prodotto appetibile ai futuri clienti e, se la prendiamo dal punto di vista economico, dalla creazione del nome fino alla realizzazione di contenuti pubblicitari  la spesa si attesta a diversi milioni di euro, soprattutto in un’epoca come quella di oggi basata sulla multimedialità.

Come ben sappiamo, le case automobilistiche stanno elettrificando i vari prodotti, i quali permettono sicuramente una guida più sostenibile e confortevole. Tuttavia, mai nella storia dell’automotive si era visto un ritmo così serrato di lancio di nuove autovetture, sarà forse questo il motivo per cui ci sono nomi sempre meno iconici o più complicati da pronunciare?

Toyota bZ4X
Toyota bZ4X

Chi offre (o soffre) di più?

Prendiamo come esempio Toyota, uno dei marchi automobilistici che vende di più a livello mondiale e che negli anni ha portato sul mercato tantissimi modelli che, ancor oggi, hanno rivoluzionato la storia dell’automotive. Uno dei classici esempi è la Prius con la tecnologia ibrida portata per la prima volta su un mercato di massa, che aveva un nome perfettamente azzeccato, evocativo ma anche pieno di significati attuali. Riconoscibile anche dopo 25 anni.

Nel 2022 la casa automobilistica ha presentato l’elettrica bZ4X (qui la nostra prova), dove “bZ” sta per “Beyond Zero”, il 4 si riferisce alla trazione integrale e la “X”, denota una forma da crossover. Insomma, avete provato a pronunciarlo? Ne viene fuori una cosa tipo "Bizzforics", non proprio armonioso e orecchiabile. Forse troppe informazioni somministrate tutte insieme? Bisogna però riconoscere che la Casa giapponese in altre occasioni ci ha saputo fare visto che ha sfornato una onomastica degna di nota come Land Cruiser (avventura in assoluto), Corolla (forse l'auto più conosciuta al mondo, sicuramente la più venduta), Yaris (traducibile in un "si alla bellezza"), Aygo (mobilità totale).

Tuttavia, non è solo Toyota ad aver scelto nomi discutibili per le elettriche. La connazionale Honda con la recente elettrica “e:Ny1” ha voluto sfidare i logopedisti (la pronuncia? inventatela voi) con un nome che è obbiettivamente criptico, spiegato col fatto che sotto alle forma simili alla HR-V c'è la nuova piattaforma "e: N Series", dove e: sta ovviamente per elettrico, una lettera che si sta rapidamente usurando nel vocabolario delle BEV.

Alla Jaguar inizialmente questa lettera E piaceva tanto (anche perché ce l'hanno nella storia) ma ha creato un po' di confusione quando ha lanciato la E-Pace (2017) che è una termica precludendone poi l'uso quando si è trattato di fare una elettrica "vera" che infatti si chiama i-Pace (2019). Più di recente, la passione per le lettere (ma non per la storia) ha portato anche a cancellare l'immortale naming "Jaguar Land Rover" nella telegrafica ma fredda sigla JLR.

In questo scenario frenetico di nomi buttati lì c'è caduta anche Volkswagen con la serie ID (originato da Intelligent Design) che per distinguere un modello dall'altro usa a volte un numero (2, 3, 4, 5, 6, 7 molto tedesca questa cosa) a volte un nome (Buzz, Crozz), una situazione che non potrà che complicarsi con gli anni. Un peccato, perché la Casa di Wollfsburg è uno dei pochi carmaker ad aver sempre utilizzato una scelta di nomi espressivi e semplicemente perfetti. Bei tempi quelli della Golf! (che però, è stato già detto dal Boss Schaefer, è un nome troppo iconico per essere abbandonato).

Anche il prefisso (o suffisso) EV utilizzato per esempio da Kia e da altri andrà incontro ad un rapido logoramento temporale, visto che la trazione elettrica - vi piaccia o no - finirà per essere la regola, visto che tra pochi anni la maggior parte dei veicoli sarà 100% elettrica o ibrida. Però va riconosciuto che anche la lettera D delle diesel ha resistito a lungo. Per restare in Casa Hyundai invece è molto azzeccato il nome Ioniq, diventato praticamente un brand a se stante.

Mercedes con le sue EQ ha seguito una logica tanto facile quanto ferrea e fedele alla tradizione: E come elettrico e Q (QI) come quoziente d'intelligenza; in breve, "elettrico è furbo". Basta metterlo davanti alla serie dell'auto A, B, C e vai di EQA, EQB, EQC, EQE, EQS eccetera. Però ci andrebbe anche la sigla SUV quando si parla di sport utility, e se è il caso anche AMG, naturalmente. David Placek, il fondatore di Lexicon Branding che lavora per Case come Lucid e Subaru, in una recente intervista su Automotive News ha detto che questo naming gli ricorda una "letter salad".

I cinesi di Geely sono gente prudente e riflessiva, e quando si è trattato di dare un nome alle Polestar ha puntato sul sicuro (ispirandosi agli iPhone?) con 01, 02, 03 eccetera. All'inizio ci può stare, in fondo è un marchio completamente nuovo in Europa e il numero 01 è proprio l'archetipo della numerologia, ma fra qualche anno chi distinguerà la Polestar 05 dalla 09?

Non esente da rischio di confondere le idee è la sigla e-tron di Audi, prima usata per un singolo modello (crossover/suv ma anche supersport) poi passato all'interno del nome (A6 e-tron), senza contare che i cugini francesi danno una lettura sgradevole di questo nome.

Tesla Model S Plaid
Tesla Model S Plaid

Tesla gioca a Scarabeo

Dare un nome alle auto non è cosa semplice, si sa, e questo non riguarda solo le elettriche: la stessa fonte di prima cita alcuni infortuni storici come la Daihatsu Naked, la Ford Probe e la clamorosa Studebaker Dictator del 1927 (Anno V E.F.?) ed è possibile anche che, col tempo, questa frenetica ricerca cominci ad avere meno importanza che in passato per i consumatori rispetto al prezzo, la gamma, le caratteristiche tecniche ed estetiche. Ma dal punto di vista del marketing, quante opportunità sprecate! Giova ricordare che Tesla ha usato pochissima fantasia per i nomi delle sue BEV, ma è riuscita ad essere "S3XY" con un fresco e ammiccante acronimo, sicuramente degno di nota.

Pubblicità