F1. Accadde oggi; dramma Ferrari, Vettel è il nuovo Re. 15 anni fa l’incredibile GP di Abu Dhabi 2010

F1. Accadde oggi; dramma Ferrari, Vettel è il nuovo Re. 15 anni fa l’incredibile GP di Abu Dhabi 2010
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L’epilogo dell’emozionante mondiale 2010 sembra una formalità per Alonso e per la Ferrari, ma un’astuta trappola della Red Bull ed una sciagurata strategia del muretto trasforma la giornata in un incubo pieno di rimpianti
14 novembre 2025

La Scuderia Ferrari è come ben noto la squadra più longeva e celebre della storia della Formula 1 nonché quella che vanta il maggior numero di titoli. Ma come è naturale che sia, in 76 anni di militanza nel Circus ai tanti successi e alle tante gioie fanno da contraltare anche le molteplici giornate storte, le delusioni, anche molto cocenti, e soprattutto le promesse non mantenute di grandi talenti che non hanno raccolto quanto avrebbero voluto. È il caso ad esempio del nefasto Gran Premio di Abu Dhabi del 2010 atto finale di un emozionante mondiale a due facce conclusosi nel modo peggiore.

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Archiviata la parentesi della meteora Brawn GP del 2009, gli anni ‘10 si aprono con la previsione di una nuova era Red Bull targata Sebastian Vettel e Adrian Newey già andata ad un soffio dal vincere nella stagione del mondiale di Button. La squadra del colosso austriaco è in costante crescita e pare matura per centrare finalmente il bersaglio grosso, ma la grande novità sta nel passaggio di Fernando Alonso alla Ferrari. L’odiato rivale delle ultime stagioni di Schumacher arriva a Maranello con grandi aspettative e la sensazione generale è che l’asturiano sia il primo vero grande campione a vestirsi di rosso dopo l’abbandono del tedesco. La F10 però è una macchina solida ma ancora acerba. Pur centrando una doppietta nella prima gara Alonso e Massa faticano inizialmente a stare al passo con Red Bull e McLaren e in estate la classifica sembra già condannare la Rossa che ha conquistato giusto qualche podio e la sola vittoria del Bahrain. A fine luglio però qualcosa cambia e a partire dal vittorioso GP di Germania, deciso dal celebre team radio “Fernando is faster than you”, le cose in casa Ferrari cominciano a girare nel verso giusto. Complice anche un grande equilibrio nella classifica che non ha mai designato un vero dominatore, l’alfiere Ferrari comincia ad ingranare. Nelle successive 6 gare l’asturiano conquista 2 podi e 3 decisive vittorie: a quella trionfale di Monza, si aggiungono il Grand Chelem di Singapore e la rocambolesca gara in Corea, dove grazie al disastroso doppio ritiro Red Bull Alonso torna clamorosamente in testa alla classifica iridata. Prendendo in prestito le parole di Gianfranco Mazzoni, a due gare dalla fine il mondiale piloti sembra indirizzato a prendere la strada di Maranello.

Nel successivo appuntamento in Brasile però si assiste alla rivincita delle Red Bull. Alonso limita i danni arrivando terzo ma con la quarta doppietta stagionale la RB6 conquista il titolo costruttori e rimanda la resa dei conti per il titolo piloti all’epilogo di Abu Dhabi, dimostrando come se ce ne fosse bisogno di essere la vettura più forte del lotto. Nel pittoresco scenario di Yas Marina dunque la classifica recita: Alonso 246, Webber 238, Vettel 231 e Hamilton 222. Salvo cataclismi quindi, Hamilton è quasi matematicamente fuori dalla lotta mentre Vettel deve sperare che Webber e Alonso incappino in una giornata no. In Ferrari l’intenzione è quindi chiara: bisogna marcare la gara dell’australiano, rivale più pericoloso, e portare la macchina al traguardo. Vettel pare imprendibile già dalla qualifica, ma Alonso svolge il compito e si aggrappa alla terza posizione mentre Webber non va oltre la quinta piazza. Domenica 14 novembre quindi va in scena l’epilogo di uno dei campionati più incerti della storia. Alonso non parte benissimo e viene scavalcato da Jenson Button. Il 4° posto è comunque una posizione ancora sicura, a patto che Webber non vinca. Ma il pilota Red Bull è dietro e non sembra avere il passo giusto per superare lo spagnolo. Lo scenario pronosticato dalla Ferrari quindi si sta avverando. Tutto sembra andare secondo i piani finché la scuderia di Milton Keynes non decide di richiamare Webber ai box. In quel momento del Gran Premio il passo di Alonso è buono, uno dei migliori, ma per paura di subire un undercut l’asturiano viene richiamato a sua volta un paio di giri dopo. Sembra che la strategia abbia funzionato, Fernando rientra davanti alla Red Bull, ma entrambi sono nel traffico di chi invece ha anticipato il pit stop approfittando della safety car dei primi giri. Ancora non è ben chiaro a nessuno ma quella della Red Bull è stata una vera e propria trappola, volontaria o meno, e gli uomini di Maranello ci sono caduti nel modo peggiore.

Già durante la gara è stato abbastanza chiaro che il sorpasso in pista sia particolarmente difficile da effettuare e mentre Vettel conduce indisturbato la corsa, Alonso, seguito a ruota da Mark Webber, rimane bloccato in 7^ posizione dietro a Vitalij Petrov. Lo spagnolo tenta in tutti i modi di scalare la classifica fino al 4° posto necessario per la matematica ma la Renault del russo sembra un missile irraggiungibile e i giri che restano da percorrere passano dalla frustrazione all’incubo fino alla rassegnazione di trovarsi dinnanzi ad una vera e propria disfatta, nell’attesa di una sorta di miracolo che non avverrà mai. Di fatto la sosta di Webber ha tratto in inganno la Ferrari, che con la sola idea di marcare l’australiano non ha invece considerato Sebastian Vettel. Il tedesco infatti vince la gara e senza mai aver comandato la classifica iridata conquista il suo primo, incredibile titolo divenendo il più giovane Campione del Mondo di sempre e aprendo un ciclo di grandi successi targati Red Bull. Alla Ferrari e ad Alonso non resta che piangere sul latte versato, l’asturiano è andato a 5 punti da un mondiale che sarebbe stato memorabile ma che è stato perso per una grave mancanza di lucidità e di lungimiranza nell’amara notte di Abu Dhabi. Perché mandare Fernando nel traffico in un momento in cui la gara pareva in controllo, solo per la smania di marcare la gara di Webber? La Ferrari torna a Maranello sotto processo e con tanti rimpianti, non sarà purtroppo l’ultima volta. Per Alonso gli anni della Ferrari sono probabilmente concisi con il suo periodo di massima forma e velocità ma paradossalmente sono anche stati quelli sportivamente più amari e deludenti. Al 2010 si aggiungerà poi un 2012, perso ancora una volta in maniera difficile da digerire all’ultima gara, che non farà altro che aggiungere rimpianti ad un’avventura che aveva promesso tanti successi ma che invece è rimasta incompiuta.

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