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Liam Lawson in occasione del Gran Premio d’Austria, undicesimo appuntamento stagionale, ai microfoni di Automoto.it ha parlato con sincerità, ironia e lucidità. Tra l’entusiasmo per la première del film F1 a New York e le riflessioni sul regolamento in pista, il pilota neozelandese della Visa Cash App RB non ha risparmiato spunti interessanti.
«È stata la mia prima première in assoluto – racconta Lawson – e anche la mia prima volta a New York. Un posto che desideravo vedere da tanto, anche perché sono ossessionato dalla serie Suits. È stato bellissimo essere lì, in Times Square, in mezzo ai fan. C’era un’atmosfera pazzesca. Abbiamo fatto anche una sessione fotografica al Top of the Rock: non amo le altezze, quindi è stato difficile… ma la vista su Central Park era mozzafiato. Sono arrivato guidando dal Canada, ed è stato un viaggio davvero spettacolare».
Sul film con Brad Pitt, Lawson è convinto del potenziale: «Penso che attirerà tante persone, anche chi non ha mai seguito la F1. Ha una trama forte, che va oltre le auto e la velocità. Mostra cosa c’è dietro. Brad Pitt? Ha preso tutto molto seriamente, ha guidato tanto e si è preparato bene. Ha interpretato il ruolo alla grande».
Poi un passaggio sulle nuove linee guida FIA, sempre più al centro del dibattito tra i piloti: «Noi piloti troviamo sempre il modo per ottenere il massimo da come sono scritte le regole. Le conosciamo bene e sappiamo cosa è permesso e cosa no, quindi proviamo a sfruttarle a nostro vantaggio. Ad esempio, rilasciare un po’ il freno per creare sovrapposizione. Ma così si creano problemi. È difficile scrivere regole chiare che impediscano certi comportamenti».
La soluzione? Per Lawson non è facile, ma l’istinto dovrebbe tornare al centro: «Serve una forma più naturale di guida. Quando correvo nei kart, non c’erano tutte queste regole, ma sapevamo istintivamente quando una curva era nostra o no. Ora ci sono troppe linee guida, troppi limiti di pista. Quando sbagliavi nei kart finivi nell’erba. Oggi spesso puoi tagliare e rientrare. Forse è il momento di tornare a un modo di correre più autentico».