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L’ironia della sorte ha voluto che fosse un ritiro dell’idolo di casa, Andrea Kimi Antonelli, nato a pochi chilometri da Imola, ad accendere il Gran Premio del Made in Italy e dell’Emilia-Romagna 2025 di Formula 1. La Safety Car causata dal ko tecnico del rookie della Mercedes ha scatenato la varietà strategica giusta per vivacizzare la gara, con duelli tra piloti con gomme in stadi diversi di forma. Su una pista che non agevola i sorpassi e con monoposto la cui aerodinamica viene fortemente disturbata dal viaggiare nell’aria sporca di chi si insegue, si rischiava che la noia la facesse da padrona. Ma così non è stato.
Max Verstappen il Gran Premio di Imola se l’è preso con le unghie e con i denti passando all’esterno nelle primissime fasi della gara Oscar Piastri e rimediando così a un tempo di reazione non ottimale allo start. È bastato questo per poter impostare il ritmo giusto per la gestione della gara, di cui Max ha mantenuto saldamente il controllo grazie alle pronte chiamate della Red Bull nei regimi di VSC e Safety Car che hanno impreziosito l’intreccio della corsa. Ci è voluto il suo fondamentale capitale umano per ottenere un risultato che lo mantiene vicino ai piloti della McLaren in classifica.
La varietà strategica della gara di Imola, inoltre, ha fatto sì che la Ferrari potesse mostrare quale sarebbe il potenziale della SF-25 se la monoposto della Rossa non faticasse così tanto in qualifica. Le operazioni in pista della Ferrari oggi sono state eccellenti, partendo dalle strategie – quella di Leclerc poi vanificata dalla Safety Car – per finire con la gestione della potenziale penalità per l’episodio tra Leclerc e Albon a fine gara facendo restituire la posizione a Charles. Gli eventuali cinque secondi che avrebbero potuto essere comminati a Leclerc, dopotutto, l’avrebbero relegato ben più indietro di quanto non lo abbia fatto l’avvicendamento con Albon, deliberato in via precauzionale.
Viene da chiedersi, in ogni caso, se l’attuale regolamento sui corpo a corpo non sia eccessivamente arzigogolato. La minuzia con cui vengono prescritti i comportamenti corretti in pista non fa altro che togliere naturalezza alla lotta in pista, costringendo i piloti a muoversi nelle zone grigie delle normative sportive con atteggiamenti che a volte sembrano persino contro logica. Tornando alle strategie, Leclerc, preoccupato per la tenuta delle sue hard fino a fine gara ha chiesto di montare un treno di rosse per un’audace ultima parte di corsa. Ma la sensazione è che la Ferrari abbia fatto bene a non tentare la carta della C6, una gomma il cui spiccato degrado, la morbidezza forse eccessiva per Imola e il conseguente surriscaldamento non costituivano la ricetta ideale per l’utilizzo in corsa.
Quando non si ritrova costretta come un leone in gabbia in mezzo all’aria sporca e al traffico, la Ferrari SF-25 in gara si rivela una vettura efficace, capace di esprimere un passo gara interessante. Lewis Hamilton alla media pen era raggiante, galvanizzato dalla sinergia che ha sentito con la SF-25 nel corso della gara, secondo lui migliore rispetto alla Sprint vinta in Cina. La sua monoposto si è accesa con le medie, la mescola più efficace della gamma portata da Pirelli a Imola. E ha tirato fuori il lato appassionato, affamato di un campione la cui aura sembrava appannata dalle circostanze. Un quarto e un sesto posto rappresentano oro colato viste le premesse da cui si partiva. Ma il problema è che Monaco esporrà in modo evidente le difficoltà della SF-25, vista l’infausta combinazione tra l’importanza della qualifica e la preponderanza di curve lente.
Nella giornata di una riscossa quantomeno parziale da parte della Ferrari, la Mercedes ha mostrato i suoi limiti, venendo piegata dal caldo, così come era stato a Jeddah. È un segnale del fatto che la W16 ha ereditato dalla monoposto che l’ha preceduta la tendenza a figurare meglio con il freddo rispetto a quando la pista diventa infuocata. È questo il vero limite di una vettura accessibile e docile. E se George Russell ha colto il settimo posto, decisamente peggio è andata ad Antonelli, costretto a un ritiro per un ko tecnico. Ma i problemi della sua W16 non sono stati l’unico fattore limitante. Per sua stessa ammissione, sull’economia del suo weekend di gara ha pesato il fatto di aver dedicato troppa energia al contorno della sua corsa di casa, arrivando a un sovraccarico che lo ha affaticato. È una lezione per il futuro, sicuramente brillante, di un pilota che a Imola anche nelle categorie minori aveva avuto una certa sfortuna.
Davanti a Russell c’è anche una Williams, quella di Alex Albon. I piloti prima del weekend di gara avevano smorzato le aspettative, definendo Miami un’eccezione. Imola ha provato che il potenziale per un ruolo di disturbatrice nella top ten c’è. E sentire Carlos Sainz alla media pen dire che i punti sul piatto persi cominciano a essere molti non è indicativo solo della sua bruciante ambizione, ma anche delle ottime scelte di un team che ha mantenuto lo stesso telaio del 2024 mettendo in pista una vettura solida. Che oggi, per un breve momento, ha persino accarezzato la possibilità di installarsi sul podio con Alex Albon, uno dei suoi punti fermi più importanti.
Sul podio alla fine insieme a Verstappen sono salite entrambe le McLaren, con una MCL39 che ha dimostrato ancora una volta un’invidiabile versatilità nella gestione delle varie mescole. Ma a volte non basta nemmeno questo per vincere, soprattutto se l’avversario si chiama Max Verstappen. La zampata iniziale gli ha permesso di viaggiare in aria pulita, un vantaggio che in altre circostanze i team ormai cercano con la strategia, come fatto dalla Ferrari oggi con Charles Leclerc. È la nuova frontiera di una Formula 1 che probabilmente oggi ha salutato definitivamente Imola. E forse era destino che la pista sulle rive del Santerno mostrasse il suo lato più bello nel giorno che segna la chiusura di un cerchio.