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“È importante che i nostri piloti si concentrino a guidare e parlino meno”: così il presidente della Ferrari, John Elkann, ha spazzato l’apparente quiete di un lunedì in cui a Maranello tirava tempesta. Elkann punge nel vivo Charles Leclerc e Lewis Hamilton in un momento in cui le sorti del Cavallino nel motorsport vedono una contrapposizione brusca. Da un lato ci sono i trionfi nel WEC, con il doppio titolo conseguito in Bahrain alla presenza di Elkann. Dall’altro c’è un pesantissimo doppio zero rimediato dalla Rossa in Brasile. Un risultato, questo, che ha fatto scivolare la Ferrari al quarto posto nel mondiale Costruttori. Ed è scattato un parallellismo inevitabile tra due gruppi di lavoro diversi tra loro per vari motivi, tra cui non ultima l'esposizione mediatica.
I risultati della Ferrari nel 2025 non sono degni del suo blasone. Ma prendersela con i piloti è piuttosto ingeneroso. Elkann parla di un miglioramento della monoposto nel corso dell’anno, e in effetti con l’ampio pacchetto di aggiornamenti apportato alla SF-25 qualche timido accenno di progresso c’è stato. Ma la vettura della Rossa per la stagione 2025 anche con la nuova sospensione posteriore resta mediocre, con una finestra di utilizzo che più che stretta in alcuni casi sembra irraggiungibile, visto lo spettro di un consumo eccessivo del pattino del fondo sempre presente sullo sfondo.
Elkann fa bene a sottolineare il lavoro dei meccanici. Anche se la Ferrari non si può fregiare del primato per il pit stop più veloce in assoluto, la Rossa è molto efficace sul fronte delle soste, ben più della McLaren dominatrice del mondiale. Ma quando si ha per le mani quella che nelle giornate peggiori è la quarta macchina più competitiva del lotto il duro lavoro dei meccanici è solo una nota positiva a margine di domeniche difficili. E se la Ferrari è ancora in lotta per il secondo posto nel mondiale Costruttori, è anche un demerito di avversari che non sono stati abbastanza costanti, per un motivo o per l’altro.
I piloti della Ferrari parlano della monoposto e dell'esecuzione perché non possono prescindere da questi nodi per raccontare una stagione frustrante. Leclerc e Hamilton, peraltro, condividono una natura emotiva che amplifica le loro sensazioni di impazienza. Un’indole diversa da quella del pragmatico Fred Vasseur ed evidentemente da quella dello stesso Elkann. Che, lo ricordiamo, ha voluto fortemente Hamilton alla corte di Maranello, e non può essere soddisfatto dei risultati colti dal sette volte campione del mondo di F1, portato in Ferrari con un contratto faraonico degno di quel blasone che oggi non sta mostrando.
Per giudicare la pessima stagione di Hamilton, tuttavia, bisogna anche guardare al contesto. Ed è indubbio che sia proprio l’inglese la vittima principale delle mancanze della SF-25, una vettura con cui per la verità dopo la pausa estiva ha preso maggior confidenza. Gli manca comunque qualcosa, come se ci fosse una distrazione dovuta a un rumore di fondo che lo tormenta, abituato com’è a sentire profondamente tutte le emozioni, che siano positive o meno. Hamilton da sempre è un pilota che non ha paura di dire la sua su quello che gli capita in pista. È parte del personaggio e della sua indole, a prescindere dalla scuderia in cui milita. E viene da pensare che il punto di vista di un pilota che ha vinto così tanto valga la pena di essere ascoltato.
Le parole di Elkann, però, appaiono ingenerose soprattutto nei confronti di Charles Leclerc, che da anni si porta la Ferrari sulle spalle, come un novello Atlante, spinto da un amore per la Rossa più forte di qualsiasi ragione. Leclerc ha cercato in tutti i modi di prendere per il verso giusto la SF-25, arrivando persino ad adottare assetti contro-logica nel tentativo estremo di superare le limitazioni delle monoposto. Se la Ferrari può fregiarsi di sette podi nel 2025, lo deve a Leclerc, l’uomo che meriterebbe finalmente una vettura da titolo. E che potrebbe finire per cercarla altrove.
Hamilton e Leclerc ieri sera hanno mandato un messaggio chiaro sui social. Il primo ha scritto “Sostengo il team. E sostengo me stesso”, come a dire che non starà in silenzio. Il secondo, postando una sua foto con Vasseur come prima immagine di un carosello, ha ricalcato le parole di Elkann, sottolineando l’importanza della coesione del gruppo di lavoro. Riesce difficile pensare che i messaggi del presidente possano rinforzare l’unione di una scuderia incredibilmente esposta al giudizio esterno, ma con spaccature interne che stanno ebollendo in superficie. Ed è questo il vero problema della Ferrari.