F1. Liam Lawson esclusivo: “Laurent Mekies? Capisce benissimo i piloti”. E su Verstappen e Antonelli dice...

F1. Liam Lawson esclusivo: “Laurent Mekies? Capisce benissimo i piloti”. E su Verstappen e Antonelli dice...
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La difficile retrocessione dalla Red Bull alla Racing Bulls, il suo rapporto con Max Verstappen, i suoi obiettivi per il futuro in Formula 1: Liam Lawson si racconta in un'intervista esclusiva ad Automoto.it
29 settembre 2025

C’è così tanto rumore di fondo, in Formula 1. Tantissime persone, telecamere, media. Può distrarre facilmente, e la cosa importante è riuscire a non farci caso e a focalizzarsi sull’unica cosa che conta, le prestazioni in pista. È ciò che decide il nostro futuro. Più si riesce a concentrarsi su su questo, meglio è”. Di chiasso e di attenzione mediatica Liam Lawson ne ha avuti a bizzeffe, nella stagione 2025 di Formula 1. Specialmente quando, dopo sole due gare in Red Bull, è stato retrocesso in Racing Bulls, senza avere modo di potersi mettere davvero alla prova in un ruolo sfidante come quello del compagno di squadra di Max Verstappen.

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Quando lo incontriamo alla vigilia del weekend di gara di Monza nell’hospitality della Racing Bulls, sono passati mesi da quell’avvicendamento indubbiamente doloroso. Mentre ci racconta del suo modo di concentrarsi prima di una sessione in pista – “Per me è fondamentale la musica, mi aiuta molto. Lavoro anche con un coach. L’importante è capire cosa funzioni per te come pilota”, spiega – non possiamo fare a meno di pensare a quanto non debba essere stato semplice digerire il cambio di direzione della Red Bull, che l’aveva scelto dopo soli 11 GP in carriera per affiancare Verstappen, e per la sua inesperienza l’ha poi scaricato pochi mesi più tardi.

Ma com’è davvero essere il vicino di box di un quattro volte campione del mondo ingombrante come Max? “Ho corso solo due gare come suo compagno di squadra, ma anche solo vedendolo da lontano si capiscono molte cose. Tutti i team condividono dei dati che gli altri possono vedere. Informazioni basiche, il GPS. È qualche anno che mi paragono a Max, ed è impressionante osservare cosa fa. È semplicemente molto veloce, molto costante, molto a suo agio con la macchina”. Tutto quello che Lawson non ha potuto essere al suo fianco, con così poco tempo a sua disposizione.

Foto: Alessandro Martellotta
Foto: Alessandro Martellotta

Dopo le gare in Australia e Cina è arrivato l’annuncio del suo scambio con Yuki Tsunoda. “La tempistica non era delle migliori – racconta Liam - Avevo a disposizione solo una settimana prima di una tripletta. Sono stati momenti concitati. La monoposto, poi, necessitava di un approccio alla guida abbastanza diverso. Mi sono dovuto riadattare e da allora abbiamo anche effettuato alcuni cambiamenti per mettermi più a mio agio, nell’arco di alcune gare. Ovviamente l’ideale sarebbe fare tutto questo prima dell’inizio della stagione, ma penso che sia un processo che mi ha aiutato a sentirmi a mio agio nelle ultime gare”.

Indubbiamente il fatto di non aver potuto provare la VCARB-02 durante i test pre-stagionali ha reso ancora più complesso il compito di Lawson. “Il problema principale riguarda tutti quei piccoli aspetti che ti mettono a tuo agio con la monoposto e di cui ci si occupa prima dell’inizio della stagione. Sono elementi che riguardano le preferenze del pilota in particolare, al di là dell’abituarsi alla macchina e sfruttarla al massimo. Tutto questo, sfortunatamente, ho dovuto farlo nel corso dei weekend di gara”.

Ad agevolarlo in questo ritorno amaro in quel di Faenza ha pensato Laurent Mekies, all’epoca ancora team principal della Racing Bulls. “Laurent mi è stato di grande aiuto sin dalla prima telefonata che ebbi con lui per prepararmi al Giappone. È stato fantastico con me. E capisce benissimo i piloti. Instaura un rapporto personale con loro. Ci tiene molto, e si preoccupa di tutto quello che attraversiamo nel corso di una stagione, anche a livello personale. Nota tutto, e si prende del tempo per capire e cercare di aiutarci”. Lawson non è l’unico a lodare l’empatia di Mekies, suo punto forte oltre alla capacità di analisi che solo un ingegnere come lui potrebbe avere.

Difficilmente Lawson avrebbe potuto immaginarsi una progressione così frammentata della sua carriera quando debuttò in corsa a Zandvoort nel 2023, al posto dell’infortunato Daniel Ricciardo. “Fu tutto così intenso – ricorda -. Se devo essere sincero, non fu per nulla divertente, visti la pressione e la mole di lavoro che avremmo dovuto svolgere molto velocemente. È stata dura, ma ricordo dopo la gara di aver tirato un sospiro di sollievo. Avevo imparato molto. Accadde di tutto in quella gara: bandiere gialle, bandiere rosse, Safety Car, ripartenze, gomme da bagnato, pneumatici slick. Quella corsa mi preparò per altri GP in cui avrei ben figurato”.

Due anni dopo quell’esordio al cardiopalma, Lawson in Racing Bulls fa coppia con Isack Hadjar, rookie che sta stupendo per velocità e costanza di rendimento. “Abbiamo un buon rapporto. È chiaramente un pilota molto veloce, e penso che il team abbia preso una direzione molto buona quest’anno. Lavoro molto bene con lui, e fuori dall’abitacolo è divertente. È un bravo ragazzo. Siamo entrambi rookie, e per questo motivo stiamo lavorando duramente, spingendoci a vicenda”. Si definisce esordiente, Lawson, e in fondo non ha tutti i torti. Il 2025 è il suo primo anno completo in F1, dopo 5 GP nel 2023 e 6 nel 2024.

“In un campionato con valori in campo così ravvicinati, lottiamo sul filo del centesimo o del millesimo di secondo per fare la differenza. È molto difficile per i piloti e per i team mantenere la giusta costanza, quello che stiamo facendo noi in questo momento”, riflette Lawson sul 2025 della sua Racing Bulls. “Penso che sia molto facile commettere errori, che sia in qualifica o in gara. E uno sbaglio, quando si è tutti ravvicinati come quest’anno, può costare tante posizioni in qualifica. Può essere la differenza tra passare alla Q3 ed essere eliminati alla Q1. Cercare di massimizzare il risultato senza commettere errori è difficile, specie da rookie, quando si ha poca esperienza”.

“Le cose vanno molto bene. La macchina si è rivelata competitiva su piste diverse, un ottimo segnale. Continuare su questa strada è l’obiettivo cruciale per colmare il divario nei confronti degli altri team”. Ma quanto è davvero accessibile la VCARB-02, una monoposto che sembra così docile? “Non è semplice estrarre il massimo potenziale. Ci vuole tanta preparazione prima di un weekend da parte del team, con il lavoro al simulatore e i piani d’azione per il fine settimana, cercando di individuare la direzione che vogliamo intraprendere con la monoposto. È molto complesso, ma il team è stato eccezionale nello sviluppare velocemente. È stato di grande aiuto”.

Della classe 2025 dei rookie di cui Lawson si sente parte, uno molto blasonato sta faticando ultimamente. Cosa consiglierebbe Liam ad Andrea Kimi Antonelli? “Non mi è facile immedesimarmi nei suoi panni, perché a me sono state concesse solo due gare in un top team. Posso capire la pressione, però. La sentiamo tutti in F1, ed è orribile cercare di accantonarla e concentrarsi solo sulla guida. Ma penso che ogni pilota sia qui per una ragione, e a un certo punto, quando tutto va al suo posto, si vede il vero potenziale di ogni pilota. Lui lo ha già mostrato, e sono sicuro che quando si sbloccherà, ritornerà allo stesso livello di prima”.

Quando gli chiediamo quali siano i suoi obiettivi per il futuro, Lawson si concentra sul breve termine. “Ogni weekend funziona allo stesso modo. Arriviamo con l’obiettivo di ottenere punti e cogliere il miglior risultato possibile. Il mio scopo è essere convincente e mantenere la giusta costanza, minimizzando le occasioni in cui si raccoglie meno di quanto si semini. Credo di poter mantenere il giusto ritmo. Ma le cose in Formula 1 cambiano molto velocemente, e dobbiamo essere preparati a qualsiasi evenienza. Il nostro potenziale, però, è più che buono”. Lo si è visto a Baku, circostanza in cui Lawson ha sfiorato il podio con quella Racing Bull che lo ha riaccolto a braccia aperte. Gli basterà per mantenere il posto nel 2026? Lo scopriremo solo a tempo debito.

Foto: Alessandro Martellotta
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