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Giunti al diciottesimo appuntamento stagionale di Formula 1, possiamo tranquillamente affermare che la SF-25 non è una vettura nata sotto una buona stella. Nessun picco prestazionale ha mai lasciato intendere che la Ferrari potesse ambire realmente a una vittoria, fatta eccezione per i primi due stint di Charles Leclerc in Ungheria. Un bilancio magro e deludente per la Scuderia, aggravato da un rapporto non del tutto sereno con la FIA.
Dopo il Mondiale Costruttori sfiorato lo scorso anno — con appena 14 punti di distacco dalla McLaren — il team di Maranello ha accantonato il progetto della SF-24 per ripartire da zero con la monoposto di quest’anno. Frédéric Vasseur, fin dal principio, ha motivato questa decisione spiegando che non c’erano più margini di sviluppo, avendo esaurito ogni area utile per migliorare le prestazioni. Ripartire da capo per il 2025 sembrava una buona idea, almeno finché, nel luglio dello scorso anno, Enrico Cardile non ha abbandonato il ruolo di direttore tecnico e il progetto della nascente SF-25. La monoposto è così rimasta senza un “padre” a seguirne lo sviluppo fino al mese di ottobre, quando Loïc Serra ha debuttato a Maranello dopo il periodo di gardening obbligatorio successivo al suo addio alla Mercedes.
Non essendo un suo progetto, Serra ha cercato di intervenire dove possibile per portare in pista la SF-25, ma già nei test prestagionali in Bahrain era chiaro che qualcosa non andava. La vettura soffriva in particolar modo al posteriore, soprattutto nella gestione delle altezze da terra — un aspetto cruciale per generare carico aerodinamico e, di conseguenza, maggiore prestazione in pista. Le difficoltà in questo ambito hanno costretto la squadra a scelte conservative che hanno reso la vettura più instabile e difficile da guidare, mettendo a dura prova sia Lewis Hamilton — al suo primo anno a Maranello — sia Charles Leclerc.
L’unica volta in cui la Ferrari ha potuto girare con un assetto ottimale, più basso, è stata in Cina, dove il sette volte campione del mondo ha vinto la Sprint partendo dalla pole position. Tuttavia, la battuta d’arresto è arrivata la domenica, con la doppia squalifica che ha colpito entrambe le monoposto. Per evitare che la situazione si ripetesse, la Scuderia ha deciso di adottare un approccio costantemente prudente. A poco sono serviti gli aggiornamenti portati prima della pausa estiva alle sospensioni posteriori e al fondo rivisitato.
A complicare ulteriormente il quadro si sarebbe aggiunta — secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, a firma di Daniele Sparisci — un’attenzione particolare da parte della FIA nei confronti della SF-25, spesso scelta per i controlli approfonditi post-gara. È accaduto, ad esempio, in Cina (plank eccessivamente usurato sulla monoposto di Hamilton e vettura sottopeso per Leclerc), in Canada (verifica al funzionamento della pompa di benzina del monegasco) e in Ungheria (analisi del sistema di monitoraggio in tempo reale della pressione degli pneumatici). Senza dimenticare quanto avvenuto in Spagna, dove la vettura numero 16 è rimasta per quasi un’ora nel box della Federazione per controlli sulla flessione dell’ala anteriore dopo l’introduzione della nuova direttiva tecnica.
Va sottolineato, ovviamente, che i controlli approfonditi vengono scelti in modo casuale al termine di ogni Gran Premio. Tuttavia, il fatto che la Ferrari sia stata spesso oggetto di tali verifiche può far pensare che la FIA tenga particolarmente d’occhio l’operato di Maranello — motivo per cui la Scuderia ha preferito muoversi d’anticipo, adottando un approccio estremamente conservativo.