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La Formula 1 pende dalle labbra di Max Verstappen, anche se non è lui il leader del mondiale piloti. Dopo le vittorie di Monza e Baku, il neo-ventottenne – compie gli anni il 30 settembre – sembra essersi rilanciato nella corsa al titolo 2025, quando mancano sette gare al termine della stagione. D’altronde, nel Circus è l’ultima prestazione a contare. E se è dominante come gli ultimi due successi colti dal quattro volte campione del mondo, non può che fare un gran rumore. Che si tratti solo di un’illusione o meno lo scopriremo tra pochi giorni, nel weekend di gara del Gran Premio di Singapore 2025.
Ci sono tanti motivi per cui la gara di Marina Bay offrirà un’idea chiara delle vere possibilità di Verstappen di inseguire – e acchiappare – Oscar Piastri, che a oggi gode di un vantaggio di 69 lunghezze sul suo blasonato avversario. Singapore, infatti, sarà territorio di caccia della McLaren, attardata sia a Monza che a Baku per le caratteristiche della sua MCL39. Sulle piste che richiedono un basso carico aerodinamico, è la Red Bull RB21 la vettura più efficace. La deportanza extra generata dalla MCL39 diventa un handicap su piste caratterizzate da lunghi rettilinei. E l’assenza di curve a media velocità, grande punto di forza della scuderia di Woking, ha fatto sì che fosse difficile compensare il deficit sul dritto con una buona performance nei cambi di direzione.
Questo è stato vero soprattutto a Baku, dove Oscar Piastri e Lando Norris hanno faticato parecchio a contenere le bizze di una MCL39 con un posteriore ancora più instabile del solito, tra il basso carico di cui sopra e il vento a schiaffeggiare violentemente la pista. A Singapore la storia sarà molto diversa. Tanto per cominciare, il circuito di Marina Bay richiede una configurazione ad alto carico che esalta le caratteristiche della MCL39, soprattutto con un asfalto che all’inizio del weekend non avrà un grip elevato. Non ci stupiremmo di vedere un divario più ampio a favore della McLaren nelle libere, come spesso avviene con pista green.
Ma anche le anguste curve di Singapore sembrano fatte apposta per esaltare le qualità di una vettura che in configurazione ad alto carico consente ai suoi piloti una certa precisione all’ingresso del cambio di direzione e la dovuta pulizia in uscita. Non solo: a Singapore è anche cruciale la gestione degli pneumatici. Non è un caso che in Pirelli abbiano deciso di non optare per la C6, la mescola più tenera della gamma, estremamente deformabile e portata al surriscaldamento. Con uno stress termico elevato, gestire le gomme al meglio sarà fondamentale, anche nell’arco di un solo giro lanciato in qualifica. Spingendo troppo all’inizio della tornata, in fondo, si rischia di uscire brutalmente dalla finestra di utilizzo sul finire del giro.
La gara di Singapore ragionevolmente si giocherà su una singola sosta, e con le difficoltà nell’effettuare sorpassi e le turbolenze dovute all’aria sporca di chi precede, poter gestire le gomme con facilità sarà un’arma importante per la McLaren, pronta a portarsi a casa il mondiale Costruttori. Per contro, Marina Bay non sorride alla Red Bull sulla carta. C’è un motivo se Singapore è l’unico dei circuiti delll'attuale calendario della F1 su cui Verstappen non si è mai imposto. La Red Bull qui ha sempre faticato. Persino nel 2023, il suo anno dei record, la scuderia di Milton Keynes dovette piegarsi alla Ferrari di Carlos Sainz.
Singapore è maldigerita dalla Red Bull non solo per il layout, ma anche per la necessità di dover sfruttare al meglio i cordoli. È risaputo che le difficoltà nell’assorbirli al meglio sono state uno dei pochi punti deboli anche delle migliori Red Bull nate nell’era di Max Verstappen. Ma la Red Bull di oggi non è quella di pochi mesi fa, da tanti punti di vista. I recenti aggiornamenti apportati alla monoposto – parliamo non solo del nuovo fondo arrivato a Monza, ma anche dell’ala anteriore di Spa – sembrano aver avuto un influsso positivo non solo sulle prestazioni, ma anche sul modo in cui la scuderia lavora al bilanciamento della macchina. E in questo c’è anche lo zampino del nuovo team principal Laurent Mekies, che sta sfruttando il suo bagaglio da ingegnere per favorire un approccio “pistaiolo”.
Mekies si è staccato da una simulazione poco efficace per via dei noti problemi di correlazione dovuti a una galleria del vento obsoleta, facendo diventare ancora più centrale il contributo di Max Verstappen. Mekies, come ci ha spiegato Liam Lawson in un’intervista esclusiva, ascolta davvero i piloti. E non è un caso che sotto la sua guida i suggerimenti di Verstappen non siano rimasti inascoltati, anche quando – come nel caso dell’ala posteriore da trimmare ulteriormente a Monza – erano audaci. Se Verstappen ha fatto il bello e il cattivo tempo a Baku è anche per via di un assetto coraggioso, per certi versi vecchio stile.
Con un’ala posteriore molto scarica e un’ala anteriore generosa, Verstappen ha avuto per le mani una monoposto puntatissima all’anteriore. Il genere che preferisce, anche a discapito di una certa instabilità al posteriore. D’altronde, più che un fastidio, si tratta di una sfida, di un brivido per Max, amante com’è di vetture con un anteriore sensibilissimo. La domanda è come questa filosofia possa essere sfruttata al meglio anche su piste con una varietà maggiore di curve, in termini di velocità di percorrenza. Se c’è una cosa chiara, è che Verstappen con la monoposto giusta potrebbe portarsi a casa il mondiale. Che possa davvero succedere o meno lo scopriremo solo nel GP di Singapore 2025 di Formula 1.