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La Formula 1 si prepara finalmente a tornare sul suolo europeo. Dopo i primi sei appuntamenti stagionali che si sono disputati tra il Medio Oriente, l’Asia, l’America e l’Australia, il prossimo Gran Premio sarà proprio in Italia ad Imola. Sarà la prima occasione per Lewis Hamilton di correre davanti al pubblico di casa della Ferrari, anche se lui deve ancora trasferirsi nel bel paese, cosa che invece ha fatto ormai diversi anni fa Yuki Tsunoda.
Nel lontano 2021 il pilota giapponese ha esordito in Formula 1 grazie al supporto della famiglia Red Bull che gli ha assegnato il sedile dell’allora AlphaTauri, diventata poi Visa Cash Appp RB, al fianco di Pierre Gasly (adesso in Alpine da due stagioni). Una posizione che Yuki Tsunoda ha occupato fino a qualche gara fa, per la precisione fino al Gran Premio del Giappone dove ha vestito per la prima volta i panni di titolare del team di Milton Keynes dividendo il box con Max Verstappen. Una promozione che il venticinquenne ha atteso per diversi anni e che finalmente è arrivata quando Christian Horner ed Helmut Marko hanno deciso di retrocedere Liam Lawson, in evidenti difficoltà con la RB21.
L’inizio di Tsunoda in Red Bull non è andato secondo le aspettative dato che aveva preventivato di lottare già a Suzuka per il podio, ma è riuscito comunque ad entrare diverse volte in zona punti e a tenere il passo con Max Verstappen anche nei weekend più complicati per il team di Milton Keynes, come in Bahrain. Ad ogni modo, il numero #22 quando è stato chiamato dalla Red Bull ha preso una decisione che ha lasciato perplessi alcuni membri del team. Andando a ritroso nei primi mesi del pilota in Formula 1, Franz Tost lo aveva obbligato a trasferirsi in Italia, a Faenza, dove ha sede l’attuale Visa Cash App RB, per ‘metterlo in riga’. Infatti, l’ambientazione di Tsunoda alla nuova realtà del Circus, complice anche il periodo di pandemia, non era andata per il meglio, tanto da portare l’allore team prinpal a questa decisione drastica.
Decisione che ad oggi Yuki Tsunoda non rimpiange, anzi. Con il passaggio in Red Bull, avrebbe potuto fare rientro in Inghilterra, dove ha sede la squadra di Christian Horner, eppure lui ha preferito restare a Faenza. “Non sono rientrato a Milton Keynes – ha commentato il pilota – e per il momento non ho neanche intenzione di farlo. Penso di essere stato abbastanza nel Regno Unito. Non credo che ci siano molti vantaggi, ce ne sono di più vivendo in Italia. Sfortunatamente, quando vivevo a Milton Keynes, era durante la quarantena, quindi non mi sono divertito molto nel Regno Unito. Questo non ha aiutato di certo. Ma con questo tipo di programma di Formula 1, quando hai dei tempi morti, è molto importante avere una casa dove sentirti a tuo agio per resettare la mente. Finora, l'Italia mi sta permettendo di resettarmi e mi sento molto a mio agio. Sono contento di dove sono, ma sono comunque felice di andare a Milton Keynes per sessioni al simulatore o altro”.
Il suo legame all’Italia è stato dimostrato non solo con le parole, ma anche con i fatti. Quando l’Emilia-Romagna è stata colpita dall’alluvione nel 2023, anno in cui è stato anche annullato il Gran Premio ad Imola, Yuki Tsunoda si è rimboccato le maniche ed ha aiutato i suoi “concittadini” a spalare via il fango dalle vie di Faenza. “L’Italia è la mia seconda casa, amo questo paese, i suoi abitanti. Non riesco a immaginare di vivere in un altro posto” aveva dichiarato a noi di Automoto.it lo scorso anno proprio in occasione dell’appuntamento all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari. “Gli elicotteri continuavano a sorvolare la zona, rendendo difficile persino dormire la notte e la situazione in città andava peggiorando sempre di più. Vivevo a Faenza già da un paio d’anni, e mi sentivo a casa, era la cosa naturale da fare” ha aggiunto riferendosi all’aiuto offerto.
Chi deve ancora trasferirsi in Italia nonostante il passaggio ufficiale in Ferrari sia avvenuto ormai quasi sei mesi fa è Lewis Hamilton. Su dove posse decidere in mettere radici si sono susseguite varie ipotesi: dal cuore pulsante della moda a Milano alla riservatezza garantita dalle colline che circondano Bologna, la sede di Maranello e la pista di Fiorano. Ma per adesso il sette volte campione del mondo non ha ancora preso casa. “Al momento non vivo in Italia, ma passare più tempo è qualcosa che voglio davvero provare a fare durante l'anno” ha dichiarato lo scorso weekend a Miami. “Il mio italiano non sta progredendo molto, quindi probabilmente dovrò impegnarmi di più. Ma la squadra sta andando bene. Molti cambiamenti, un'enorme mole di lavoro è stata svolta fin dai miei primi giorni lì per sistemare alcune cose, ad esempio nella simulazione, e tutti sono stati molto reattivi e di grande supporto. Quindi l'ho apprezzato molto”.
Il fatto di non aver ancora concluso il trasloco, però, non sta bloccando il suo processo di ambientazione, in particolare con la cultura culinaria italiana. “Cerco di stare alla larga da pizze e pasta, con cui non mi trovo molto bene, a dire il vero. Quando sono tornato a Maranello prima di Miami ho mangiato tre pizze in due giorni. Confesso di avere il mio ‘aggangio’. A fine giornata gli mando un messaggio e gli dico: ‘Hey, posso avere una pizza?’, e lui continua a portarmele”. Una confessione Lewis Hamilton l’aveva già fatta quando ha parlato per la prima volta alla stampa, tra cui noi di Automoto.it, dopo la presentazione della SF-25 lo scorso febbraio. “Adoro il cibo italiano, da sempre. Quando correvo con Nico (Rosberg, eterno amico-nemico, ndr) in Italia, uscivamo a prenderci un gelato tutte le sere. E mangiavamo un sacco di pizza. C’è lei al primo posto. Poi le penne all’arrabbiata, e, quando potevo ancora mangiarle, le lasagne. Devo darmi una controllata con la dieta, però. Non posso mangiare pizza per tutto l’anno, altrimenti non entrerei più in macchina”.