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Max Verstappen può davvero cambiare il finale di una storia che sembra già scritta, aggiudicandosi il mondiale 2025 di Formula 1? Dopo le vittorie di Monza e Baku, Verstappen accusa un distacco di 69 punti dal leader della classifica piloti, Oscar Piastri. Che si tratti di un divario realisticamente sormontabile o meno con sette gare e tre Sprint da disputare dipende da una serie di fattori. È innegabile che sui recenti risultati di Max abbia influito molto la configurazione a basso carico con cui ha trionfato negli ultimi GP. Ormai è chiaro che la RB21 è la monoposto più efficace quando si corre su circuiti che richiedono una deportanza minima. Così come è lampante che in questi casi la McLaren sia invece limitata dal drag sul rettilineo che deriva inevitabilmente dalla capacità della MCL39 di generare più carico.
Nascono da qui i presupposti per cui la Red Bull si è imposta con il fiero Verstappen sia a Monza che a Baku. Condizioni che, da qui alla fine dell’anno, vedremo solo a Las Vegas. Ma i progressi della scuderia di Milton Keynes negli ultimi Gran Premi vanno al di là della configurazione a basso carico. In fondo, anche a Zandvoort Verstappen era stato il migliore degli altri. A cambiare le sorti della Red Bull ha sicuramente pensato anche l’aggiornamento al fondo portato a Monza, la cui vera efficacia potrà essere compresa solo con il passare delle gare. C’è anche un altro aspetto rilevante, che riguarda il modo in cui la Red Bull sta lavorando al set-up della vettura.
Nel nuovo corso di Laurent Mekies, si preferisce un approccio più concreto, “pistaiolo”, privilegiandolo alla simulazione. I risaputi problemi di correlazione che la Red Bull sconta per via di una galleria del vento ormai obsoleta rendono il virtuale ancora meno accurato di quanto non lo sia per gli altri team. Ecco allora che la scuderia si affida alla sensibilità di Max Verstappen, capace di trovare grip con un assetto vecchio stile. A Baku ha fatto la differenza con un’ala posteriore profilatissima e con un’ala anteriore più generosa, trovando nella compensazione dell’instabilità del retrotreno e nella modulazione accorta delle curve un’arma potentissima.
Non c’è ormai alcun dubbio sul fatto che Max Verstappen sia per distacco il miglior interprete dell’era tecnica dell’effetto suolo della F1, capace com’è di massimizzare il materiale a sua disposizione senza commettere errori. Ma basterà il suo talento per cambiare le sorti di un mondiale piloti che sembrava ormai aver preso la strada di Woking? Singapore, con le sue caratteristiche così diverse da Monza e Baku, offrirà una risposta a molti interrogativi, perché sulla carta sarebbe sfavorevole alla Red Bull, anche per la necessità di sfruttare al meglio i cordoli.
Ma nell’equazione mondiale non bisogna dimenticare l’apporto della stessa McLaren. A ben vedere, è interamente possibile che la McLaren fosse tra le monoposto più veloci sulla carta pure a Baku, nonostante quel drag sul rettilineo che la penalizzava. Ma la MCL39, infastidita dal vento e da una configurazione a basso carico che la rendeva giocoforza più instabile al posteriore, a maggior ragione con le soffici e deformabili C6, è diventata pressoché ingovernabile per Oscar Piastri e Lando Norris in qualifica, con le conseguenze – pesantissime per Piastri, più blande per Norris – che ben sappiamo.
Indubbiamente i piloti papaya ci hanno messo del loro nel complicarsi il weekend a Baku. Piastri è stato semplicemente disastroso, tra lo schianto in qualifica e quello all’inizio della corsa dopo quel pasticcio surreale nella procedura di partenza. E Norris non ha saputo approfittare dell’errore madornale del compagno di squadra, imbottigliato com’era nel traffico dopo una qualifica sottotono, in cui ha rischiato pure lui di finire a muro. C'è un motivo se, dopo un weekend come quello di Piastri a Baku, nessuno sta parlando della possibilità che Norris possa vincere il mondiale, nonostante sia lui il più vicino a Piastri in classifica, e non quel Verstappen su cui tutti oggi puntano come outsider.
La verità è che il mondiale piloti lo può solo perdere la McLaren, per quanto Verstappen abbia le capacità per fare la differenza. È tutto nelle mani del team di Woking, e qualche scricchiolio si sente. Dei piloti abbiamo già parlato, ma anche le operazioni in pista fanno acqua. Basti pensare alla sosta lenta toccata nuovamente in sorte a Norris dopo l’inconveniente subito a Monza e compensato in maniera bizzarra dal team. E qui arriviamo al nodo fondamentale. La McLaren, con il fair play a tutti i costi voluto da Andrea Stella, rischia di complicarsi l’esistenza da sola. La volontà di Stella di dare pari opportunità ai piloti nella lotta mondiale è encomiabile. Ma il rischio concreto è quello di generare frizioni evitabili tra i due contendenti.
Un ribaltone in stile 2007 – quando Kimi Raikkonen ebbe la meglio a sorpresa sui fratelli coltelli di casa McLaren, Lewis Hamilton e Fernando Alonso – è uno scenario suggestivo, ma di non facile realizzazione. Anche in questo caso, però, ci sono dei problemi di gestione. Quella di 18 anni fa fu una lotta sanguigna, crudele, tra due piloti affamati diventati ingestibili. Oggi stiamo assistendo a una battaglia francamente insipida tra un pilota tormentato dai suoi stessi pensieri e uno algido, resa pepata solo da decisioni che la scuderia prende per non fare favoritismi. È una complicazione che non elimina il ruolo inevitabile della sorte in una lotta mondiale e che rischia invece di spostare l’ago della bilancia verso un outsider. E allora sì che lo squalo Verstappen sentirebbe davvero odore di sangue.