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Proprio quando pensavamo di aver risolto tutti i problemi delle auto elettriche, dall'autonomia alle stazioni di ricarica, dai tempi di attesa ai prezzi stratosferici, ecco che Volvo, con la sua proverbiale ossessione per la sicurezza, ci regala l'ennesima perla: le auto elettriche potrebbero mandare in tilt i pacemaker.
Sì, avete letto bene. Dopo anni di battaglie epiche tra "l'elettrico salverà il mondo" e "l'elettrico ci rovinerà tutti", ora dobbiamo aggiungere al già nutrito elenco di problematiche anche questa: se avete un cuore artificiale, forse è meglio che vi teniate alla larga dalla vostra macchina del futuro. O almeno dalla sua ricarica.
Nel manuale della nuova EX30, Volvo non usa mezzi termini: chi ha un pacemaker non deve ricaricare l'auto da solo. Punto. Fine della discussione. Il messaggio è così diretto che sembra quasi un ultimatum: "O il pacemaker o l'auto elettrica, tertium non datur".
L'avvertimento è cristallino come un fiordo norvegese: "Se si ha un pacemaker o un dispositivo simile, la ricarica potrebbe comprometterne il funzionamento". E qui arriva il colpo di genio: delegate pure a qualcun altro. Perché niente dice "indipendenza e mobilità del futuro" come dover chiedere al vicino di casa di venire a ricaricarvi l'auto ogni volta che ne avete bisogno.
Ma aspettate, c'è di più! Perché se c'è una cosa che rende ancora più surreale questa vicenda è il balletto degli studi scientifici. Nel 2023, i ricercatori tedeschi del Centro Cardiologico di Monaco avevano apparentemente chiuso la questione con uno studio su 130 pazienti. Risultato? Nessun problema, tutto sotto controllo, persino mettendo il cavo sulla spalla sinistra, praticamente abbracciando l'oggetto del contendere.
Daniel Steven dell'Università di Colonia conferma: i campi magnetici misurati erano tra 30 e 50 microTesla, ben al di sotto della soglia di pericolo di 300 µT. Caso chiuso, dunque?
Macché! Volvo, con la sua tipica mentalità da "meglio prevenire che curare", ha deciso che no, grazie, loro preferiscono giocare sul sicuro. E così, mentre la scienza dice "tranquilli", la casa svedese risponde "meglio di no, grazie".
Ma ecco dove la situazione diventa davvero esilarante: mentre Volvo mette in guardia dai rischi attuali, BYD annuncia con orgoglio stazioni di ricarica da 1000 kW che ridurranno i tempi di ricarica a quelli di un pieno di benzina. Praticamente dei piccoli acceleratori di particelle parcheggiati nei centri commerciali.
La logica è impeccabile: più potenza = più velocità = più campi elettromagnetici = più paranoia per i portatori di pacemaker. È come se stessimo correndo verso un futuro in cui le stazioni di ricarica diventeranno zone ad accesso limitato, con cartelli che recitano: "Vietato l'ingresso ai cyborg cardiaci".
Non contenta di restare in disparte, anche Toyota si è unita al coro dell'allarmismo con il suo manuale del veicolo APM, quello progettato per le Olimpiadi. Le istruzioni sono così draconiane che sembrano uscite da un film di fantascienza: non solo non dovete ricaricare da soli, ma non dovete nemmeno rimanere nell'auto durante la ricarica.
Immaginate la scena: arrivate alla stazione di ricarica, scendete dall'auto, chiamate un amico, aspettate che arrivi, assistete da lontano mentre collega il cavo, rigorosamente a distanza di sicurezza, e poi aspettate mezz'ora in piedi nel parcheggio magari sotto la pioggia. Il tutto mentre il vostro cuore artificiale batte regolarmente, inconsapevole del dramma tecnologico che si sta consumando a pochi metri di distanza.
Ma c'è un ultimo, delizioso dettaglio che corona questa saga: perfino le chiavi smart potrebbero essere pericolose. Perché evidentemente, dopo aver risolto il problema della ricarica delegandola ad altri, dobbiamo anche preoccuparci che la chiave dell'auto non ci uccida mentre la teniamo in tasca.
Eccoci quindi arrivati a questo punto della rivoluzione verde: auto che potrebbero ucciderci con i loro campi magnetici, stazioni di ricarica che diventano zone militari demilitarizzate per i portatori di pacemaker, e chiavi che non possiamo tenere vicino al cuore.
Il futuro dell'automotive, signore e signori, dove la tecnologia avanza così velocemente che i nostri cuori artificiali faticano a tenere il passo. Dove la mobilità sostenibile diventa sostenibile solo se hai un cuore completamente biologico o un assistente personale disposto a fare da operatore di terminale.
La domanda sorge spontanea: siamo davvero sicuri che questo sia il progresso? O stiamo semplicemente sostituendo il problema dell'inquinamento atmosferico con quello dell'incompatibilità elettromagnetica umana?
Una cosa è certa, nell'era delle auto elettriche, avere un pacemaker sta diventando quasi un handicap sociale, ma almeno salviamo il pianeta. Il vostro cuore artificiale, invece, dovrà cavarsela da solo.
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