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Mentre il vecchio continente si avvia verso la definitiva eliminazione dei motori a combustione interna, dall'altra parte dell'oceano General Motors dice no alle restrizioni europee e annuncia quello che potrebbe essere definito un vero e proprio atto di ribellione motoristica: la sesta generazione del mitico Small Block V8. Non una versione ibridata per salvare le apparenze, non un compromesso elettrificato per accontentare burocrati e regolatori. No, stiamo parlando di un V8 puro e duro, fedele alla tradizione americana che affonda le radici negli anni '50, quando il rombo di un 8 cilindri rappresentava la colonna sonora del sogno americano.
La filosofia di GM è cristallina e quasi provocatoria nella sua semplicità: se qualcosa funziona da settant'anni, perché mai dovresti cambiarla? E se gli ultimi cinque anni hanno insegnato qualcosa all'industria automobilistica, è che forse seguire ciecamente le mode europee non è sempre la strategia vincente, soprattutto quando hai un mercato interno che chiede a gran voce cilindrate generose e cavalli in abbondanza.
La rivoluzione conservatrice di General Motors parte dalla Chevrolet Silverado 1500 del 2027, uno dei pick-up più iconici del panorama americano, che debutterà con la versione da 5.7 litri di questa nuova generazione. Per avere un'idea delle prestazioni, basti pensare che il 5.3 della generazione precedente erogava già tra i 355 e i 370 cavalli: sfondare il muro dei 400 CV con questa evoluzione non è affatto un'ipotesi peregrina, anzi, sembra quasi una certezza.
Ma i veri appassionati hanno già gli occhi puntati sull'altra variante, quella che farà davvero parlare di sé: il 6.6 litri. Secondo indiscrezioni sempre più insistenti, questo propulsore potrebbe trovare casa sotto il cofano di una delle versioni più leggendarie della storia Corvette, il Grand Sport. Sono già circolate foto spia di una C8 camuffata con la lunetta posteriore coperta, dettaglio che alimenta le speculazioni su un imminente ritorno di questa denominazione storica.
Se consideriamo che l'attuale Corvette C8 Stingray con il 6.2 LT2 eroga circa 490 cavalli, possiamo ragionevolmente aspettarci che la versione base della gamma 2027 superi abbondantemente i 500 CV. Un numero che fino a pochi anni fa era appannaggio esclusivo delle supercar europee.
Il presidente di GM Mark Reuss ha confermato che questa nuova famiglia di motori garantirà un miglioramento dell'efficienza nei consumi tra il 4% e il 6% rispetto agli attuali propulsori, e addirittura del 12% se confrontati con le versioni del 2019. Un risultato notevole, considerando che la quinta generazione è in produzione dal 2013 e ha subito continue evoluzioni e perfezionamenti nel corso degli anni.
L'architettura resta fedele alla tradizione che ha reso leggendaria questa famiglia di motori: un V8 con angolo di novanta gradi tra le bancate e valvole pushrod, la stessa configurazione che ha dominato le strade americane dalla metà degli anni '50. Ma non pensate che si tratti di semplice conservatorismo nostalgico: GM promette una migliore distribuzione della coppia, una maggiore fluidità di funzionamento e un livello di raffinatezza superiore, pur mantenendo intatto il carattere brutale che ha sempre contraddistinto questi propulsori.
La gamma Corvette ad alte prestazioni continuerà invece a puntare sul motore Gemini da 5.5 litri, utilizzato nelle versioni Z06 con il codice LT6 e nelle varianti ancora più estreme ZR1 e ZR1X con l'LT7, entrambe capaci di superare i mille cavalli grazie alla sovralimentazione biturbo e, nel caso della ZR1X, all'ausilio di un sistema ibrido.
Persino nella competizione il 5.5 litri si è dimostrato vincente, con la variante LT6.R che equipaggia la Corvette GT3, condividendo addirittura la catena di montaggio con l'LT6 della Z06 stradale.
Quello che emerge da questa strategia è un messaggio inequivocabile: negli Stati Uniti i motori V8 non sono affatto destinati all'estinzione, anzi, continuano a godere di ottima salute e di una domanda costante. Non è solo General Motors a crederci: anche Stellantis continua imperterrita con i suoi leggendari HEMI V8, a dimostrazione che esiste ancora un mercato vasto e fedele per questi propulsori.
Del resto, la cultura americana del "car swap" e delle modifiche meccaniche rappresenta un fenomeno così radicato che nessun costruttore può permettersi di ignorarlo.
Mentre l'Europa si prepara a dire addio ai motori termici nel 2035, l'America riafferma con forza la propria identità automobilistica, quella fatta di cilindrate generose, sound inconfondibili e potenza allo stato puro. General Motors non sta semplicemente lanciando un nuovo motore: sta difendendo un'eredità culturale lunga settant'anni e un modo di intendere l'automobile che oltreoceano è ancora profondamente radicato. La terra delle opportunità, evidentemente, lo è anche per chi ama i cavalli veri, quelli che si misurano sotto il cofano e non nelle batterie.
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