WRC18 Italia Sardegna. Siamo saliti a bordo della Hyundai i20 WRC

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Piero Batini
  • di Piero Batini
Prendere il posto del Navigatore su una WRC è un magnifico bagno di umiltà. Serve per imparare, o ricordarsi, cosa vuol dire mettersi al fianco di un Marziano al volante di un’Astronave. È un’impressionante esperienza di “scollamento”… nella realtà
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
12 giugno 2018

L’Alguer, 11 Giugno 2018. Ci danno appuntamento all’inizio della Cala Flumini, quart’ultima e penultima Prova Speciale del 15° Rally Italia Sardegna. È l’evento straordinario che ha scolpito sulle tavole della Storia l’impresa di Thierry Neuville, vincitore con la Hyundai i20 Coupé del Rally e di uno dei duelli più belli del Mondiale WRC. Hanno vinto il Pilota e la Macchina più in forma del momento, lasciandosi alle spalle definitivamente un’era, un ciclo della Storia, per proiettarsi in quella successiva.

Siamo tesi. Inutile, impossibile dissimularlo. Più ci proviamo e più se ne accorgono. Meglio stare zitti e aspettare il nostro turno sperando di passare il più possibile inosservati. È gente esperta, anche se ha poca esperienza di “umani” perché tratta una materia sostanzialmente da “disumani”. Strade, si fa per dire, Macchine, molto di più, Piloti, difficilissimo catalogare questa specie evolutivamente così… veloce. La “gente” è il Test Team di Hyundai Motorsport, la Macchina è la i20 Coupé WRC, il Pilota è Daniel Sordo Castillo, trentacinquenne di Torrelavega detto “Dani”, “Volante” Ufficiale del Team Hyundai Motorsport e uno dei Piloti più regolari e consistenti, completi, equilibrati. Insomma, un perfetto… squilibrato!

La “gente” qui è la stessa dell’Orchestra che ha appena portato a una vittoria strepitosa Thierry Neuville, e che ha messo un “interprete” e uno “strumento” al comando delle Classifiche provvisorie dei Mondiali Piloti, Navigatori e Costruttori. Momento sensazionale, atteso da lungo tempo e che irrompe nell’entusiasmo degli appassionati. Prima le raccomandazioni, poi le istruzioni. Come quando si sale in aereo e non si è tranquilli, sbirciamo le espressioni dei tecnici. Tranquilli, serafici come le hostess. Ci chiedono che mappatura vogliamo! Ecco, capito, cercano di metterci a nostro agio. Infine tuta, “balaclava”, casco, hans.

Michel Nandan, il “Boss” assoluto, ci spiega cos’è l’”ordigno” su cui stiamo per salire. È la versione “intermedia” della i20 Coupé. Chassis, sospensioni, meccanica, “aero” è Plus, solo il motore è la versione pre-WRC+. Io direi 70, 80 cavalli meno dell’ultima versione dell’Astronave ufficiale. Peccato, non potremo confrontare i “nostri” tempi con quelli di Neuville che ha vinto entrambe le esecuzioni della Cala Flumini, e da lì “steso” il Rally all’ultima ripresa. Ci infiliamo tra i tubi della “gabbia” di protezione, prendiamo posto. Abbiamo anche un Meccanico che si occupa di noi, ci regola sedile e cinture, collega l’interfono.

“Hola, come va?” è Dani. Siamo pronti. Si fa per dire. “Vamos?” Beh sì, se dobbiamo andare, andiamo. Usciamo dal Box, entriamo sulla speciale. Dani preme il grilletto e il Proiettile si spara dentro la stretto, tortuoso, sconnesso, disastrato, impossibile tratto della prova speciale, dossi, cunette, sassi aguzzi lucidati dal passaggio delle 40 Macchine 24 ore prima.

Dimenticavo un aggettivo. Terrificante!

Da quel momento e per quattro interminabili, irripetibili minuti che finiscono… troppo presto, siamo in un altro mondo, che attraversiamo alla velocità di un’operazione interstellare. Sempre in ritardo con le reazioni, sempre un momento dopo Dani che guida sicuro, preciso, apparentemente addirittura rilassato. Capito una cosa. Noi siamo divorati, inebetiti dall’emozione, il Pilota da ogni tipo di emozione si è staccato completamente, per fare precisamente, lucidamente, esattamente quello che deve fare: tenere sotto controllo il Missile i20, farlo volare.

La i20 Coupé WRC, nelle mani del Chirurgo, è di una precisione impressionante. Ogni accelerazione è un agguato, l’assalto risolutore, ci arriviamo con il cervello quando siamo già alla staccata, la macchina per un attimo si congela nel tempo e il baricentro emotivo, una frazione di secondo prima schiacciato contro lo schienale del sedile, esplode in avanti verso il cruscotto, attraversando come una spada lo stomaco. La Macchina è, anche, relativamente confortevole. Solo parte del rombo attraversa il casco e le peltor, nessun colpo sensibile al passaggio sulle asperità, incredibile progressività sulle compressioni più violente. È più, ancora più incredibilmente evidente la forza centrifuga, i “G” laterali quando la i20 cambia fulmineamente direzione, noi ancora in trance con la testa in quella precedente. 

Non si può spiegare, bisognerebbe provare, noi che “siamo tutti piloti”, che non potevamo capire e che continueremo a non capire. Non siamo piloti! Non possiamo capire cosa vuol dire portare al limite l’Ordigno. È un bagno di umiltà. Dani, i Piloti tutti sono bravissimi, fanno cose che non ci dovremmo permettere di giudicare, criticare. 

È una strana sensazione, esplosiva, compulsiva, una fiammata, un lampo al magnesio oltre l’adrenalina. Non si sente la scarica di adrenalina… ci si fa i bagno! È la sensazione di essere strappati via dal nostro mondo di ignoranti, di essere scollati da qualsiasi tipo di realtà possibile, eppure così possibilmente dentro, immersi in una realtà stupefacente, emotivamente irresistibile.

 

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