Batterie del futuro, sfida Cina-Europa

Batterie del futuro, sfida Cina-Europa
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
La contesa si concentra sugli accumulatori, che dovranno essere più potenti e garantire tempi di ricarica sempre più brevi
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
8 aprile 2020

Un challenge affascinante, che vede in campo le migliori intelligenze e le aziende più pionieristiche: obiettivo, definire nuovi standard di efficienza e funzionalità per le batterie elettriche da utilizzare sulle vetture a zero emissioni.

Un primato darebbe non solo prestigio, ma si tradurrebbe in soldi, davvero tanti, per chi riuscisse nell’impresa di realizzare un accumulatore non solo più potente, ma anche velocissimo nella ricarica

Una sorte di botte piena e moglie ubriaca, se ci passate la metafora un po’ border line.

Al momento, il comparto della produzione delle batterie è presidiato dalle aziende cinesi, capaci di una leadership che coniuga ricerca (garantita anche dalla disponibilità finanziaria), lungimiranza (hanno iniziato a lavorarci sopra in anticipo rispetto agli altri competitor) ed inventiva, dote quest’ultima che sfata il luogo comune dei figli del Celeste Impero buoni soltanto riprodurre quanto fatto da altri.

Ma il settore è troppo strategico per lasciare campo libero ai cinesi: si tratta di un mercato stimato (pre-crisi Covid-19) in 250 miliardi di euro al 2025, nel quale l’Unione Europea ambisce a ritagliarsi una fetta ben più importante del residuale 5% circa che oggi detiene.

Anche per questo, dopo gli iniziali tentennamenti, l’UE si è data importanti scadenze per arrivare attraverso step via via più impegnativi addirittura all’obiettivo della neutralità climatica da raggiungere entro il 2050.

Che è più vicino di quanto appaia.

L’Unione, in particolare, ha avviato Battery 2030+, la più importante iniziativa di ricerca europea su larga scala e a lungo termine che vede impegnate cinque università, otto centri di ricerca e tre associazioni industriali.

Per arrivare davvero entro il 2050 alla neutralità climatica, occorrerà non solo che entro tale termine sia convertita in modalità elettrica la quasi totalità della mobilità urbana, pubblica e privata, ma che sia disponibile una completa e strutturata rete di stoccaggio e fornitura d’energia elettrica.   

Ecco così spiegata la genesi di Battery2030+, che punta a realizzare le batterie del futuro: tra i 17 partner principali, a parlare italiano è il Politecnico di Torino.

Il progetto si sviluppa seguendo tre filoni principali: il primo è legato alla ricerca dei materiali migliori, realizzata con la connessione tra BIG (Battery Interface Genome) e MAP (Materials Acceleration Platform), tesa alla realizzazione di un database che comprenda tutti gli elementi di possibile impiego, valutando combinazioni e interazioni, anche le più bizzarre ed inedite.

Il secondo elemento della strategia di ricerca riguarda l’espansione e l'integrazione delle funzionalità smart delle batterie, attraverso lo sviluppo di sensori capaci monitorare in  odo costante le reazioni chimiche nelle celle ed attivare in autonomia meccanismi di “auto-riparazione” per limitare l’insorgenza dei fenomeni di degradazione.

Il terzo driver della strategia è relativo ai piani di producibilità e riciclabilità dei prodotti: quello che si cercherà di ottenere sono non solo batterie dalle levate capacità prestazionali, ma anche sostenibili in termini di realizzazioni industriali.

In sintesi: eccelse, ma anche economiche.

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