Italvolt, in Piemonte la prima Gigafactory. Con qualche polemica

Italvolt, in Piemonte la prima Gigafactory. Con qualche polemica
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Super investimento da quattro miliardi di euro ed operatività per la primavera 2024
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
25 febbraio 2021

Enigma risolto: Italvolt, la società fondata da Lars Carlstrom per impiantare una Gigafactory in Italia destinata a produrre e stoccare batterie agli ioni di litio per veicoli elettrici, avrà il suo primo stabilimento a Scarmagno, in provincia di Torino, nell’area dell’ex Olivetti.

Per la struttura, che sarà progettata dalla divisione Architettura di Pininfarina, è previsto un investimento di ben quatto miliardi di euro, con lavori da completare entro la primavera 2024; a piano regime, si stima che il sito produttivo - cui verrà affiancato un laboratorio di ricerca e sviluppo - possa dar lavoro a circa quattromila persone, con con l’indotto salgono a ben quindicimila. 

La scelta di Scarmagno ha provocato qualche malumore: infatti, insieme al sito piemontese il Governo Conte (in carica all’epoca delle selezioni) aveva indicato anche Campania e Calabria come possibili sedi del progetto.

A far pendere la bilancia verso Scarmagno hanno giocato fattori importanti: il collegamento con l’autostrada per la logistica, la riqualificazione di un’area industriale storica, le competenze tecnologica assicurate dal Politecnico di Torino, e dulcis in fundo, le istituzioni locali che hanno fatto squadra, puntando a sfruttare a livello industriale le opportunità offerte dalla green transition

Per investire nel Mezzogiorno, evidentemente, ci saranno altre occasioni.

Da registrare, in merito, la dichiarazione di Andrea Amendola, segretario della Cgil campana con delega al Mezzogiorno e all’industria, che non nasconde il suo rammarico: «L’area industriale di Pomigliano d’Arco, che era tra le possibili scelte, non solo è collegata all’autostrada ma ha a due passi l’aeroporto e il porto di Napoli. Quest’ultimo fondamentale perché il litio arriva dai cinesi che lo estraggono in Africa, e l’area partenopea avrebbe offerto un indubbio vantaggio. Ci sono gli spazi, le infrastrutture e l’Università di Ingegneria della Federico II che è di valore assoluto. Quindi cos’è che è mancato? La volontà politica a livello nazionale e locale».

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