Transizione elettrica: centinaia le aziende a rischio

Transizione elettrica: centinaia le aziende a rischio
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Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
Crescono i segnali di allarme per la tenuta del sistema produttivo: da nord a sud, sono molte ormai le situazioni di criticità per il lavoro
  • Alfonso Rago
  • di Alfonso Rago
1 febbraio 2022

Il campanello d'allarme sta già suonando, ed anche piuttosto forte: Bosch annuncia 700 esuberi a Bari e Marelli almeno 550, per non parlare delle crisi già in atto alla Caterpillar (Jesi), alla Vitesco (Pisa) o alla lombarda Alcar.

Lo scenario industriale italiano inizia a riempirsi di bandierine rosse (vale a dire allarme massimo) su tutto il territorio nazionale, da nord a sud.

Per i più pessimisti non sarebbe che solo l'inizio, la punta di un iceberg di enormi dimensioni, una sorta di tsunami destinato ad abbattersi con enorme violenza sul mondo della produzione e della componentistica legata all'automotive.

Interessate e coinvolte nel processo di transizione sono centinaia di imprese, spesso PMI, che danno lavoro a quasi centomila addetti: ma la riconversione verso la mobilità elettrica dalla produzione tradizionale legata al modello dei motori temici non sarà agevole e pacifica per tutte, anzi si prevede (e teme) che molte siano destinate ad alzare bandiera bianca, almeno in assenza (com'è stato finora) di un piano nazionale predisposto dal Governo.

All'orizzonte si delinea la «tempesta perfetta», frutto della congiunzione astrale negativa tra crisi dei chip, transizione green improvvisata, caro energia ed aumento esponenziale del costo delle materie prime.

E così quella che sembrava una grane opportunità di lavoro, vale a dire l'avvento dell'auto elettrica, rischia di trasformarsi in un incubo, in assenza di un intervento super partes che guidi il processo di cambiamento evitando crisi aziendali destinate fatalmente a tradursi in crisi sociali pericolose per la tenuta dello stesso tessuto pubblico nazionale.

Intanto sull'argomento si registra l'attenzione del sindacato: è molto probabile che sia presto indetta una manifestazione nazionale di protesta, utile ad allertare Palazzo Chigi - ora che la vicenda Quirinale è finalmente risolta - perché si dia una mossa prima che la situazione precipiti.

Perché se è vero che studi prestigiosi prefigurano in addirittura milioni i nuovi posti di lavoro che arriveranno dalla transizione elettrica, al momento si tratta del “the dark side of the moon“, il lato della medaglia che ancora non si vede.

Mentre le lettere di licenziamento o di avvio di procedure per la dismissione degli impianti sono purtroppo molto reali.
 

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