Carlo Vanzini, la voce di Sky Sport F1, rompe il silenzio: "Ho un tumore al pancreas, ma vedo la luce"

Carlo Vanzini, la voce di Sky Sport F1, rompe il silenzio: "Ho un tumore al pancreas, ma vedo la luce"
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Carlo Vanzini, storica voce di Sky Sport F1, rivela di avere un tumore al pancreas e racconta il percorso che lo attende: un annuncio che ha commosso tutto il paddock
6 dicembre 2025

Un finale di Formula 1 che nessuno avrebbero voluto. Non per ciò cha sta accadendo in pista al Gran Premio di Abu Dhabi 2025, ma per quello che sta succedendo fuori. Questa mattina, a poche ore dall’ultima qualifica dell’anno, Carlo Vanzini, storica voce dei motori di Sky, ha annunciato di avere un tumore al pancreas. Un segreto tenuto a lungo dentro di sé e che, come ha raccontato ai colleghi del Corriere della Sera, era diventato troppo pesante da portare. La luce, però, Carlo la vede già in fondo al tunnel: a gennaio si opererà.

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La sua è la voce che accompagna ogni sessione di Formula 1. Una voce che unisce storie, emozioni e intere generazioni di famiglie davanti alla TV, ma anche di piloti che lui ha visto crescere e diventare campioni. E domani racconterà chi diventerà il campione del mondo 2025. La sua storia in F1 è lunghissima: iniziata nel 1998 con RTL 102.5, lo ha portato a vivere tutte le ere del Circus fino a oggi, guidando il team di Sky Sport F1. E continuerà a farlo, nonostante l’annuncio di questa mattina. Una rivelazione resa pubblica anche a causa delle voci che negli ultimi giorni si sono rincorse sui social, fino ai messaggi arrivati ai figli — in particolare al maggiore, Luca — che lo ha convinto a parlarne apertamente. “Ho un tumore al pancreas e a gennaio mi opero”.

“Ho deciso di parlarne ora perché qualcuno ha iniziato a fare domande. Giorni fa sono entrato in tendenza su X per il mio aspetto: sono gonfio per il cortisone, sono pelato, ho perso la barba… Alcuni conoscenti hanno creduto senza battere ciglio alla storia del cambio di look. Altri hanno scritto ai miei figli: è stato Luca a chiedermi di dirlo”, ha rivelato Vanzini al Corriere, spiegando cosa sta accadendo. Una scelta coraggiosa, per impedire che i social — sempre più invadenti nelle vite private, come dimostrato recentemente anche dal caso di Kimi Antonelli — potessero raccontare al posto suo la sua verità.

Una storia che Vanzini non ha voluto nascondere, ma proteggere per il bene suo, della moglie e dei figli che gli sono accanto dal giorno zero. Dal giorno in cui, quasi per caso, ha scoperto la malattia. “Non pensavo di stare male. Il mio collega di Sky Davide Camicioli aveva pubblicato un post dal centro Formula Medicine con il dottor Riccardo Ceccarelli. Quest’anno pensavo di saltare il check-up, ma quando l’ho visto l’ho chiamato: se me lo avesse detto, sarei andato con lui. In sottofondo sento il medico suggerirgli di farmi andare il mercoledì successivo”.
Faccio un’ecografia addominale. Lorenzo, l’ecografista, mi dice subito: dobbiamo parlare, c’è una lesione; si può intervenire, ma devi muoverti. Chiamo mia moglie Cristina che, nonostante lo choc, si attiva subito per prenotare una TAC e una visita con il chirurgo a Verona”.

La scelta di andare a Verona è dettata dalla sua storia familiare: cinque anni fa la sorella è scomparsa al San Raffaele per la stessa malattia. “Psicologicamente preferivo farmi vedere altrove. Il chirurgo mi ha fatto un disegnino su un foglio spiegandomi l’operazione dopo la chemio. Sapere che potevo operarmi mi ha fatto intravedere un po’ di luce”. Oggi, però, è in cura a Milano. “La chemio potevo farla ovunque e il San Raffaele è a due minuti da casa. Martina, l’amica che mi ha fissato l’appuntamento, mi ha dato del deficiente perché avrei dovuto chiamarla subito. Così ho visto il professor Stefano Crippa che mi ha fatto lo stesso disegno del collega di Verona e lì mi sono tranquillizzato: la strada era quella giusta”.

Il momento più duro, ammette, è stato dirlo ai figli. “Alla fine di luglio, dopo una vacanza. Cristina [Fantoni, giornalista di La7 e moglie di Vanzini] è stata bravissima: è la colonna portante della famiglia, una donna fortissima. Ha cominciato lei: Papà si deve curare. Io però ho chiesto di comportarsi come sempre, di farmi arrabbiare: non avevo bisogno di infermieri”. A spingerlo avanti c’è l’amore per lo sport, non solo raccontato ma anche vissuto da atleta delle Fiamme Oro, con cui ha vinto una storica Coppa Italia nello sci alpino. “Sono anche maestro e allenatore federale di sci. In quegli anni mi sentivo indistruttibile. Ora ho imparato ad ascoltarmi: la stanchezza, le dita delle mani e dei piedi diverse dopo la chemio, le gambe che fanno giacomo giacomo. Però continuo a giocare a calcetto con gli amici: ora sto in porta… Luca mi trascina a tennis e padel. Mi viene subito il fiatone, ma ci provo. Esco con l’ebike. Un giovane pilota di F1 e il medico che mi segue mi hanno detto che è una questione di testa, e io ce la sto mettendo tutta”.

La paura esiste, e Carlo non la nasconde. “L’ho avuta quando l’oncologo mi ha parlato della radioterapia e ho temuto che l’operazione saltasse. Quella notte Cristina era a Roma per lavoro e nel lettone con me c’era Anita, la più piccola, che si era intrufolata. Lei è uno spettacolo, mi dà forza solo guardarla. Siamo anche andati insieme al concerto di Alfa: un momento nostro, bellissimo”. Oltre alla famiglia, c’è la sua seconda famiglia: quella di Sky. “Ho avvisato il mio team durante il viaggio per il GP d’Olanda dopo le vacanze. Mi sono tolto il cappellino e gliel’ho detto di botto. Sono stati tutti fantastici”.

E con lui c’è tutto il paddock della Formula 1.

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