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Se prima qualche dubbio poteva ancora persistere, adesso restano soltanto certezze. La Formula 1 di questa stagione parla chiaramente la lingua dei giovani, e l’ultima conferma è arrivata ieri sera al Gran Premio di Città del Messico 2025. Protagonista assoluto è stato Oliver Bearman, che ha chiuso la gara in quarta posizione, il miglior risultato della sua carriera, sfiorando il podio e confermando come il suo talento puro stia maturando sempre di più, in attesa della chiamata da Maranello.
Il britannico, classe 2005, si è fatto notare fin da subito: nel 2021 ha conquistato sia il campionato italiano che quello tedesco di Formula 4, diventando il primo pilota nella storia a vincere entrambi i titoli nella stessa stagione. Da lì è arrivata la chiamata della Ferrari, che lo ha accolto nella propria Driver Academy per accompagnarlo nel percorso di crescita verso la Formula 1, dove ha debuttato lo scorso anno. Correva il Gran Premio dell’Arabia Saudita 2024 quando Bearman fu chiamato in extremis dalla Ferrari per sostituire l’infortunato Carlos Sainz. In quell’occasione, l’allora pilota della Prema in Formula 2 riuscì a qualificarsi fino al Q2 e a chiudere la gara in zona punti, battendo anche quello che oggi è il suo rivale diretto.
Parliamo, infatti, di Lewis Hamilton. Il piano della Ferrari è stato chiaro fin dall’inizio: permettere a Bearman di crescere e completarsi come pilota in Haas, per poi portarlo a Maranello quando il sette volte campione del mondo deciderà di ritirarsi. “Correre per la Ferrari è il mio obiettivo nella vita – ci ha raccontato Ollie a Monza, quando lo abbiamo incontrato nel motorhome della squadra americana –. L’anno scorso ho avuto un assaggio con la chiamata a Jeddah, ed è ciò che mi motiva ogni giorno. Ma ci sono tanti passaggi intermedi: ora devo dimostrare di meritarmelo in Haas, con prestazioni più costanti. Non è facile, ma è l’unica strada”.
Quando gli abbiamo chiesto quando immagina che quel momento possa arrivare – forse nel 2027 o nel 2028 – Bearman si stringe nelle spalle: “Non lo so. Io penso solo a guidare veloce, il resto arriverà da sé”. Poi si sofferma sul punto che più lo tormenta: la costanza. “Il primo passo è l’esperienza: devo ancora imparare molto. Ma c’è anche la parte mentale. Durante la pausa estiva ho passato ore a studiare i dati per migliorare macchina e guida, ma ho trascurato il mindset. Quando pensi a troppe cose, è difficile concentrarsi. Avere la mente chiara e fissare i propri obiettivi è fondamentale. È su questo che sto lavorando”.
Una prima prova concreta, sostenuta anche dai risultati e non solo dalle prestazioni, è arrivata proprio con il podio sfiorato in Messico. “Essere nominato pilota del giorno è un riconoscimento bellissimo. Gara pazzesca – ha dichiarato nel post gara ai microfoni di Sky Sport F1 –. Eravamo già in una buona posizione e ho sfruttato l’incidente al quarto giro. Il ritmo era ottimo, le Mercedes e Piastri erano vicini ma non avevano abbastanza per passarmi. Tanto di cappello al team, ha fatto un lavoro incredibile. Quando mi sono fermato la seconda volta non sapevo che anche gli altri lo avrebbero fatto, ma alla fine è andato tutto alla grande. Ho preferito difendere la mia posizione piuttosto che rischiare il terzo posto”.
Per ora Bearman resta lì, nel mondo di mezzo della Haas, con il casco sempre pronto e la testa piena di sogni. A Maranello, però, lo osservano con attenzione. Perché la Ferrari vive nel presente, ma non può smettere di immaginare il futuro. E chissà che un giorno quel futuro non abbia gli occhi vispi di un ragazzo inglese che, fin da bambino, si è ripetuto sempre la stessa frase: “Il mio obiettivo è correre per la Ferrari".