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La 82esima edizione della gara del Principato è andata in archivio con l’hat trick di Lando Norris che per la prima volta ha portato a casa quella che da sempre è una delle vittorie più ambite di tutto il calendario. Il Gran Premio di Monaco ha sin dalla sua fondazione forgiato grandi campioni e imprese straordinarie, grazie al fatto che come pochi appuntamenti nel calendario riesce a premiare maggiormente il “manico” del pilota rispetto alla velocità delle vetture. Il tracciato cittadino per eccellenza ha fatto proprio di questo fattore forse il suo miglior punto di forza, i muretti angusti e la quasi totale mancanza di margini di errori spesso hanno fatto vedere la differenza di velocità tra i piloti come forse solo la pioggia riesce a fare. Enzo Ferrari era solito dire che in F1 i punti si fanno la domenica. Solo a Monaco però, è generalmente vero il contrario. Piazzarsi in prima posizione il sabato spesso è sufficiente, in condizioni lineari, per vincere la domenica anche con un passo gara poco competitivo. Così è stato per decenni, è così è stato anche ieri. La nuova regola del doppio pit stop obbligatorio ha generato tanto rumore, ma poi nei fatti si è rivelata in gran parte un buco nell’acqua peggiorando forse ancora di più l’esito del Gran Premio.
Avevamo provato ad analizzare il possibile esito di questa nuova iniziativa, e alla fine non siamo andati molto lontani da quella che poi è stata la realtà della gara. La quasi totalità dei piloti dopo i 78 giri è arrivata nella stessa posizione dalla quale era partita, al netto dei vari ritiri. È vero, il Gran Premio è stato forse più sopportabile ma solamente perché l’attesa che il valzer delle soste potesse effettivamente scombinare le carte ha fatto passare i giri più velocemente agli spettatori, questo però, visto i risultati finali, è sembrato più un effetto placebo. Il vero problema emerso però non è stata la questione delle due soste, ma le strategie che questa imposizione ha generato. Soprattutto i team che partivano dalla seconda metà dello schieramento in poi hanno trasformato la gara in una sorta di partita di scacchi con tanto di sacrificio del pedone. Prima Lawson con Hadjar, poi Albon con Sainz e infine Antonelli con Russel, hanno intenzionalmente rallentato il gruppo dietro di loro per permettere ai compagni di squadra di guadagnare il tempo necessario per operare un pit stop “gratis”, e tornare in pista liberi dal traffico. La cosa ha raggiunto poi un imbarazzante apice nel momento in cui l’inglese della Mercedes, esasperato dal passo lentissimo di Albon, ha intenzionalmente, e consapevole di una probabile penalità, tagliato la chicane del porto per liberarsi del traffico e tentare di ricostruire una gara già compromessa dalla inspiegabile strategia del team che ha lasciato sia lui che Antonelli in balia di un trenino durato per oltre 50 giri. Russell, poi penalizzato con un drive through a causa della discutibile ma capibile manovra, ha poi usufruito della stessa tattica quando il compagno Antonelli gli ha permesso di arrivare a ridosso della zona punti rallentando sensibilmente i piloti dietro di lui. L’italiano, ha poi concluso mestamente ultimo addirittura doppiato di tre giri. Paradossalmente Russel ha agguantato un risultato migliore scontando la pesante penalità di quanto non avrebbe fatto rimanendo dietro ad Albon. Lo spettacolo visto, in sintesi, non è stato lusinghiero per il circus che tentando di vivacizzare un Gran Premio storicamente noioso è incappato in una figura non propriamente brillante.
Max Verstappen, con la sua ormai proverbiale ironia, ha paragonato la gara al famoso videogioco Mario Kart dove è possibile ostacolare gli avversari lanciando loro bucce di banane e gadget assortiti. Nei fatti però, anche l’olandese ha bocciato l’iniziativa affermando che pure con 5 soste l’esito della gara sarebbe stato il medesimo.
La verità è che il Gran Premio di Monaco, qualsiasi sia l’escamotage trovato dall’organizzazione, quasi mai è stato emozionante, e probabilmente quasi mai lo sarà a maggior ragione visti i regolamenti attuali. Ed è proprio qui che sta il paradosso dello storico GP. Uno degli eventi più longevi e prestigiosi della storia, è anche quello meno atteso specialmente dagli spettatori che sempre più a gran voce ne chiedono la rimozione dal calendario, ormai considerato inadeguato. Ma il cittadino del principato continua imperterrito a trovare il suo posto, nonostante sempre più appuntamenti storici vedano la loro permanenza vacillare. In questa cieca corsa che la F1 ha intrapreso per la continua ricerca dello spettacolo, o si accetta il Gran Premio per quello che è, o si cominciano a trovare soluzioni più concrete, che siano un cambio di layout alla ricerca di chance più concrete di sorpasso o la riduzione drastica delle dimensioni e dell’aerodinamica delle vetture.
Con l’incognita dei nuovi regolamenti del 2026 che forse potrebbero dare un apporto positivo possiamo dire che anche questo GP di Montecarlo ce lo siamo tolto dai… E continuate voi.