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Il gruppo BMW ha appena presentato ai Fleet Europe Days in Lussemburgo la sua ultima mossa strategica, e no, non è l'ennesima promessa di andare "full electric entro il 2030" che poi viene posticipata al 2035. Stavolta i tedeschi hanno scelto un approccio decisamente più pragmatico: se il diesel funziona benissimo ma inquina troppo, cambiamo cosa ci mettiamo dentro.
L'acronimo suona come il nome di un androide di Star Wars, ma HVO100 (Hydrotreated Vegetable Oil, per gli amici "olio vegetale idrotrattato al 100%") potrebbe essere la risposta che nessuno voleva sentire ma di cui tutti avevamo bisogno. Prodotto dai finlandesi di Neste, questo biocarburante promette di ridurre fino al 90% le emissioni di CO₂ rispetto al diesel fossile.
E BMW non sta scherzando, infatti da gennaio 2025, ogni singolo diesel che esce dalle fabbriche tedesche (Monaco, Dingolfing, Ratisbona e Lipsia) viene rifornito con 5-8 litri di HVO100 prima ancora di vedere un concessionario.
Ma ecco dove BMW alza la posta: hanno sviluppato un sistema che incrocia i dati di rifornimento con i sistemi di pagamento delle flotte aziendali. Traduzione? Niente più trucchetti. Se dici di essere una "flotta green" che usa HVO100, BMW può verificarlo. È tracciabilità totale, tipo blockchain per il gasolio.
"Il nostro obiettivo è da sempre quello di mettere su strada veicoli più efficienti e sostenibili", dichiara il Dr. Martin Kaufmann con la sicurezza di chi sa di avere un asso nella manica. E l'asso è questo: 250 milioni di veicoli in Europa che potrebbero ridurre drasticamente le emissioni domani mattina, non tra 10 anni quando forse avremo abbastanza colonnine di ricarica.
Mentre alcuni produttori fanno il gioco delle sedie musicali tra elettrico, ibrido e "vedremo", BMW gioca la carta della neutralità tecnologica. Il loro motto? "Soluzioni, non divieti". Praticamente l'equivalente automobilistico di "perché non entrambi?"
Auto elettriche? Certo. Ibridi plug-in? Ovvio. Idrogeno? Perché no. Diesel che funziona con carburante rinnovabile? Assolutamente sì. È il menu degustazione della mobilità sostenibile.
Ed eccoci al punto dolente. BMW, attraverso il Dr. Thomas Becker, lancia un messaggio nemmeno tanto velato: "Le tecnologie sono già disponibili: ciò che serve ora è una regolamentazione pragmatica". In sostanza, c'è una soluzione, che funziona, che costa meno di rifare tutta l'infrastruttura europea, ma le normative UE sono ancora ferme a discutere sulla questione 2035.
Il gruppo BMW chiede l'attuazione rapida della RED III (Renewable Energy Directive) con quote nazionali che garantiscano almeno il 30% di riduzione delle emissioni entro il 2025. E soprattutto, che i carburanti rinnovabili vengano riconosciuti formalmente nella normativa UE sulle flotte.
Germania e Italia hanno già siglato i primi accordi per flotte pilota diesel che useranno esclusivamente HVO100. I dati raccolti serviranno a perfezionare ulteriormente la tecnologia, mentre il resto d'Europa si chiede ancora se sia meglio vietare i diesel nel 2035 o nel 2040.
Nel frattempo, BMW ha fatto la mossa più sovversiva possibile nel 2025: ha suggerito che forse, solo forse, non serve buttare via tutto e ripartire da zero. A volte la rivoluzione più radicale è migliorare drasticamente ciò che già funziona.
E se questo significa far funzionare 250 milioni di veicoli con olio vegetale invece di petrolio, riducendo le emissioni del 90% praticamente da domani, suona quasi troppo sensato per essere vero.
Ma magari, proprio per questo, potrebbe funzionare.
BMW
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